Oro tenta nuovo assalto a 2mila$. Resta in balia dei tassi e delle tensioni geopolitiche
Dopo lo stop di fine mese, l’oro è tornato a guadagnare terreno e si è riportato a ridosso della soglia psicologica dei 2.000 dollari l’oncia in un contesto in cui soffiano ancora i venti di guerra e si attendono le prossime mosse delle banche centrali. Due temi cruciali per il metallo giallo, classico “bene rifugio” nei momenti di incertezza sui mercati, ma pronto a captare i segnali sulle prospettive sui tassi.
Oggi il metallo prezioso si muove al rialzo dello 0,5% a quota 1.974 dollari l’oncia. Il mese di ottobre è stato senza dubbio caratterizzato dalle tragiche notizie in arrivo da Israele, con l’attacco da parte di Hamas. Con le tensioni geopolitiche sono scattati puntuali gli acquisti sull’oro che ha vestito i panni di “safe haven asset“. Tra tassi, tensioni geopolitiche, movimenti del dollaro e dei Treasury Usa, ecco una panoramica sull’oro con Carlo Alberto De Casa, analista di Kinesis Money e autore del libro “I segreti per investire sull’oro”.
Oro: come leggi gli ultimi movimenti dell’ultimo periodo? Quali sono i driver guideranno le quotazioni del metallo giallo?
“L’oro sembra essersi stabilizzato fra 1.950 dollari l’oncia e 2.000 dollari in un contesto in cui i market driver sono sostanzialmente due: le tensioni geopolitiche e le banche centrali. Certo, bisogna poi contare la questione inflazione. Se continua a scendere, è chiaro che mutano le aspettative per le banche centrali, quindi si torna inevitabilmente al tema banche centrali. La frenata dell’inflazione americana di questa settimana è importante perchè di fatto ha cambiato le aspettative sulle prossime mosse della Federal Reserve e delle altre banche centrali.
Nello specifico, se guardiamo il CME FedWatch Tool non segnala più nuovi possibili rialzi dei tassi: ora le attese sono per una pausa per due/tre meeting per poi assistere ai primi tagli. Se fino a qualche tempo fa il mercato prezzava un paio di tagli nel 2024, adesso le attese sono salite a 3/4. Ciò non vuol dire che arriveranno con certezza. Basti pensare al fatto che i mercati fino a un po’ di mesi fa si attendevano uno o due tagli dei tassi nel 2023, che come sappiamo non arriveranno. Quindi è un mercato che al momento festeggia una Fed attesa dovish nel 2024. Questo però è tutto da verificare, così come è da verificare la salita dell’euro-dollaro.
Un ultimo aspetto centrale da monitorare, strettamente legato ai tassi di interesse, è il rendimento dei bond americani, Treasury Usa, che sono un po’ i competitor dell’oro: se scende il rendimento dei bond americani al tempo stesso sale l’appeal dell’oro che diventa più interessante perché il costo implicito per la sua detenzione è di fatto inferiore.
A livello tecnico, quali livelli consigli di monitorare?
“A fine settembre l’oro è crollato da 1.940 a 1.820. Più che un crollo è stato un calo di circa il 6%, con una discesa molto rapida. Altrettanto rapido è stato il completamento, a livello grafico, di questa “V”, con la rapida risalita dell’oro sopra 1.900. Nel complesso, vedo un oro destinato a muoversi in questo range: tra 1.920/1.930 dollari e i 2.000. Più o meno trenta dollari dai valori attuali, il tutto in funzione di quelle che sono le novità che arriveranno dalle banche centrali e dalle questioni geopolitiche.
Quanto ai supporti: il primissimo, a mio avvio, è a quota 1.950 e poi abbiamo l’area 1.930. Questi due livelli sono chiave, poi c’è quota 1.890 dollari e ben più lontani i minimi di inizio ottobre a 1.815. In ottica rialzista sarebbe decisamente positivo il superamento dei 2.000 dollari che sembra una quota così lontana ma siamo a una trentina di dollari sul pezzo spot.