Fed conferma tassi: dollaro sotto osservazione dopo cautela Yellen & Co su tema inflazione
Dollaro ancora sotto i riflettori all’indomani della prudenza mostrata dalla Federal Reserve (Fed) in tema di inflazione. Non ci sono stati ribaltoni dell’ultima ora da parte della banca centrale statunitense che ha confermato le attese della vigilia, mantenendo il costo del denaro invariato, ma ha manifestato una certa cautela sull‘inflazione che fa sapere “verrà monitorata attentamente”. E così post riunione il dollar index, l’indice che misura il valore del dollaro statunitense in relazione a un paniere di valute straniere, è scivolato sotto la soglia di 94 e questa mattina viaggia in area 93,42. Osservando l’andamento del cambio euro/dollaro si mantiene in questo momento sopra quota 1,17, mentre il sterlina/dollaro è in area 1,3135 e infine il cross biglietto verde/yen giapponese si muove poco sopra la parità a 111,32.
Come era accaduto con la Banca centrale europea (Bce), anche l’istituto di Washington si prepara a “una pausa estiva” senza novità, ma con i tassi fermi nel range 1%-1,25% dopo le due strette del 2017 (marzo e giugno). Non solo, la Fed ha ribadito la sua intenzione di alzare i tassi in maniera graduale.
Quanto al programma di riduzione del suo bilancio, la Fed ha fatto sapere che intende avviarlo “relativamente presto”. “Il Comitato si aspetta di iniziare relativamente presto ad attuare il suo programma di normalizzazione di bilancio, a condizione che l’economia si sviluppi come previsto”. Queste le dichiarazioni ufficiali contenute nel comunicato diffuso ieri sera poco dopo le 20 italiane dall’istituto guidato da Janet Yellen.
Sorvegliata speciale da parte della Fed rimane dunque l’inflazione dopo il recente indebolimento. “I rischi a breve termine per le prospettive economiche appaiono abbastanza equilibrati, ma il Comitato sta monitorando attentamente gli sviluppi dell’inflazione”, recita il comunicato della banca centrale Usa.
“Come previsto ieri sera la Fed è arrivata ed è andata via senza fanfara e senza sorprese”, commenta Michael Hewson, chief market analyst di CMC Markets UK, riconoscendo tuttavia che le uniche modifiche degne di nota sono quelle relative alla comunicazione sull’avvio della riduzione del bilancio della Fed. La formulazione è stata infatti modificata in “relativamente presto”. “Ciò sembrerebbe suggerire – spiega Hewson – che la Fed potrebbe guardare al mese di settembre per annunciare una possibile data di inizio”. Tra la riunione di ieri e quella in calendario a settembre, c’è tuttavia da segnalare per fine agosto l’atteso appuntamento di Jackson Hole. “Prima del meeting di settembre c’è il simposio annuale a Jackson Hole alla fine di agosto, dove potremmo riuscire a raccogliere una visione ulteriore del pensiero della Fed circa l’inflazione e la crescita dei salari, oltre che sul mercato del lavoro”.
“I tassi di interesse (e il bilancio) sono rimasti invariati, mentre la dichiarazione che ha accompagnato la decisione è leggermente cambiata rispetto a quella del meeting di giugno”, dichiara Lee Ferridge, responsabile multi-asset strategy per il Nord America di State Street Global Markets, dopo l’esito del meeting. E prosegue rimarcando che “di conseguenza, le attese del mercato che stimavano una riduzione del bilancio a partire da settembre non sono cambiate, mentre le opinioni su un possibile aumento dei tassi di interesse a dicembre continuano ad essere contrastanti”. Tutto ciò, secondo l’esperto, non riuscirà a fermare il recente calo del dollaro, ma non dovrebbe nemmeno accelerarlo.