News Notizie Indici e quotazioni Wall Street futures: borsa Usa punta alla rimonta dopo scossa Apple. Rimane alert da curva rendimenti Treasuries

Wall Street futures: borsa Usa punta alla rimonta dopo scossa Apple. Rimane alert da curva rendimenti Treasuries

19 Luglio 2022 13:42

Wall Street pronta alla rimonta in un momento in cui l’unica certezza sui mercati sembra portare il nome di volatilità. Ieri la borsa Usa ha fatto un brusco dietrofront pagando le indiscrezioni dell’agenzia Bloomberg su Apple. Secondo i rumor la Big Tech Usa starebbe valutando un piano per rallentare gli investimenti e le assunzioni in alcune sue divisioni, in vista di una recessione vista come sempre più probabile in Usa e nel mondo.

Il Dow Jones Industrial Average è sceso di 215,65 punti (-0,69%), a 31.072,61 punti; lo S&P 500 è arretrato dello 0,84% a 3.830.85, il Nasdaq Composite ha ceduto lo 0,81% a 11.360,05.

Il titolo Apple, che ieri ha chiuso in calo di oltre -2%, è in lieve ripresa in pre-mercato. Alle 13.40 ora italiana circa, i futures sul Dow Jones salgono dello 0,62%, quelli sullo S&P 500 avanzano dello 0,78%, quelli sul Nasdaq sono in rialzo dello 0,80%.

Poco fa sono stati resi noti i risultati di bilancio del colosso americano dell’healthcare e produttore anche di vaccini anti-Covid Johnson & Johnson; la multinazionale americana ha annunciato utili e un fatturato relativi al secondo trimestre del 2022 migliori delle attese degli analisti, tagliando tuttavia contestualmente l’outlook sui profitti dell’intero anno, a causa dell’impatto negativo del super dollaro.

Gli utili di J&J sono scesi nel trimestre compreso tra aprile e giugno del 23,3% a $4,81 miliardi, o $1,80 per azione, dai $6,28 miliardi, o $2,35 per azione, dello stesso trimestre dell’anno precedente. Le stime sull’eps-utile per azione dell’intero 2022 sono state abbassate al range compreso tra $10 e $10,10, dalla precedente forchetta compresa tra $10,15 e $10,35.

L’outlook sul fatturato del 2022 è stato abbassato al range compreso tra $93,3 e $94,3 miliardi dalla precedente forchetta compresa tra $94,8 e $95,8 miliardi. Debole il titolo in premercato.

Il super-dollaro si è confermato fattore negativo anche per altre multinazionali americane, come Microsoft e Coca-Cola, che hanno già lanciato un alert sull’impatto ribassista che la solidità della valuta americana avrà sul fatturato incassato nei paesi non Usa.

Sempre il super dollaro ha inciso negativamente sulla trimestrale di IBM, il cui titolo in premercato perde quasi -6%.

Il gruppo Usa attivo nel settore degli hardware e dei servizi ha annunciato di aver riportato nel secondo trimestre dell’anno utili e un fatturato migliori delle attese, lanciando tuttavia un avvertimento sull’impatto che il Super dollaro avrà sul suo bilancio nel corso dell’anno, calcolato in 3,5 miliardi di dollari. In particolare il direttore finanziario James Kavanaugh ha avvertito gli analisti che il forex colpirà il fatturato del 6% circa quest’anno, rispetto alle precedenti stime di una perdita calcolata tra il 3% e il 4%.

Nel vivo della stagione delle trimestrali, l’attesa a Wall Street si concentra anche su Netflix, la Big Tech che riporterà la trimestrale dopo la fine della giornata di contrattazioni.

Nei prossimi giorni toccherà, tra gli altri, a Tesla, United Airlines, American Airlines, Snap, Twitter e Verizon.

Ieri il sentiment inizialmente positivo di Wall Street è stato sostenuto da alcune indiscrezioni riportate dal Wall Street Journal, secondo cui la Fed di Jerome Powell sarebbe pronta ad alzare i tassi sui fed funds Usa di 75 punti base nella prossima riunione del Fomc, il suo braccio di politica monetaria. A seguito della pubblicazione, la scorsa settimana, dell’indice dei prezzi al consumo Usa di giugno, che ha confermato l’ennesima fiammata dell’inflazione, i mercati avevano iniziato a scommettere su una stretta ancora più aggressiva, fino a +100 punti base. Se la Fed di Jerome Powell si appresta a essere meno hawkish, la Bce di Christine Lagarde sembra invece farsi più falco nella sua lotta contro l’inflazione.

Dopodomani giovedì 21 luglio ci sarà la riunione tanto attesa del Consiglio direttivo della Banca centrale europea che, oltre a culminare nel primo rialzo dei tassi in più di un decennio, annuncerà anche, secondo le attese, lo strumento anti-frammentazione dell’area euro, ovvero uno scudo anti-spread salva Btp.

Attenzione all’Italia, nel pieno dell’ennesima crisi di governo, dopo le dimissioni del presidente del Consiglio Mario Draghi, rifiutate dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Draghi si presenterà domani alle Camere, con le sue comunicazioni ed il successivo dibattito sulla fiducia con il voto, che partiranno al Senato.

Sotto i riflettori le relazioni Usa-Cina, dopo la pubblicazione dei dati diramati dal dipartimento del Tesoro Usa, da cui è emerso che, nel mese di maggio, le partecipazioni nel debito Usa detenute dalla Cina sono scese sotto la soglia di $1 trilione per la prima volta in 12 anni, in un contesto in cui la prospettiva di nuovi rialzi dei tassi da parte della Fed di Jerome Powell rende i Treasuries Usa meno appetibili.

Portando avanti un trend che ha preso il via all’inizio del 2021, le partecipazioni cinesi di titoli di stato Usa sono scese, di fatto, a $980,8 miliardi, in calo di quasi $23 miliardi rispetto al mese di aprile e in flessione di quasi $100 miliardi, o del 9%, su base annua. E’ la prima volta dal maggio del 2010 che le quote cinesi in debito Usa scendono sotto la soglia di $1 trilione. E’ il Giappone ora il principale detentore di debito Usa.

A proposito di Treasuries Usa, la curva dei rendimenti del tratto 2-10 anni rimane invertita, fattore che contribuisce a innervosire ulteriormente gli investitori, visto che l’inversione del tratto viene considerata tradizionalmente fenomeno che anticipa l’arrivo di una recessione. I tassi dei Treasuries decennali sono in rialzo al 2,984%, a fronte dei 3,164% dei tassi a due anni.