Notizie Valute e materie prime Oro: domanda banche centrali cruciale per l’andamento futuro

Oro: domanda banche centrali cruciale per l’andamento futuro

7 Settembre 2023 12:25

Gli investimenti in oro sono aumentati nell’ultimo anno, spinti dagli acquisti delle banche centrali. È quanto emerge da un report di JPMorgan, secondo cui le posizioni sul metallo prezioso sono aumentate dopo la pandemia e rimangono piuttosto elevate rispetto agli standard storici.

Oro sotto i massimi di quest’anno

I lingotti hanno perso terreno nelle ultime settimane, a causa di molteplici ostacoli derivanti dall’aumento dei rendimenti reali, dal rafforzamento del dollaro e dalla prospettiva che i tassi statunitensi rimangano elevati per un periodo di tempo più esteso.

Fonte: Wisdomtree

Al momento, il metallo viene quotato intorno ai 1.920 dollari l’oncia, in calo di circa il 17% rispetto al picco di quest’anno, in area 2.060 dollari. Ricordiamo che ad agosto 2020 l’oro ha toccato un record storico a circa 2.075 dollari, nel mezzo delle turbolenze economiche globali innescate dalla pandemia di Covid-19.

La domanda delle banche centrali spinge l’oro

L’allocazione implicita complessiva in oro da parte di investitori non bancari – privati e banche centrali – ha raggiunto i massimi livelli dalla fine del 2012, trainata proprio dalle istituzioni centrali.

Secondo un’analisi di WisdomTree, fornitore indipendente di Exchange Traded Product (ETP), le banche centrali hanno acquistato 55 tonnellate nette a giugno, dopo tre mesi consecutivi di vendite.

A spingere gli acquisti è stata soprattutto la Banca popolare cinese, maggior acquirente di oro con 21 tonnellate. Da sottolineare anche le 14 tonnellate della Banca nazionale polacca, mentre quella turca è tornata a comprare, con 11 tonnellate, dopo aver venduto ingenti quantità nei mesi precedenti per far fronte alla domanda locale di oro innescata da un’inflazione galoppante.

Le prospettive sull’oro secondo JPMorgan

Per essere rialzisti sull’oro, secondo JPMorgan, “bisogna ipotizzare un aumento strutturale della domanda delle banche centrali oltre le norme storiche”, guidata da “timori di sanzioni o da una generale diversificazione rispetto ai titoli di Stato del G7”.

“Non c’è dubbio che il ritmo degli acquisti da parte delle banche centrali rappresenti attualmente il fattore più importante per valutare la traiettoria futura dei prezzi dell’oro”, rispetto alla situazione precedente la pandemia in cui contavano molto di più i flussi di Etf.

Tuttavia, nel secondo trimestre del 2023 si osservano “prove di una normalizzazione degli acquisti di oro da parte delle banche centrali”, per cui bisognerà capire se questo sia un fattore temporaneo o strutturale.

Le aspettative dei gestori

Nel frattempo, da un sondaggio condotto da Bloomberg è emerso che diversi gestori patrimoniali si aspettano di mantenere o aumentare la propria esposizione al metallo prezioso nei prossimi 12 mesi, offrendo segnali di moderato ottimismo per le prospettive dei prezzi fino al 2024.

Nessuno di essi prevede di tagliare le proprie posizioni mentre cinque intendono incrementarle. Inoltre, più di due terzi si aspettano un aumento dei prezzi e cinque ipotizzano addirittura nuovi massimi storici.

Lo scenario macro e i fattori che sostengono l’oro 

Sull’andamento dell’oro incideranno anche le prossime mosse di politica monetaria. C’è ancora incertezza su quando la Federal Reserve terminerà il ciclo di inasprimento, la cui fine sarebbe un importante fattore positivo per l’oro non fruttifero.

Nel frattempo, l’appetito per il metallo giallo è alimentato dalle persistenti tensioni geopolitiche e da altri fattori di incertezza, quali la guerra in Ucraina o la crisi immobiliare cinese, nonché dalla domanda dei mercati emergenti.

Anche la minor correlazione tra azioni e obbligazioni, secondo il World Gold Council, contribuisce a sostenere l’oro grazie alla sua capacità di diversificazione dei portafogli.