Notizie Indici e quotazioni Smascherata la ‘Balena del Nasdaq’: è la giapponese SoftBank con i folli acquisti di opzioni call

Smascherata la ‘Balena del Nasdaq’: è la giapponese SoftBank con i folli acquisti di opzioni call

7 Settembre 2020 14:13

Beccata, praticamente con le mani nel sacco. “SoftBank unmasked as ‘Nasdaq whale’ that stoked tech rally”: “SoftBank smascherata come ‘la Balena del Nasdaq‘ che ha scatenato il rally dei tech”: è il titolo dell’articolo del Financial Times, che ha raccontato la bravata commessa da SoftBank.

Innanzitutto, è bene fare chiarezza sui protagonisti della vicenda. SoftBank è una società di investimenti giapponese che, negli ultimi anni, ha fatto scommesse enormi sulle start up del settore tecnologico, attraverso il fondo Vision Fund, del valore di $100 miliardi.

Il suo ruolo, nel fare incetta dei titoli della Silicon Valley, è conosciuto da tempo e dimostrato da una documentazione che dimostra come il gruppo, con il trascorrere degli anni, abbia deciso di allontanarsi dal settore telecom e puntare, piuttosto, su investimenti strategici nelle matricole tecnologiche, del calibro di Uber e WeWork.

Tuttavia, le indiscrezioni riportate nel fine settimana dal Financial Times e dal Wall Street Journal hanno rivelato l’enorme portata delle scommesse lanciate dal fondatore Masayoshi Son, che si sarebbe imbarcato in questi ultimi anni in un trading massiccio di strumenti derivati. In che modo? Attraverso una strategia chiamata “positive gamma” con cui avrebbe acquistato singoli azioni di società hi-tech e internet, per poi in un certo senso gonfiarle da solo, acquistando opzioni call sugli stessi titoli.

Trattandosi di opzioni call, si parla qui di strumenti derivati che assegnano al loro acquirente il diritto di acquistare titoli a una determinata data e in corrispondenza di un determinato prezzo. Ovviamente, il guadagno si realizza e aumenta nel momento in cui, al momento dell’acquisto, il titolo è scambiato sul mercato a un valore superiore rispetto a quello del prezzo concordato nel contratto di opzione: in questo modo, chi ha acquistato l’opzione call può fare incetta del titolo a un prezzo minore rispetto a quello che dovrebbe pagare se dovesse acquistare l’azione in Borsa.

Dal WSJ e FT: Softbank e l’acquisto di $4 MLD di opzioni call sui titani di Wall Street

Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, Softbank avrebbe acquistato 4 miliardi di dollari di opzioni relative a titoli di cui aveva precedentemente fatto incetta, del calibro di Amazon (AMZN), Microsoft (MSFT) e Netflix (NFLX). Citando fonti anonime, il quotidiano ha riferito che le opzioni hanno generato una esposizione di 50 miliardi di dollari circa.

Sia il WSJ che l’FT – il Financial Times è stato il primo quotidiano a riportare la storia – hanno suggerito che proprio le opzioni di SoftBank avrebbero determinato in parte il recente rally di Wall Street, portando sia il Nasdaq Composite che lo S&P 500 a inanellare valori record continui, a cadenza quasi quotidiana, grazie alla forte incidenza che, sui listini, è rappresentata da una manciata di titoli tecnologici.

Basti pensare che alcune azioni che hanno testato anch’esse record storici incidono sullo S&P 500 per un quarto del suo valore. L’FT ha descritto la strategia della holding del Giappone una scommessa “pericolosa”.

“Queste sono tra le operazioni di trading più significative a cui abbia assistito nell’arco degli ultimi 20 anni di attività – ha commentato il gestore di un hedge fund che si concentra sul trading dei derivati – I flussi sono enormi”.

Nei piani dell’alta finanza qualcosa di strano, per la precisione la forte impennata degli acquisti di call option, era stato già notato nelle ultime settimane, vista la presenza di misteriose operazioni di trading che avrebbero, secondo molti, esacerbato il cosiddetto melt-up, avvenuto durante l’estate, di diversi titoli tecnologici.

Un recente rapporto di Goldman Sachs riportato dall’FT ha citato, in particolare, che il valore complessivo nominale delle opzioni call lanciate su singoli titoli Usa si è attestato, nelle ultime due settimane, a $335 miliardi, più del triplo della media del periodo compreso tra il 2017 e il 2019.

Il boom del trading retail ha ricoperto un ruolo sicuramente rilevante nell’euforia che ha interessato Wall Street, ma chi se ne intende ha fatto notare che la dimensione degli ultimi acquisti sulle opzioni che si sono riversati sul mercato è stata troppo grande per essere stata alimentata dagli investitori retail.

Oltre alla dimensione, “l’aggressività del buyer misterioso delle call, unita alla fase di stanca nel trading tipica dell’estate, è stata un importante fattore non solo nello scatenare i rialzi di molti nomi dei Big Tech, ma lo stesso rialzo del mercato azionario Usa“, stando a quanto ha commentato al quotidiano britrannico Charlie McElligott, strategist di Nomura.

“Wall Street rimane tuttora in pericolo, e quei flussi sono ancora là fuori”. E comunque, a parte i rumor, ci sono anche i dati. L’FT riporta che, stando alle documentazioni depositate presso la Securities and Exchange Commission lo scorso mese, SoftBank ha acquistato quasi $2 miliardi di azioni Amazon, Alphabet, Microsoft e Tesla; investimenti il cui acquisto è stato in parte finanziato dal cash che la holding giapponese ha raccolto con il programma di vendite di asset per $41 miliardi lanciato dal collasso delle sue quotazioni, durante il terremoto di mercato provocato dal Covid-19.

Quella vendita di asset è stata decisa nell’ambito del piano annunciato dal gruppo, lo scorso marzo, sull’intenzione di raccogliere 4,5 trilioni di yen, l’equivalente di $42 miliardi. Inevitabile il crollo del titolo Softbank, precipitato alla borsa di Tokyo più del 7% nella sessione odierna, con $8 miliardi di valore di mercato andati in fumo.