Regno Unito: la BoE alza il costo del denaro per la prima volta in 10 anni. Vendite sulla sterlina, sale il Ftse100
Primo incremento in 10 anni per il costo del denaro britannico. Come correttamente pronosticato da circa il 90% degli analisti contattati da Bloomberg, la Bank of England ha annunciato di aver incrementato il tasso di riferimento dallo 0,25 allo 0,5 per cento. In 7, uno in più rispetto alle stime, hanno votato a favore del provvedimento. I due contrari all’intero del Comitato di Politica monetaria, Jon Cunliffe e Dave Ramsden, ritengono che l’attuale tasso di aumento dei salari sia troppo basso per giustificare una stretta sui tassi.
La decisione mette fine alla tornata di stimoli lanciata ad agosto 2016 per permettere all’economia d’Oltremanica di fronteggiare lo shock iniziale innescato dal voto sulla Brexit. Con un tasso di inflazione che a settembre si è spinto ai massimi dal 2012 in quota 3%, ha costretto l’istituto guidato da Mark Carney a prendere provvedimenti.
Dopo una prima fase in cui i produttori sono riusciti ad assorbire i rialzi dei prezzi innescati dalla svalutazione del pound, ora l’effetto Brexit si sta palesando in maniera più evidente. “Il tasso di inflazione, per diverse categorie di beni, ha iniziato a salire dall’inizio dell’anno e il dato complessivo nel Regno Unito è più elevato rispetto agli altri Paesi europei […]. Il deprezzamento (della sterlina, ndr) potrebbe aver influenzato questo processo ma anche la crescita generalizzata dei prezzi delle commodity a livello globale potrebbe rappresentare un fattore”, ha recentemente rilevato l’Ufficio Centrale di statistica.
Nonostante prezzi in rialzo e un tasso di disoccupazione ai minimi da 42 anni, l’economia britannica, alle prese con un rallentamento dei consumi e una contrazione degli indici di fiducia, sta iniziando a fare i conti con l’impatto della Brexit (la crescita della “Perfida Albione” è di un punto percentuale inferiore al 2,5% di Eurolandia). Su queste basi, è quindi probabile la stretta annunciata oggi dalla BoE resti isolata.
“Ogni futuro aumento dei tassi sarà ad un ritmo graduale e di entità limitata”, riporta la nota diffusa dall’istituto di Threadneedle St. L’impostazione ‘dovish’ della BoE sta penalizzando la sterlina, in rosso di oltre una figura nel cambio con il dollaro a 1,3123 usd, e spingendo il listino della City, che sale dello 0,68% a 7.538,76 punti.
“La decisione di lasciare l’Unione europea sta avendo un impatto notevole sull’outlook economico”, riporta la BoE. Per quanto riguarda i fondamentali macroeconomici, l’inflazione è vista al 2,4% nel 2018 e al 2,2% nel 2019, mentre il Pil dovrebbe segnare un +1,6% l’anno prossimo e un +1,7% nei due anni successivi.
“Ci attendiamo che la Bank of England adotti un atteggiamento attendista prima di effettuare nuove mosse. Come ha detto in maniera chiara nel comunicato, la Brexit rappresenta ancora un ‘elefante nella stanza’ (una verità che, per quanto ovvia e appariscente, viene ignorata o minimizzata, ndr) e ci sono forti rischi per l’outlook economico e la sterlina”, ha rilevato Trevor Greetham di Royal London Asset Management.