Notizie Valute e materie prime Petrolio: IEA alza stime su domanda e conferma deficit offerta nel 2023

Petrolio: IEA alza stime su domanda e conferma deficit offerta nel 2023

16 Maggio 2023 11:28

Le nuove previsioni dell’International Energy Agency (IEA) indicano una domanda di petrolio più forte rispetto alle precedenti stime. Confermata dunque l’aspettativa di un deficit di offerta nella seconda metà dell’anno, che dovrebbe alimentare un rialzo delle quotazioni del greggio.

Le nuove stime dell’IEA

La domanda mondiale di petrolio aumenterà di 2,2 milioni di barili al giorno nel 2023, fino a raggiungere un record oltre i 102 milioni di barili. È questa la nuova stima dell’IEA, inclusa nel report mensile sul mercato petrolifero che l’agenzia redige sin dal 1983. La previsione supera di circa 200.000 barili al giorno la precedente stima, che indicava un aumento in media di 2 milioni di barili/giorno, a 101,9 mb/g.

A trainare la domanda sarà soprattutto la ripresa della Cina post pandemia, nonostante gli ultimi dati macroeconomici in chiaroscuro che sollevano interrogativi sulla reale forza del rimbalzo della superpotenza asiatica.

“La domanda cinese di petrolio ha aperto nuovi orizzonti a marzo, raggiungendo il livello più alto mai registrato”, ha affermato l’IEA. Malgrado le ultime indicazioni provenienti da Pechino, “la stragrande maggioranza della ripresa della domanda pronosticata è già in atto”.

Rischi economici

La previsione dell’IEA sulla domanda è supportata anche da una parziale revisione dopo i declassamenti degli ultimi due anni. Ciononostante, non è esente da persistenti rischi, principalmente legati al quadro economico incerto.

L’agenzia, infatti, sottolinea come una “prospettiva più cupa” per l’economia in generale sia stata ulteriormente peggiorata da “un crollo sempre più profondo della produzione e da un commercio globale debole, mentre la spinta auspicata dalla riapertura della Cina non si è concretizzata” a pieno.

Deficit

Tuttavia, l’IEA continua a prevedere che i mercati petroliferi globali entrino in deficit quest’estate, causando un rapido esaurimento delle scorte di 2 milioni di barili al giorno nella seconda metà dell’anno.

Questo, principalmente a causa dei tagli annunciati a inizio aprile dall’Opec+, anche se ad aprile proprio uno dei membri dell’alleanza, ovvero la Russia, ha fornito un parziale sollievo alle esportazioni con un record di 8,3 milioni di barili al giorno tra spedizioni di greggio e prodotti raffinati.

Ricordiamo che, il mese scorso, l’IEA ha fortemente criticato l’Opec+, lanciando l’allarme sul potenziale impatto dei maggiori costi energetici sui consumatori, già schiacciati dall’elevata inflazione.

In ogni caso, tra l’accelerazione della domanda e la riduzione dell’output, i mercati petroliferi globali rimangono sulla buona strada per una forte contrazione nella seconda metà dell’anno, secondo l’agenzia.

Spinta a quotazioni

Questo potrebbe determinare una nuova spinta ai prezzi del greggio, attualmente stabilizzatisi in area 75 dollari al barile per quanto riguarda il Brent e 71 dollari per il Wti. Nelle ultime settimane, infatti, le quotazioni dell’oro nero hanno sostanzialmente annullato i guadagni innescati dai tagli dell’Opec, frenate dai timori di recessione, arrivando a cedere circa l’11% da inizio anno.

Gli ultimi dati macro sulla Cina alimentano dubbi sulla forza della ripresa, compensando le spinte rialziste determinate dal piano degli Usa. Washington, infatti, si appresta ad acquistare greggio per ricostituire le sue riserve strategiche, esaurite lo scorso anno per via del rilascio di scorte volto a contrastare l’aumento dei prezzi.

Intanto, la spesa per consumi e la produzione industriale della Cina sono cresciute ad un ritmo più lento del previsto ad aprile, fornendo ulteriori segnali del fatto che la ripresa post-Covid Zero sta perdendo slancio. Al contempo, però, i dati sui processi di raffinazione del greggio sono risultati particolarmente forti.