Notizie Notizie Mondo Incubo Credit Suisse, boom di cds bond a record dal 2009. Si paventa default

Incubo Credit Suisse, boom di cds bond a record dal 2009. Si paventa default

3 Ottobre 2022 11:01

Credit Suisse SOS, i mercati paventano il peggio per il colosso bancario svizzero, con i cds per assicurarsi contro il rischio di default dei bond della banca svizzera vicini al record dal 2009. Il titolo capitola alla borsa di Zurigo fino a -10%.

Adam Button di Forexlive scrive:

“There are some serious rumours doing the rounds about a major bank failure. October about to start with a disaster?”.

Anche un articolo della CNBC mette in evidenza i guai del gigante, che pur ha tentato nelle ultime ore, per voce del suo stesso amministratore delegato, di calmare i nervi degli investitori e degli azionisti della banca.

Il Financial Times ha riportato che uno stesso dirigente di Credit Suisse ha riferito di contatti nel fine settimana appena trascorso tra il team del gigante e i “nostri clienti e controparti”.

“Stiamo ricevendo anche messaggi di sostegno dai nostri principali azionisti”, ha continuato il manager, negando però le indiscrezioni precedentemente diffuse, secondo cui Credit Suisse avrebbe contattato in modo formale alcuni investitori nell’intento di valutare possibili iniezioni di capitale.

La fonte ha spiegato che la banca vorrebbe evitare il ricorso a un aumento di capitale, per non deprimere le quotazioni del titolo, che viaggiano a valori minimi record.

Il titolo ha bruciato il 55% del suo valore dall’inizio dell’anno, perdendo più del 25% soltanto il mese scorso, scivolando al di sotto della soglia di 4 franchi svizzeri.

Ma le rassicurazioni non impediscono ai mercati di paventare il peggio per la banca svizzera: non per niente il mese scorso Deutsche Bank ha stimato che il piano di rilancio-ristrutturazione a cui Credit Suisse sta lavorando potrebbe provocare un buco di 4 miliardi di euro.

Boom cds: Lehman Moment per Credit Suisse?

Venerdì scorso, gli spread dei cds di Credit Suisse (CDS-credit default swap, ovvero contratti di assicurazione per tutelarsi dal rischio di un eventuale fallimento, default, dei bond), hanno segnato un forte rialzo, dopo la diffusione dei rumor secondo cui la banca elvetica starebbe cercando di raccogliere nuovi capitali.

In particolare Reuters ha riportato indiscrezioni secondo cui Credit Suisse sarebbe a caccia di mezzi freschi per cercare di rilanciare la divisione di investment bank.

Dal canto suo, Credit Suisse aveva reso noto lunedì scorso di aver intensificato la revisione della propria strategia, considerando alcune opzioni come possibili disinvestimenti e la vendita dei asset.

Reuters ha fatto riferimento a quanto appreso da un memo a cui ha avuto accesso; memo che il ceo Ulrich Koerner ha inviato allo staff, confermato tra l’altro da un portavoce della banca.

Nel memo il ceo rassicura i dipendenti: “So che non è facile rimanere concentrati mentre i media fanno circolare così tante storie e visto che diverse sono le dichiarazioni non accurate che sono state rilasciate. Detto questo, confido nel fatto che voi non confondiate la performance giornaliera nel titolo con la base di capitale e la posizione di liquidità della banca“, ha scritto il ceo Koerner, aggiungendo di non poter condividere dettagli relativi al piano di rilancio a cui la banca sta lavorando prima del prossimo 27 ottobre.

Il quadro descritto da Charlie Gasparino di Fox Business presenterebbe tuttavia condizioni decisamente più precarie di quelle che il ceo di Credit Suisse descrive.

“Il ceo Ulrich Koerner starebbe incontrando grandi investitori istituzionali, preoccupati per le precarie condizioni finanziarie della banca, con l’obiettivo di rassicurarli del fatto che la banca dispone di un solido capitale e di una solida liquidità...”.

Ma, ha continuato Gasparino, “un grande investitore mi ha riferito che “sebbene la banca e la sua piattaforma di wealth management abbiano un valore molto alto, l’investment bank è un disastro e  i CDS (di Credit Suisse) vengono scambiati come se stesse per verificarsi un Lehman Moment“.

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Preoccupante anche il tweet dell’esperto di mercati Holger Zschaepitz, che fa notare con un grafico che, mentre il ceo di Credit Suisse cerca di rassicurare i mercati, i cds viaggiano di fatto ai livelli vicini al 2009 (dunque dai tempi della crisi finanziaria esplosa nel 2008). Koerner parla di “capitale solido” – aggiunge Zschaepits – dopo che le azioni toccano un nuovo minimo. Il costo di assicurarsi contro il rischio di un default dei bond della banca è balzato del 15% la scorsa settimana, con i mercati che stanno prezzando il 20% di probabilità di un default”.

Allarme default bond Credit Suisse: cds oltre 250

Nel corso delle ultime due settimane i credit default swap di Credit Suisse sono balzati di oltre 50 punti base, volando venerdì a 250 punti base.

Gli analisti di KBW stimano che Credit Suisse possa aver bisogno di raccogliere fino a 4 miliardi di franchi svizzeri di capitali anche dopo aver smobilizzato alcuni asset per finanziare qualsiasi eventuale forma di ristrutturazione e tentativi di ripresa, e per far fronte ad altre diverse incognite.

Hebe Chen, analista di IG Markets, ha commentato inoltre in un articolo pubblicato su Yahoo Finance che “la dimensione del debito, in un contesto di tassi di interesse in rialzo, sta portando i problemi di Credit Suisse a un livello ignoto”.

E che “gli investitori stanno perdendo la fiducia nella capacità della banca di stabilizzare i mercati”.

Credit Suisse vittima finanza d’azzardo

Credit Suisse rischia di fare così il bis dell’annus horribilis del 2021, quando pagò con una perdita di 2 miliardi di franchi svizzeri soprattutto l’esposizione al disastro del fondo Archegos:

il colosso elvetico si confermò lo scorso anno la banca più esposta, tra quelle che avevano finanziato le folli scommesse del fondo (altri nomi includevano Goldman Sachs, Nomura, Morgan Stanley).

Il fondo Archegos collassò in quanto incapace di soddisfare le margin call presentate dalle stesse banche che, verso la fine di marzo del 2021, avevano iniziato a bombardarlo con richieste di maggiori garanzie, consapevoli di come le sue puntate non stessero andando come sperato.

Credit Suisse era stata costretta a tagliare il 97% della sua esposizione al fondo.

Tra l’altro la banca era appena reduce dal rimpasto nella sua divisione di risparmio gestito resasi necessaria per contenere un altro danno sofferto:

quello del collasso di Greensil, il gigante della finanza che contava tra i suoi consulenti l’ex premier britannico David Cameron.

All’inizio di marzo del 2021 Greensill aveva presentato un’istanza per ricorrere all’amministrazione controllata, sulla scia di un ‘grave stress finanziario’ e per l’impossibilità di rimborsare un prestito del valore di 140 milioni di dollari a Credit Suisse.

Il crac di Greensil era stato tale da trascinare nel disastro il settore dell’acciaio UK e alcuni risparmiatori tedeschi, mettendo in allerta anche la Bce.

Insomma, nel 2021, Credit Suisse ha pagato cara la doppia implosione del fondo Archegos e di Greensil Capital, facendosi travolgere in sostanza dai pericoli della finanza d’azzardo.

Risultato: l’annus horribilis si concludeva con una perdita monstre, per l’appunto, di 2 miliardi di franchi svizzeri.

Le cose sono decisamente peggiorate con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin, che ha fatto scivolare il mondo intero in una crisi profonda, azzoppando nel caso specifico i tentativi del colosso svizzero di rilanciare la propria redditività.

La guerra in Ucraina ha dato il via all’ennesima carrellata di cattive notizie su Credit Suisse, costretta a lanciare un profit warning sui risultati del secondo trimestre: un annuncio che ha fatto sbandare anche le Big italiane UniCredit e Intesa SanPaolo.

La banca avvertiva che la situazione geopolitica, infiammatasi con la guerra in Ucraina, le attese di una politica monetaria restrittiva (con rialzi dei tassi più aggressivi) da parte delle banche centrali in risposta al balzo dell’inflazione, e il ritiro delle misure di stimolo lanciate per arginare il Covid avevano provocato “un continuo aumento della volatilità del mercato, flussi deboli da parte dei clienti e un continuo deleveraging, soprattutto nella regione APAC” (Asia-Pacifico). E i disastri non finivano qui .

Tanto che verso la fine di settembre sono circolate inoltre altre indiscrezioni, secondo cui Credit Suisse starebbe pensando di dividere in tre la divisione di investment banking.