Bce: necessario elevato accomodamento monetario, inflazione verso il 2% ma rischio euro forte
“E’ ancora necessario un grado molto elevato di accomodamento monetario per consentire l’accumularsi graduale di spinte inflazionistiche e sostenere la dinamica dell’inflazione complessiva nel medio periodo”. Così la Banca centrale europea (Bce) ha spiegato nel suo Bollettino economico, diffuso oggi, la ragione per aver mantenuto invariato l’orientamento di politica monetaria nell’ultima riunione e fa sapere che deciderà in autunno riguardo alla calibrazione degli strumenti di politica monetaria nel periodo successivo alla fine dell’anno.
Se da un lato, infatti, la Bce prevede che l’inflazione evolverà gradualmente su livelli coerenti con l’obiettivo del 2%, grazie a un’espansione economica maggiore del previsto nel primo semestre dell’anno, dall’altro ritiene che la dinamica dei prezzi non sia sufficientemente vigorosa. “Le misure dell’inflazione di fondo hanno registrato un lieve aumento negli ultimi mesi, ma nel complesso rimangono su livelli contenuti”, afferma l’istituto guidato da Mario Draghi. Oltretutto, la recente volatilità del tasso di cambio rappresenta una fonte di incertezza da tenere sotto osservazione per le possibili implicazioni sulle prospettive a medio termine della stabilità dei prezzi.
Sulla base dei risultati dell’analisi economica e dei segnali provenienti dall’analisi monetaria, il Consiglio direttivo ha quindi concluso che è necessario “continuare a fornire un grado molto elevato di accomodamento monetario per assicurare un ritorno durevole dei tassi di inflazione verso livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento”. Nella riunione dello scorso 7 settembre, la Bce ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse di riferimento e si attende che rimangano sui livelli attuali per un prolungato periodo di tempo e ben oltre l’orizzonte degli acquisti netti di attività.
Quanto alle misure non convenzionali di politica monetaria, la banca centrale europea ha confermato l’intenzione di condurre acquisti netti di attività, all’attuale ritmo mensile di 60 miliardi di euro, sino alla fine di dicembre, o anche oltre se necessario, e in ogni caso finché non riscontrerà un aggiustamento durevole dell’evoluzione dei prezzi coerente con il proprio obiettivo di inflazione. Tuttavia, in autunno il Consiglio direttivo deciderà sulla calibrazione degli strumenti di politica monetaria nel periodo successivo alla fine dell’anno.