Notizie Valute e materie prime Petrolio: Arabia e Russia tagliano la produzione, le conseguenze

Petrolio: Arabia e Russia tagliano la produzione, le conseguenze

4 Luglio 2023 12:26

Ieri Arabia Saudita e Russia hanno annunciato tagli alla produzione di petrolio per complessivi 1,5 milioni di barili al giorno. Vediamo nel dettaglio le decisioni dei due Paesi, le implicazioni per il mercato e le stime degli analisti.

Cosa hanno deciso Arabia Saudita e Russia

L’Arabia Saudita ha prolungato per il mese di agosto la riduzione volontaria dell’output petrolifero di 1 milione di barili al giorno, lasciando intendere che i tagli potrebbero essere ulteriormente estesi nei mesi successivi. La produzione giornaliera di Riyad si attesta quindi a circa 9 milioni di barili.

La Russia, invece, ha decretato una diminuzione delle esportazioni di 500 mila barili al giorno. A febbraio Mosca aveva tagliato la produzione di 0,5 milioni, mossa che dovrebbe essere confermata per tutto il 2024.

Le implicazioni per il mercato del petrolio

La decisione dell’Arabia è volta a sostenere la stabilità del mercato ed era ampiamente attesa dagli analisti. Secondo quanto dichiarato dal ministro dell’Energia degli Emirati Arabi Uniti, l’Opec+, l’alleanza che include 23 Paesi produttori, mira a mantenere l’equilibrio dei mercati petroliferi evitando un accumulo di scorte.

Come sottolinea Equita, “l’Opec+ produce circa il 40% del greggio mondiale e ha in atto tagli per 3,66 milioni di barili al giorno, pari al 3,7% della domanda globale, compresi i 2 mbg concordati lo scorso anno e i tagli volontari di 1,66 mbg concordati ad aprile ed estesi fino a dicembre 2024”.

Ricordiamo che diversi Paesi e analisti hanno criticato i tagli in precedenza, affermando che rischierebbero di alimentare l’inflazione e mettere in pericolo la fragile ripresa economica.

La reazione delle quotazioni del petrolio

Dopo una momentanea risalita in scia all’annuncio, le quotazioni del petrolio si sono ridimensionate e hanno perso terreno. Oggi il Wti avanza dell’1,2% in area 70,7 dollari al barile, mentre il Brent (+1,2%) scambia intorno ai 75,5 dollari. I volumi sono contenuti, per via della festività del Giorno dell’Indipendenza che terrà chiusa Wall Street.

I future sul petrolio restano comunque in netto calo da inizio anno, con il Wti in ribasso di circa l’11% e il Brent in flessione del 12% nei primi sei mesi del 2023.

Le stime degli analisti sul mercato

I principali player del settore, come l’Opec e l’IEA “stimano un gap significativo tra domanda e offerta”, come sottolinea Equita Sim. Tuttavia, “il mercato continua a nutrire perplessità sulle prospettive della domanda”, in un contesto ancora frenato dalle incertezze legate alle politiche restrittive, al rallentamento di alcune delle principali economie mondiali e alla ripresa sotto le attese della Cina.

Questa settimana, aggiunge Equita, “il Dipartimento dell’Energia (DOE) degli Stati Uniti dovrebbe annunciare un ulteriore acquisto di greggio per la Strategic Petroleum Reserve (SPR). Quest’anno, il DOE  ha presentato offerte per soli 6 milioni di barili, ma si stima che cercherà di acquistare circa 12 milioni di barili nel corso dell’anno.”

Secondo la Sim milanese, “l’ipotesi sul 2023 di $80 al barile di prezzo medio del Brent sembra coerente con lo scenario attuale di rallentamento della domanda e le restrizioni produttive dell’OPEC+.”.