Notizie Indici e quotazioni Piazza Affari: il mercato apprezza i conti di Ubi Banca e Banco Bpm, titoli in testa al Ftse Mib

Piazza Affari: il mercato apprezza i conti di Ubi Banca e Banco Bpm, titoli in testa al Ftse Mib

10 Novembre 2017 09:44

Il mercato ha apprezzato i conti di Banco Bpm e da Ubi Banca. In una seduta volatile per Piazza Affari, con il ftse Mib che è già scivolato in territorio negativo (-0,25%) dopo una partenza in rialzo, i titoli delle due banche italiani si mettono in evidenza sin dalle prime battute: Banco Bpm guadagna poco dopo le 9.30 il 2,20% a 2,876 euro, mentre Ubi Banca sale del 2,25% a 4,09 euro ad azione.

Banco Bpm: a.d. Castagna, nessun aumento di capitale in vista
I risultati finanziari al 30 settembre di Banco Bpm sono arrivati ieri a mercati chiuso. E stamattina nel corso di una conference call l’amministratore delegato Giuseppe Castagna ha messo in chiaro che il gruppo non ha intenzione di lanciare un aumento di capitale. “Non abbiamo bisogno di aumenti di capitale”, ha detto il numero uno della banca.

I risultati dei primi nove mesi dell’anno hanno visto il ritorno all’utile dell’istituto, con un utile netto di periodo senza badwill di 52,7 milioni, rispetto alla perdita netta di 632,7 milioni realizzata nel corrispondente periodo dello scorso esercizio. Escludendo le componenti economiche non ricorrenti, l’utile netto “adjusted” è pari a 143,5 milioni. Il margine di interesse scende dell’1,6% a 1.585,1 milioni mentre le commissioni nette segnano un +13,3% a 1.577 milioni. 

Guardando ai prossimi mesi, Banco Bpm ha annunciato che l’ultimo trimestre dell’esercizio lo vedrà impegnato nella realizzazione delle iniziative progettuali delineate nel piano Strategico 2016-2019, con priorità al completamento delle cessioni di posizioni classificate a sofferenza previste per il 2017, alle attività finalizzate all’implementazione del nuovo modello organizzativo della rete commerciale e alla razionalizzazione delle attività di private e investment banking”. Banco Bpm aggiunge anche che “la gestione ordinaria resterà improntata al recupero di redditività, che trarrà vantaggio dagli effetti sinergici derivanti dalla fusione che comunque, si manifesteranno in misura più significativa nel corso del 2018”.

Ubi Banca: utile ricorrente a 167,3 mln nei 9 mesi. Dati confermano fattibilità piano industriale 2020
Il consiglio di Gestione di Ubi Banca ha approvato i risultati consolidati dei primi 9 mesi del 2017, che includono, a partire dallo scorso primo aprile 2017 (per due trimestri), le tre banche recentemente acquisite (Nuova Banca delle Marche, Nuova Banca dell’Etruria e del Lazio e Nuova Cassa di Risparmio di Chieti). Il gruppo bancario lombardo ha comunicato che nei primi nove mesi dell’anno, al netto delle poste non ricorrenti, l’utile del gruppo allargato si è attestato a 167,3 milioni di euro, che deriva dal risultato Ubi “stand alone” pari a 190,1 milioni e da quello delle tre banche acquisite pari a una perdita di 22,9 milioni. Includendo le poste non ricorrenti, i primi 9 mesi del 2017 sono statti archiviati dal gruppo allargato con un utile netto di 702 milioni di euro.
Sempre nei 9 mesi dell’anno, i proventi operativi sono stati pari a circa 2,595 milioni (+1,2% rispetto ai primi 9 mesi del 2016), con il margine d’interesse che si è attestato a 1.147,7 milioni. Quanto alle commissioni nette sono state pari a 1.151.2 milioni, di cui 95,1 milioni relativi alle tre banche. In termini di indici patrimoniali, a fine settembre 2017 il Cet1 ratio fully loaded è pari all’11,54% (11,32% a giugno 2017). “L’insieme di questi risultati conferma la fattibilità del piano industriale 2020”, si legge in una nota stampa di Ubi Banca.

Ubi prevede di “mantenere il trend di miglioramento del costo del credito complessivo” e conferma “il piano di integrazione delle nuove banche nel rispetto dei tempi e oneri di integrazione previsti: Banca Adriatica (ex Nuova Banca delle Marche) e Carilo sono già migrate con successo sui sistemi IT di Ubi Banca nella seconda metà di ottobre; entro fine novembre si prevede la migrazione di Banca Tirrenica (ex Nuova Banca dell’Etruria e del Lazio) e Banca Federico del Vecchio”.