Notizie Notizie Mondo Bce alza tassi, Lagarde ribatte a Meloni ma ancora nessun segnale QT. Boom di buy sui BTP

Bce alza tassi, Lagarde ribatte a Meloni ma ancora nessun segnale QT. Boom di buy sui BTP

27 Ottobre 2022 16:55

La Bce di Christine Lagarde tira dritto nella sua lotta contro l’inflazione dell’area euro, sfoderando il terzo rialzo consecutivo dei tassi, e il secondo consecutivo pari a +75 punti base. Nella conferenza stampa successiva all’annuncio della decisione, Lagarde risponde a tono a chi, in queste settimane, ha lanciato un attacco contro le sue decisioni di politica monetaria: il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la premier finlandese Sanna Marin.

“We have to do what we have to do”, è la sua risposta. Ovvero, “dobbiamo fare ciò che è necessario”. E quello che è necessario, scritto nel mandato della banca centrale, è assicurare la stabilità dei prezzi. Lagarde non vuole minimizzare il rischio di una recessione nel blocco, ma fa notare, allo stesso tempo, che, “a fronte del rischio recessione, c’è la realtà dell’inflazione”. Che rimane tuttora “troppo alta”.

Pur confermando il suo obiettivo di continuare ad alzare i tassi, Lagarde tuttavia non spaventa i mercati.

Tutt’altro:  lo spread BTP-Bund scivola al minimo in più di due mesi, ovvero da agosto, scendendo di 13 punti base fino a 209 punti base. I tassi sui BTP decennali segnano un tonfo al 4,0799% (prima della riunione della Bce viaggiavano attorno al 4,43%).

I mercati monetari placano le scommesse hawkish, e ora puntano su un picco del tasso sui depositi al 2,65%, rispetto a un valore vicino al 3% precedente la riunione del Consiglio direttivo della banca centrale.  I tassi dei Bund tedeschi a 10 anni scendono sotto la soglia del 2% per la prima volta dal 5 ottobre scorso.

Bce alza tassi depositi a record da 2009, ma niente batosta QT

La Bce di Christine Lagarde ha annunciato oggi un nuovo maxi rialzo dei tassi pari a +75 punti base,  dopo quello storico, il primo di quell’intensità dalla nascita dell’euro, dello scorso 8 ottobre.

D’altronde nell’area euro l’inflazione continua a galoppare: all’inizio di ottobre l’Eurostat ha annunciato che il tasso di inflazione annuo dell’area euro si è attestato al 9,9% a settembre rispetto al 9,1% di agosto. Un anno prima, il tasso era del 3,4%.

Oggi, giovedì 27 ottobre 2022, “il Consiglio direttivo ha deciso di innalzare di 75 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della BCE. Pertanto, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale saranno innalzati rispettivamente al 2,00%, al 2,25% e all’1,50%, con effetto dal 2 novembre 2022″, si legge nel comunicato pubblicato sul sito della Bce. All’1,5%, il tasso sui depositi è stato alzato così al livello più alto dal 2009. La Bce ha aggiunto, anche, che “il Consiglio direttivo prevede di alzare ulteriormente i tassi di interesse, per assicurarsi che l’inflazione torni al 2%”.

I tassi sono stati alzati dalla Bce per la terza volta consecutiva. Allo stesso tempo, l’istituzione con sede a Francoforte ha confermato l’intenzione di continuare a reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza acquistati nell’ambito del programma APP, che hanno un valore di 3,3 miliardi di euro, “per un periodo esteso di tempo”.

Così dicendo, la Bce ha allontanato lo spauracchio del QT, Quantitative Tightening, ovvero il processo con cui l’Eurotower, che negli ultimi anni con le operazioni ‘inverse’ del QE (Quantitative easing) ha gonfiato il proprio bilancio con i vari acquisti di BTP & Co,  iniziebbe a smobilizzare gli stessi asset. Una prospettiva che non piace a nessuno, a maggior ragione a mercati abituati fino a non molto tempo fa a essere drogati e sorretti dalla stampella della Bce (così come è stato nel caso della Fed).

Prima della carrellata odierna di annunci da parte della Bce, Frederik Ducrozet, responsabile della divisione di ricerca macroeconomica di Pictet Wealth Management, aveva scritto in una nota che, quando si tratta di QT, la noia è una buona notizia. Ovvero, ben vengano il nulla di fatto, il permamere dello status quo. A suo avviso, il QT sarà lanciato dalla Bce a partire dal secondo trimestre del 2023. Si tratterà di una manovra “prevedibile, graduale, passiva, a partire dalla fine dei reinvestimenti che avvengono con l’Asset Purchase Programme (APP) e senza procedere attivamente alla vendita di bond almeno nell’immediato”.

Bce modifica termini TLTRO III, conferma scudo anti-spread

Tra le novità emerse oggi, la decisione della Bce di Christine Lagarde di apportare modifiche, sempre in un’ottica di lotta contro l’inflazione, al programma di maxi prestiti alle banche TLTRO III.

Così recita il comunicato della banca centrale:

Il Consiglio direttivo ha deciso inoltre di modificare i termini e le condizioni applicati alla terza serie di operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (OMRLT-III)”. Lagarde ha ammesso che l’inflazione dell’area euro rimane ancora troppo alta ma ha anche reso noto che “abbiamo fatto progressi nel ridurre manovre accomodanti di politica monetaria”, aggiungendo di prevedere un ulteriore indebolimento dell’economia dell’Eurozona verso la fine dell’anno e gli inizi del 2023. Nessuna novità riguardo allo scudo anti-spread, salva BTP, come è noto in Italia, in generale lo strumento anti-frammentazione dell’area euro TPI: ‘Non ne abbiamo discusso affatto’ – ha tagliato corto la numero uno dell’Eurotower, ricordando che l’attivazione dello strumento dipende dal rispetto dei requisiti che sono stati già resi noti. Ricordiamo che lo scudo TPI può essere attivato solo se il paese di cui ne ha bisogno rispetta quattro condizioni:

  • Le regole fiscali dell’Unione europea
  • L’assenza di gravi squilibri macroeconomici.
  • La sostenibilità fiscale, dunque sostenibilità della traiettoria del debito.
  • La presenza di politiche macroeconomiche solide e sostenibili.

Bce, Lagarde a Meloni: “We have to do what we have to do”

Non poteva mancare, dopo il recente attacco del presidente del Consiglio Giorgia Meloni alle decisioni della Bce, una domanda a Lagarde sulle osservazioni che sono arrivate in generale da alcuni premier Ue, in particolare “dalla nuova premier italiana e dalla premier finlandese” Sanna Marin. La domanda è stata ripetuta due volte nel corso della conferenza stampa. Ma We have to do what we have to do. The central bank has to focus on its mandate. Our mandate is price stability”, ha risposto Lagarde, aggiungendo che se la recessione è un rischio,  l’inflazione è una realtà.

Così si era espressa il presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel discorso alla Camera, riguardo alle strette monetarie lanciate dalla Bce:

La decisione della Bce, al pari di altre banche centrali, per la prima volta dopo 11 anni, a rialzare i tassi di interesse è “da molti reputata una scelta azzardata e che rischia di ripercuotersi sul credito bancario a famiglie e imprese, e che si somma a quella già assunta dalla stessa Banca centrale di porre fine, a partire dal 1° luglio 2022, al programma di acquisto di titoli a reddito fisso sul mercato aperto, creando una difficoltà aggiuntiva a quegli Stati membri che hanno un elevato debito pubblico”, ha detto Meloni.

Immediata la reazione a livello internazionale, con Bloomberg News che aveva bollato subito le parole della Meloni come l’attacco più diretto lanciato fino a quel momento da parte di un politico della zona euro contro il rialzo dei tassi della Bce.

A tal proposito nelle ultime ore, interpellato dal quotidiano La Stampa, il numero uno di UniCredit Andrea Orcel ha commentato la frase di Meloni sulla Bce, rendendo nota anche la sua opinione sul presidente del Consiglio e, in generale, sul nuovo governo .

A lamentarsi della Bce è stata anche la premier finlandese Sanna Marin che, all’inizio di ottobre, aveva pubblicato una citazione su Twitter in cui affermava che qualcosa era “seriamente sbagliato con idee prevalenti di politica monetaria, quando le banche centrali proteggono la loro credibilità spingendo le economie in recessione”.

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E’ stata la stessa Lagarde alla fine di settembre a preannunciare l’intenzione di continuare “ad alzare i tassi nell’arco dei prossimi e diversi meeting” del Consiglio direttivo, confermando la determinazione della banca centrale a sconfiggere la fiammata dell’inflazione dell’Eurozona. Lagarde ha ricordato che l’obiettivo è di “riportare l’inflazione (dell’area euro) al 2% nel medio termine”.

Lo scorso 8 settembre, pochi giorni prima delle elezioni politiche italiane del 25 settembre, che hanno certificato la vittoria del centrodestra, la Bce aveva alzato i tassi dell’area euro di 75 punti base, con la stretta monetaria più forte dalla nascita dell’euro, in un contesto di guerra in cui secondo diversi economisti la recessione era già realtà.

Non aveva gradito quella maxi stretta monetaria Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia (FdI):

Sulla scelta che ha fatto oggi la Bce esprimo delle perplessità”, aveva così commentato Meloni durante la campagna elettorale – Anche la Federal Reserve – aveva detto Meloni – ha alzato i tassi per cercare di contenere l’inflazione, solo che lì c’è oggettivamente un’inflazione dovuta a una economia che corre, un’inflazione endogena si direbbe, mentre il caso dell’Europa è di un’inflazione esogena: un’inflazione che deriva dall’aumento del prezzo dell’energia, dall’aumento del prezzo delle materie prime”. Di conseguenza, continuava Meloni in un’intervista rilasciata a Sky Tg24, “in questo caso, aumentare i tassi temo che più che contenere l’inflazione possa comprimere ulteriormente un’economia che già sta stentando. È una scelta sulla quale mi interrogo e temo che non abbia il risultato che Christine Lagarde spera”.

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