Bce: doccia fredda dai salari in Germania, allarme inflazione e tassi
Alla viglia dei dati della Bce sui salari negoziati nella zona euro, la Bundesbank ha reso noto che le retribuzioni in Germania sono aumentate del 6,2% nel primo trimestre. Una crescita superiore alle attese, che riaccende le preoccupazioni in ottica di inflazione e tagli dei tassi da parte della banca centrale guidata da Christine Lagarde.
Salari negoziati +6,2% in Germania nel 1° trimestre 2024
Nei primi tre mesi del 2024, i salari negoziati in Germania sono aumentati in misura maggiore rispetto alle stime degli analisti di Bloomberg Economics, Citi e Morgan Stanley. Va detto però che il +6,2% messo a referto nel primo trimestre dell’anno include i pagamenti una tantum per sostenere i lavoratori colpiti dal caro vita.
“Nel complesso, ci sono ancora rischi per il processo disinflazionistico”, ha affermato la Bundesbank. “La crescita dei salari in tempi recenti è stata più forte del previsto. Di conseguenza, le elevate pressioni sui prezzi, soprattutto nei servizi, potrebbero persistere più a lungo”.
Inflazione, Bundesbank prevede accelerazione a maggio
Secondo la banca centrale tedesca, la crescita dei prezzi al consumo in Germania riprenderà probabilmente a maggio e oscillerà attorno a un livello leggermente più alto nei prossimi mesi.
Allo stesso tempo, l’economia è destinata a riprendere slancio, poiché le retribuzioni più elevate dovrebbero sostenere i consumi. In particolare, il Pil dovrebbe aumentare nel secondo trimestre, dopo l’inaspettata espansione (+0,2%) dei primi tre mesi dell’anno.
Inoltre, la fiducia nel settore manifatturiero sta tornando a crescere dopo le recenti difficoltà. Tuttavia, il miglioramento del sentiment non dovrebbe tradursi in un notevole incremento della produzione fino alla seconda metà dell’anno.
Domani i dati Bce sui salari dell’eurozona
Il rapporto tedesco arriva un giorno prima dei dati chiave sulle negoziazioni salariali dell’eurozona. Un report molto atteso, alla luce delle dichiarazioni rilasciate nei mesi scorsi dai funzionari della Bce, che più volte hanno sottolineato l’importanza di questi dati in chiave inflazionistica.
La preoccupazione, infatti, è che eventuali aumenti salariali più marcati delle previsioni possano ritardare i tentativi della banca centrale di riportare l’inflazione verso il target del 2%. La convergenza dei prezzi verso l’obiettivo fissato dalla Bce è il presupposto fondamentale affinché il Consiglio direttivo possa abbassare i tassi di interesse.
A rischio i tagli dei tassi Bce dopo giugno
Lagarde e colleghi hanno ormai confermato una riduzione di 25 punti base nella riunione del 6 giugno, ma hanno più volte ribadito che per il costo del denaro non esiste un percorso tracciato a priori e che le mosse successive dipenderanno dai dati via via in uscita.
I segnali provenienti dalla Germania suggeriscono una possibile accelerazione dei salari anche nel blocco dei 20 Paesi che adottano la moneta unica, incrementando i rischi di un minor allentamento monetario del previsto nella seconda metà dell’anno. Attualmente, i trader prezzano fra i 2 e i 3 tagli complessivi nel 2024, con la seconda mossa attesa fra settembre e ottobre.
Nel meeting del 6 giugno verranno anche diffuse le proiezioni aggiornate su crescita e inflazione della zona euro. Secondo le previsioni rilasciate a marzo, i funzionari vedono l’inflazione tornare verso l’obiettivo del 2% solo nella seconda metà del 2025.