Notizie Notizie Mondo Fmi: valutazioni bond e azioni appaiono ‘tirate’, gap economia-mercati un rischio per stabilità finanziaria

Fmi: valutazioni bond e azioni appaiono ‘tirate’, gap economia-mercati un rischio per stabilità finanziaria

25 Giugno 2020 16:24

Niente paura, almeno per quanto riguarda le presunte e temute bolle nei mercati finanziari: non ci sono. E’ vero però che sia i prezzi delle azioni che dei bond appaiono “tirati” e che esiste una discrepanza tra il sentiment bullish che ha contagiato gli investitori e le enormi incertezze sull’intensità e sulla velocità della ripresa economica globale. Questo divario rappresenta un rischio per la stabilità finanziaria globale. E’ quanto emerge dall’aggiornamento del rapporto Global Financial Stability, ovvero dal report sulla stabilità finanziaria globale, appena diffuso dal Fondo Monetario Internazionale.

L’Fmi avverte così che “alcuni fattori potrebbero scatenare il repricing degli asset rischiosi, fenomeno che potrebbe aggiungere alla recessione dell’economia senza precedenti (prevista per il 2020) anche lo stress finanziario”.

Detto questo,  “le bolle sono un concetto lievemente diverso” rispetto a quanto si sta verificando sui mercati, ha detto Tobias Adrian, numero uno del dipartimento dei mercati monetari e di capitali dell’Fmi. L’Fmi non intravede insomma prove concrete di eventuali bolle speculative che si starebbero formando sui mercati finanziari globali.

E’ vero che il sostegno delle banche centrali ha contribuito in maniera importante al recupero dei prezzi degli asset rischiosi:

“Gli interventi pronti e decisi delle banche centrali volti a fronteggiare le gravi condizioni di stress dei mercati hanno migliorato il sentiment di mercato, incluso quello dei mercati emergenti, dove le operazioni di acquisti di asset sono state dispiegate per la prima volta, contribuendo ad allentare le condizioni finanziarie”,  che sono diventate “più accomodanti”, si legge nel Global Financial Stability dell’Fmi. Ma il rischio di insolvenze e fallimenti “è grande” visto che, così come diverse istituzioni fanno notare, diverse saranno le aziende che, alle prese con la pesante crisi economica, non riusciranno a rimborsare i prestiti a loro concessi dalle banche.

Non per niente “gli elevati livelli dei debiti potrebbero diventare in alcuni casi ingestibili, e le perdite risultanti dai fallimenti potrebbero mettere alla prova la resilienza delle banche, in alcuni paesi”. E non si può non pensare in questo caso all’Italia, visto che gli NPL (crediti deteriorati) si confermano  tra le croci più pesanti da portare per le banche del paese.

In particolare, a diventare ingestibili, potrebbero essere i debiti emessi dalle aziende, i corporate bond, che continuano a crescere da anni, a fronte di un rialzo che interessa però anche i default sugli stessi,  schizzati al record dalla crisi finanziaria del 2008.

Di conseguenza, il suggerimento dell’Fmi è che, “nel continuerare a sostenere l’economia reale, le autorità monitorino attentamentre le vulnerabilità finanziarie e tutelino la stabilità finanziaria”. In ogni caso, “alcune vulnerabilità del sistema finanziario potrebbero essere cristalizzate dalla pandemia COVID-19”.

In definitiva, c’è questo scostamento sempre notevole, ravvisato anche negli anni precedenti, tra la realtà dell’economia e quella dei mercati.

Nel report l’Fmi scrive chiaramente che la sensazione è che “i mercati stiano scommettendo su una veloce ripresa a “V” dell’economia, così come emerge dalle stime del consensus sugli utili delle società scambiate sull’indice S&P 500″.

Tuttavia, “i recenti dati economici e gli indicatori di High Frequency indicano una contrazione più profonda delle attese, come è stato discusso in occasione della pubblicazione dell’aggiornamento del World Economic Outlook”. Proprio questo “ha creato una divergenza tra i prezzi del rischio sui mercati finanziari e le prospettive economiche, visto che gli investitori continuano a scommettere su un sostegno continuo e senza precedenti da parte delle banche centrali”.

Di conseguenza, questo gap tra i mercati e l’economia reale aumenta il rischio di un’altra correzione nei prezzi degli asset rischiosi, nel caso in cui l’appetito degli investitori dovesse smorzarsi. E questo fattore potrebbe minacciare la ripresa”.