Mercati europei deboli: è il giorno della questione catalana
La questione catalana rimane uno dei temi caldi sui mercati europei che iniziano la seduta all’insegna della debolezza. Segno meno a Francoforte con ribassi moderati per il Dax che cala dello 0,13% a 12959,4 punti e per il Cac40 di Parigi che lascia sul terreno lo 0,07% a 5362,3 punti, mentre l’Ibex di Madrid segna un -0,48 per cento. Giù anche Piazza Affari, con il Ftse Mib che indietreggia dello 0,34% a 22.400,24 punti. In testa al listino Moncler, seguita da Saipem che sfrutta le nuove commesse in Cile e Messico annunciate questa mattina e da Mediaset che continua a salire dopo il rally della vigilia in scia al raggiungimento di un possibile accordo con i francesi di Vivendi. Ancora debolezza per i bancari sul Ftse Mib, con Bper (-1,27%), Intesa Sanpaolo (-0,96%) e Ubi Banca (-0,74%) tra le peggiori in avvio di scambi. Tra le Borse europee strappa un segno positivo l’indice inglese Ftse 100 che mostra un leggero rialzo dello 0,19% a 7522 punti.
Il tutto mentre la Borsa di Tokyo ha archiviato gli scambi in rialzo, dopo il lungo weekend festivo (ieri è rimasta chiusa per festività). L’indice Nikkei ha terminato con un progresso dello 0,64% a 20.823,51 punti, avvicinandosi ai massimi di giugno 2015 a 20.952,71 punti (livello che se superato segnerebbe il top addirittura dal 1996). Chiusura fiacca per Wall Street in una seduta caratterizzata da volumi ridotti per il Columbus Day. Negli Stati Uniti si attende ora l’avvio della stagione delle trimestrali questa settimana, con i conti delle banche.
Catalexit: si guarda alle novità in arrivo da Barcellona
L’attenzione degli operatori è sulla cosiddetta “Catalexit“. L’evento più monitorato di oggi è destinato ad essere la riunione del parlamento catalano che salvo sorprese dell’ultima ora sarà chiamato a votare su una dichiarazione unilaterale di indipendenza. “Più che su una votazione favorevole, che se non scontata è altamente probabile, l’incertezza sembra essere sulla forma in cui si concretizzerà la dichiarazione o se alla fine il processo stesso di mozione e voto si concretizzerà”, commenta stamattina Alessandro Balsotti, head of Asset Management JCI Capital Limited.
La dichiarazione sarebbe, come ha ribadito il leader degli indipendentisti Puigdemont, l’inevitabile conseguenza del risultato del referendum (dichiarato illegale dalla corte costituzionale Spagnola) in cui il 90% dei voti (su un’affluenza del 42%) sono stati favorevoli alla secessione. intanto negli ultimi giorni qualcosa si è mosso sul fronte “unionista” dopo la manifestazione di domenica scorsa a Barcellona, i piani di alcune banche e grandi aziende per spostare sede legale e/o quartieri generali fuori dalla Catalogna (da ultima la decisione del cda di Abertis) e la presa di posizione risoluta dell’Unione Europea (fuori dalla Spagna uguale fuori da Eurozona e dall’Unione Europea). “Sembrano tutti sviluppi in grado di minare almeno parzialmente il momento del movimento indipendentista”, sottolinea Balsotti.