Notizie Valute e materie prime Materie prime 2018: crescita globale spingerà oro e petrolio

Materie prime 2018: crescita globale spingerà oro e petrolio

27 Dicembre 2017 11:50

Il contesto economico globale è positivo e le materie prime ne beneficeranno nel 2018. È la convinzione di David Donora, responsabile materie prime di Columbia Threadneedle Investments

Tra un Bitcoin dai movimenti incontrollabili e un azionario che nel 2017 è salito quasi senza soluzione di continuità, le materie prime non hanno trovato tanto spazio nelle cronache finanziarie. Neanche la più rappresentativa, l’oro, rispolverato solo nei momenti di ritorno dell’avversione al rischio. Il metallo prezioso ha guadagnato, nel corso dell’anno, oltre dieci punti percentuali, una performance di tutto rispetto.

Il contesto favorevole alle materie prime, non solo l’oro quindi, dovrebbe rimanere anche nel 2018, spiega David Donora, responsabile materie prime di Columbia Threadneedle Investments.

“Con l’arrivo del 2018 è possibile individuare diversi fattori macroeconomici che dovrebbero dare slancio ai prezzi delle commodity. Il primo e il più significativo è che, per la prima volta dall’inizio della crisi finanziaria globale, la crescita economica sta battendo le previsioni di consenso sia nei mercati emergenti sia in quelli sviluppati. Ciò è di incentivo alle spese in conto capitale e alla costruzione di fabbriche, incrementando la domanda di materie prime”.

Il secondo fattore è il dollaro Usa che “si è significativamente indebolito” nota Donora che prosegue: “Ci aspettiamo che nel 2018 il dollaro mantenga un andamento stazionario, o che vada incontro a un ulteriore lieve indebolimento. Questo sosterrà la domanda, soprattutto nei mercati emergenti”.

Il terzo fattore è quello fiscale. Non solo Trump, ma anche altri Paesi sviluppati dovrebbero mettere mano al portafoglio ed erogare maggiori stimoli fiscali: “Le materie prime dovrebbero beneficiare dall’abbandono degli stimoli monetari a favore delle politiche di bilancio. Prevediamo che ciò alimenterà una significativa crescita dell’inflazione in tutti i mercati sviluppati, nell’ordine del 3-5% su dodici mesi” è il ragionamento di Donora che, sul fronte dell’offerta, sottolinea invece come “le scorte continuano a contrarsi in quanto i produttori appaiono poco propensi ad aumentare il proprio indebitamento per incrementare la produzione”.

Quali materie prime faranno meglio?

“Privilegiamo i metalli di base – riprende l’esperto di Columbia Threadneedle – in quanto la crescita economica globale sincronizzata stimola la domanda in tempi di contrazione dell’offerta”. Attenzione però all’alluminio, il cui destino è legato all’estensione dei tagli alla produzione in Cina di cui, ancora, non vi è certezza. “Tuttavia, sappiamo che a livello globale all’inizio del 2017 vi era capacità produttiva in eccesso”.

Il petrolio godrà invece dell’incertezza politica: “Le riforme avviate dall’;erede al trono dell’Arabia Saudita, il principe Mohammed Bin Salman, hanno minato la stabilità di cui il Medio Oriente ha goduto per un lungo periodo, il che potrebbe influire sulla produzione di oro nero e rendere i prezzi più volatili”.

Bene oro e preziosi nel medio termine: “Secondo le previsioni l’oro trarrà beneficio dall’aumento dell’inflazione ed è oggetto di acquisti crescenti a copertura di eventi che potrebbero causare una correzione dei mercati azionari”.

Meno semplice prevedere le prospettive per le materie prime agricole: “Solo un evento climatico avverso significativo, in grado di danneggiare i raccolti, potrebbe spingere in modo rilevante i prezzi dei prodotti agricoli verso l’alto”.