Notizie Notizie Mondo Uber imbocca la strada verso Wall Street: Ipo record da 100 miliardi di dollari

Uber imbocca la strada verso Wall Street: Ipo record da 100 miliardi di dollari

12 Aprile 2019 09:37

Uber prende la strada diretta verso Wall Street. La piattaforma di prenotazione delle auto con autista, diventata famosa in tutto il mondo, ha depositato ieri il dossier di quotazione alla Securities and Exchange Commission (Sec), la Consob americana, avviando il processo di quello che sarà uno dei maggiori ingressi in Borsa di tutti i tempi nel settore tecnologico e al valore record da quella lanciata dal gigante cinese dell’e-commerce, Alibaba, nel 2014. Si parla infatti di 100 miliardi di dollari di valutazione. Il settore attira gli investitori, che si affidano ai cambiamenti nelle abitudini dei consumatori, sempre più inclini ad abbandonare l’auto di proprietà a favore di una modalità di viaggio condivisa.

Uber non ha precisato nel documento registrato alla Sec i suoi obiettivi in termini di raccolta di denaro con la quotazione, né la data di ingresso, che si ipotizza possa essere a inizio maggio. Secondo alcuni rumor, il gruppo americano mira a una valutazione (il valore totale della società sul mercato azionario calcolato moltiplicando il prezzo della quota per il numero di titoli in circolazione) di quasi 100 miliardi di dollari. Una cifra inferiore alle previsioni circolate finora, si parlava di 120 miliardi di dollari, probabilmente a causa dei problemi della rivale Lyft, i cui primi passi a Wall Street alla fine di marzo sono stati piuttosto deludenti (Leggi QUI).

In occasione della registrazione alla Sec, il gruppo di San Francisco ha fornito alcuni dettagli finanziari. Nel 2018 Uber ha realizzato un fatturato di 11,3 miliardi di dollari, in aumento del 42% su un anno, e un reddito netto di quasi 1 miliardo di dollari, contro la perdita di 4 miliardi dell’anno prima. Si tratterebbe del suo primo utile, ma solo grazie ad alcune operazioni di vendita. Il documento specifica infatti che il risultato sarebbe infatti dovuto alla cessione di alcune attività in Russia e nel Sud-Est asiatico. La perdita operativa, che riflette meglio la situazione operativa dell’azienda, è pari a 1,8 miliardi di dollari.