Notizie Notizie Italia Banche italiane e le sfide sul tavolo nel 2018: addendum Bce, stress test, giustizia civile, Unione bancaria

Banche italiane e le sfide sul tavolo nel 2018: addendum Bce, stress test, giustizia civile, Unione bancaria

13 Marzo 2018 10:47

 

Dopo il risultato delle elezioni del 4 marzo, quali sono i rischi incombono sul futuro del sistema bancario? Quali sfide? Un tema affrontato da Filippo Diodovich, strategist di Ig, nello speciale dedicato alle banche tricolore post elezioni.

L’esperto ricorda che alla vigilia delle elezioni erano elevate le preoccupazioni dei banchieri su una possibile maggioranza di Governo guidata da un partito anti-establishment (M5S o Lega). Nonostante il successo elettorale dei due partiti la reazione a Piazza Affari delle banche è stata poco significativa. Appare più chiaro osservando il grafico dell’indice Ftse Italia Banche che prima del weekend elettorale quotava a 11900 punti e ora si attesta a 11950 punti. Effetto nullo. Quindi tutti i timori sono svaniti? Secondo Diodovich le paure non si sono dissolte. “La principale ragione della quiete sulle quotazioni delle banche a Piazza Affari – spiega lo strategist – risiede nel fatto che al momento non è chiaro cosa succederà nei prossimi mesi e rimane ancora molto probabile la formazione di un governo di scopo per permettere all’Italia di affrontare le prossime sfide in campo finanziario. Ecco le principali le sfide che le banche italiane si troveranno a fronteggia ne corso dell’anno.

Le sfide nel 2018

Primo appuntamento sarà la pubblicazione a metà marzo da parte della commissione di vigilanza europea (ECB Banking Supervision) condotta dalla francese Daniele Nuoy sulla versione definitiva dell’addendum sui non performing loans (Npl). In particolare sull’addendum lo strategist ritiene che “dovrebbe portare le banche italiane ad abbassare il rapporto NPE (rapporto tra ammontare di crediti deteriorati rispetto al totale crediti) al 10% nel breve periodo (periodo di tolleranza entro il 2020) e al 5% nel medio periodo (entro il 2022)”. “Intesa San Paolo e Unicredit non dovrebbero avere effetti negativi sul Cet1 Ratio dalle nuove regole sui NPL visti gli sforzi effettuati dalle due banche lo scorso anno grazie alla cessione di ingenti pacchetti di crediti deteriorati (ricordiamo anche la chiusura del Progetto Fino da parte di Unicredit una maxi cartolarizzazione di crediti in sofferenza ceduti ad altri soggetti finanziari) – afferma Diodovich -. Semaforo verde anche per Mediobanca e Credem”. Diverso il discorso per altri istituti. Scondo l’analisi di Ig “Banca Carige è la banca che più risentirà delle nuove regole stringenti della Bce. Saranno penalizzate anche Banco Bpm, Banca Mps e Popolare di Sondrio“.

La seconda questione da tenere in considerazione sono gli “stress test” che verranno eseguiti da parte dell’Eba sulle quattro principali banche italiane: Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco BPM e Ubi Banca. Negli ultimi giorni i manager delle banche italiano hanno espresso un forte dissenso sulle metodologie utilizzate. Nelle 150 pagine di note dell’EBA sulle tecniche utilizzate per effettuare gli stress test possiamo osservare come gli esperti dell’istituto centrale continuino a penalizzare maggiormente i crediti in sofferenza rispetto agli asset illiquidi (level 2 e level 3) che hanno un impatto marginale. Per avere un’idea le attività level 3 sono tutte quelle attività illiquide che non hanno un mercato di riferimento (derivati complessi, titoli strutturati ma anche obbligazioni). A detenere tali titoli “tossici” sono soprattutto le banche del nord Europa che risulterebbero quindi più competitive rispetto a quelle italiane. I risultati degli stress test saranno pubblicati a novembre.

Se il nuovo Governo non potrà fare nulla sulle nuove regole stringenti sui NPLs e sugli stress test della Bce avrà invece un ruolo determinante su altri aspetti del sistema bancario“, spiega Diodovich.

Il nuovo esecutivo dovrà proseguire l’iter legislativo sulla riforma della giustizia civile in particolare sulla riduzione dei tempi per le procedure di recupero dei crediti. Secondo uno studio recente della Banca Mondiale in Italia servono in media 1100 giorni per concludere tutte le vicende legali per recuperare un credito contro una media europea di 400 giorni.

Altro elemento che il nuovo Governo dovrà affrontare sarà l’unione bancaria in Europa. Dopo il raggiungimento dei due pilastri dell’unione bancaria (fondo di salvataggio per gestire le banche in crisi e vigilanza unica alla BCE) manca solamente l’ultimo pilastro ovvero la garanzia unica sui depositi. “È chiaro che un Governo M5S o Lega potrebbe essere intenzionato a porre ostacoli sul processo di integrazione europeo – affermano da Ig – Discorso diverso per un governo di scopo che non avrebbe alcuna ragione di interrompere il processo di unione bancaria.

 Valutazione sulle banche

“Crediamo che in caso di formazione di un governo di scopo il sistema bancario non evidenzierà forti ribassi – spiega Diodovich -. Le tensioni potrebbero essere focalizzate solamente su alcune banche sottocapitalizzate e con ingenti stock di non performing loans. Riteniamo che la bassa redditività di molti istituti porterà a una nuova stagione di fusioni/integrazioni”. E ancora, “manteniamo le nostre aspettative moderatamente positive su Mediobanca, Intesa San Paolo e Unicredit. Abbiamo una visione neutrale invece su Ubi Banca, Banco Bpm”.

Discorso diverso in caso di formazione di un governo guidato da un partito anti-establishment, con “il settore bancario che potrebbe mostrare un movimento ribassista significativo soprattutto nel lungo periodo quando le tensioni fra Europa e Italia potrebbero essere elevate e quando finirà lo scudo protettivo del piano di quantitative easing da parte della Bce (settembre 2018)”. Tra le banche più penalizzate Banca Mps (il Tesoro detiene circa il 70%) e Banca Carige.