Notizie Valute e materie prime Petrolio cavalca i disordini in Iran, Wti a ridosso dei 61 dollari

Petrolio cavalca i disordini in Iran, Wti a ridosso dei 61 dollari

2 Gennaio 2018 09:39

Il petrolio inizia il 2018 sulla falsariga di quanto evidenziato nell’ultimo scorcio del 2017. Le quotazioni del greggio continuano ad avanzare con il futures sul Wti a ridosso di quota 61 dollari al barile (massimo intraday a 60,73 dollari) sui nuovi massimi dal giugno 2015. A dare spinta alle quotazioni dell’oro nero sono le proteste in Iran. Sale anche il Brent che staziona a ridosso dei 67 dollari.

Il bilancio delle vittime durante i disordini in Iran, il terzo più grande produttore dell’OPEC, è aumentato con 13 morti e 450 arresti per le proteste antigovernative. Le forze dell’ordine si sono scontrate con i manifestanti che si sono radunati in una manifestazione verso i leader del paese islamico. Il presidente statunitense Donald Trump ha colto l’occasione per attaccare il regime di Teheran. “Il popolo iraniano è stato represso per molti anni – ha scritto Trump su Twitter -. Sono affamati di cibo e libertà e assieme ai diritti umani la ricchezza dell’Iran è stata saccheggiata. E’ ora di cambiare”.

Il petrolio ha chiuso il 2017 con un balzo di oltre il 12%, maturato soprattutto nella seconda metà dell’anno dopo che l’Opec e la Russia hanno concordato un taglio dei livelli produttivi. Era da gennaio 2014 che i due benchmark del greggio, Wti e Brent, non aprivano l’anno sopra i 60 dollari al barile.

Inoltre si stanno attenuando i timori di un balzo della produzione statunitense. I trivellatori statunitensi hanno mantenuto invariato il numero di impianti di perforazione a quota 747, secondo quanto riferito da Baker Hughes. Ric Spooner, analista di CMC Markets, ritiene che il consensus si stia spostando verso un aumento della produzione di shale oil negli Stati Uniti quest’anno meno significativo di quanto previsto.