Notizie Notizie Italia Meno sofferenze per le banche italiane dal 2015: numeri e tendenze  

Meno sofferenze per le banche italiane dal 2015: numeri e tendenze  

4 Febbraio 2019 10:45

Per il settore bancario italiano arrivano notizie positive sul fronte dei crediti deteriorati, con le Non performing exposures (Npe) in deciso miglioramento. Nel dettaglio, il totale delle esposizioni deteriorate al lordo delle svalutazioni (stock di Npe) è sceso dal picco di 341 miliardi di euro registrati nel dicembre 2015 a quota 209 miliardi del settembre 2018 (erano pari a circa 133 miliardi alla fine del 2009). E’ questa una delle principali evidenze che emerge dal rapporto firmato da EYThe Italian NPEs market: from darkness to daylight”, che analizza il mercato delle esposizioni deteriorate in Italia, il suo sviluppo e i suoi trend più recenti. Nel 2018, anche grazie al successo dello schema Gacs sulle cartolarizzazioni, le transazioni annunciate hanno raggiunto un volume pari a quasi 80 miliardi di euro, registrando un incremento del 40% circa rispetto al 2017.

 

EY report

“Il 2018 è stato sicuramente un anno di svolta per il mercato italiano e le principali banche nazionali hanno completato con successo importanti piani di deleveraging – afferma Luca Cosentino, partner EY del team di transaction advisory services -. Sta però iniziando una nuova fase, dove l’attenzione dei principali operatori si focalizzerà sempre più sulla gestione proattiva unlikely-to-pay (che lo scorso settembre erano pari a circa 52 miliardi al netto delle svalutazioni), l’incremento delle performance di recupero, la cessione di portafogli relativi a nuove asset class e lo sviluppo del mercato secondario”.

Lo scorso anno sono state compiute numerose cessioni di portafogli di crediti deteriorati da parte delle banche italiane, permettendo una consistente riduzione del relativo stock presente nei bilanci bancari. Un tassello importante è stato senza dubbio lo schema di Garanzia cartolarizzazione sofferenze (Gacs), introdotto nel 2016, che ha avuto il merito di favorire il rilancio del mercato delle cartolarizzazioni in Italia e lo smobilizzo di importanti masse di crediti. Da EY pongono l’accento su una altra questione: ovvero il contributo in materia di regolamentazione apportato dalle maggiori autorità di vigilanza europee, che hanno pubblicato diverse misure finalizzate a ridurre lo stock di Npe e prevenirne il riaccumulo in futuro. L’attenzione si è concentrata principalmente nel fornire alle banche un set di linee guida standardizzate per la gestione degli Npe e garantire livelli di copertura minimi comuni. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, il processo ha coinvolto più enti e si trova ad ora in fase di finalizzazione, visto anche l’accordo politico raggiunto tra Commissione Europea, Consiglio dell’UE e Parlamento Europeo il 18 dicembre 2018.

Il mercato ha registrato nel corso del 2018 le prime cessioni significative dedicate unicamente agli Utp (ad esempio Carige con Project Isabella e Crédit Agricole con Project Valery). Secondo EY, il mercato degli Utp offre nuove opportunità d’investimento sia ai fondi internazionali, già attivi sul mercato delle sofferenze, sia agli operatori specializzati di turnaround, intenzionati ad immettere capitale fresco in società / assets che in un futuro nemmeno troppo lontano potrebbero, se presi ed indirizzati in tempo, realizzare rilevanti upside per tutti gli stakeholders coinvolti.

Secondo Katia Mariotti, partner, restructuring & Npe Mediterranean Leader di EY, “gli unlikely-to-pay sono l’anticamera delle sofferenze ma, a differenza di queste, i cui recuperi sono collegati ad attività di natura legale e/o di recupero fallimentare, sono crediti nei confronti di controparti ancora attive che, in quanto tali, richiedono soluzioni industriali e finanziarie ad hoc. Per gli Utp una strategia del tipo one-size–fits-all non è percorribile e le opzioni strategiche possono essere individuate solo dopo un’attenta e approfondita analisi, una due diligence, sia finanziaria sia industriale, che identifichi un approccio di tipo going or gone concern a seconda delle fattispecie”.