Notizie Notizie Mondo MSCI Day: stasera la Cina si gioca l’ingresso negli indici globali. Fondi dovrebbero ricalibrare investimenti

MSCI Day: stasera la Cina si gioca l’ingresso negli indici globali. Fondi dovrebbero ricalibrare investimenti

20 Giugno 2017 16:16

Fra poche ore, precisamente questa sera dopo la chiusura di Wall Street (ore 22 in Italia), l’MSCI, uno dei maggiori provider di indici finanziari a livello globale, comunicherà ufficialmente la decisione sulla possibile inclusione delle azioni cinesi nei propri indici relativi ai mercati emergenti.

Secondo le stime degli analisti le due Borse di Shenzen e Shangai hanno una capitalizzazione di mercato aggregata superiore a 6 trilioni di dollari. Se i due indici insieme al celebre Hang Seng di Hong Kong (già incluso all’interno degli MSCI) dovrebbero essere ammessi da MSCI all’indexation la ponderazione del benchmark MSCI Emerging Markets Index si sbilancerebbe a favore dei titoli della “Grande Cina”, più precisamente passerebbe dagli attuali 26 punti percentuali al 40 per cento stimato dagli esperti.

“Considerando che più di 10 trilioni di dollari di asset (sia attivi che passivi) nel mondo hanno come benchmark delle loro performance gli indici MSCI, possiamo dire che l’industria degli indici controlla il mondo”, ha commentato in un articolo odierno Bob Pisani di CNBC.

L’inclusione o meno da parte di MSCI nei suoi indici non è scontata- sostiene Pisani – infatti la Cina è stata “bocciata” per ben tre volte in tempi recentissimi ma “non rappresenterebbe neanche la fine del mondo, in quanto l’altro grande provider di indici mondiali, il FTSE (controllato dalla borsa di Londra), già include le azioni cinesi nei propri indici”.

Tuttavia secondo gli esperti l’inclusione dei titoli azionari cinesi all’interno degli MSCI è diventata una questione fondamentale e sempre più al centro dell’attenzione di Pechino, anche perché rappresenterebbe un importante passo in avanti per i mercati nazionali della Cina e obbligherebbe di fatto tutti i fondi internazionali a ricalibrare gli investimenti e a dirottare miliardi nella Cina continentale.