Notizie Notizie Mondo Terre rare, il futuro (forse) non è solo nelle mani della Cina

Terre rare, il futuro (forse) non è solo nelle mani della Cina

14 Marzo 2023 15:25

L’egemonia di Pechino sulle terre rare potrebbe essere messa in discussione. Dopo che l’Europa ha trovato in Svezia il suo più grande giacimento, potrebbe cominciare a guardare più seriamente agli investimenti per l’estrazione di questa tipologia di metalli di nicchia. Ad approfondire il tema è un’analisi di Alessandro Rollo, Product Manager di VanEck.

Gli sviluppi recenti

In particolare, la recente scoperta del più grande giacimento di terre rare del Vecchio Continente in Svezia ha riacceso le discussioni sul ruolo critico di questa categoria di metalli di nicchia che sono impiegati nella maggior parte delle tecnologie moderne e rappresentano di fatto una componente significativa della transizione energetica in corso. Possiamo quindi parlare di terre rare come di una questione di sicurezza nazionale? Oggi la maggior parte delle nazioni del mondo, e in particolare quelle occidentali, stanno cercando attivamente di far fronte al dominio cinese. Finora la Cina ha fatto la parte del leone nella produzione mondiale di terre rare, assumendo quasi le caratteristiche di un vero e proprio monopolio. Solo gli Stati Uniti, l’Australia e il Canada sono riusciti a contrastare in modo molto marginale il dominio cinese. L’Europa deve invece affidarsi completamente a partner esterni per l’approvvigionamento di questi metalli. Il vento potrebbe però cambiare, con le nazioni occidentali che iniziano a investire in modo aggressivo, per ristrutturare le catene di approvvigionamento e internalizzare un maggior numero di processi.

La necessità di investire

A differenza di molti altri materiali che possono essere scambiati, ad esempio attraverso contratti future su mercati regolamentati, questo non è il caso delle terre rare. L’unico modo per accedere a questa categoria di metalli di nicchia, ma allo stesso tempo così rilevante, è investire nelle società che si occupano della loro estrazione, lavorazione e raffinazione. La performance finanziaria di queste aziende è infatti fortemente correlata all’andamento della domanda e del prezzo delle terre rare. Investendo in più società e in diverse aree geografiche, si va a contenere i rischi. Un altro fattore interessante e attuale per un investimento nelle terre rare è a livello fondamentale: i multipli sono scesi rispetto ai livelli precedenti, mentre i margini sono diventati più sani. Naturalmente, ci sono ancora dei rischi che gli investitori dovrebbero considerare con attenzione; oltre al rischio generale del mercato azionario e a quello valutario, ce ne sono altri relativi all’investimento nei mercati emergenti e nelle aziende più piccole.

 © Fonte: Bloomberg, VanEck. Multipli riferiti all’MVIS Global Rare Earths and Strategic Metals Index

Insomma, l’Occidente deve considerare in maniera forte questo genere di investimenti, che come dimostra il grafico possono dare risultati importanti. Anche perché le sfide energetiche del futuro saranno per forza di cose accompagnate dalle terre rare, metalli essenziali per l’industria tecnologica ed elettronica.