Notizie Notizie Mondo Tassi, Fed e inflazione. L’alert di Steven Roach sul Pil Usa: ‘un miracolo’ per sventare una recessione

Tassi, Fed e inflazione. L’alert di Steven Roach sul Pil Usa: ‘un miracolo’ per sventare una recessione

30 Agosto 2022 10:55

Parola di Steven Roach, ex presidente di Morgan Stanley Asia, tra le voci più ascoltate dal mondo della finanza, professore senior alla Yale University ed ex economista presso la Federal Reserve: gli Stati Uniti hanno bisogno di “un miracolo” per sventare una recessione. Secondo Roach, la verità è che l’economia Usa non avrebbe alcuna via di scampo e la crescita negativa riportata nel primo semestre del 2022 potrebbe confermarsi  solo l’inizio di una crisi che potrebbe durare fino al 2024. E ovviamente l’America non sarebbe un caso isolato: l’economista prevede infatti una recessione globale.

Tornando agli Usa, secondo Roach il numero uno della Fed Jerome Powell avrebbe le mani legate al punto che, al fine di sfiammare l’inflazione, finirà per essere costretto ad adottare l’approccio del suo predecessore Paul Volcker che, all’inizio degli anni ’80, alzò i tassi in modo aggressivo per combattere il persistere del boom dei prezzi.

“Guardate indietro a quel tipo di sofferenza che Paul Volcker fu costretto a infliggere all’economia americana per estirpare l’inflazione. Fu costretto a far salire il tasso di disoccupazione fino a oltre il 10%”.

Ma c’è un modo che eviti il Volcker shock , così come è stato anche definito?

L’unico modo per non arrivare a quel punto è un atteggiamento della Fed che, con Jerome Powell, mantenga fede alla sua parola, rimanga dunque concentrata sulla disciplina e porti quel tasso reale sui fed funds in territorio restrittivo. Un territorio restrittivo che è molto distante rispetto al punto in cui ci troviamo in questo momento”, ha sentenziato Roach.

Roach: tasso disoccupazione salirà fino al…

Va detto che, finora, il tasso di disoccupazione made in Usa sta dando una decisa prova di resilienza, rimanendo al 3,5%, minimo dal 1969, nonostante i forti rialzi dei tassi inaugurati dalla Fed di Jerome Powell.

Certo, bisogna ancora attendere i numeri che saranno diffusi questa settimana, venerdì 2 settembre, quando il dipartimento del Lavoro Usa diffonderà il report occupazionale relativo al mese di agosto. Roach crede in ogni caso che il tasso di disoccupazione Usa sia destinato a puntare verso l’alto.

“Probabilmente deve salire al di sopra del 5%, e speriamo non molto oltre. Potrebbe arrivare al 6%“.

D’altronde, con il suo discorso a Jackson Hole proferito la scorsa settimana, Powell non ha indorato la pillola: le strette monetarie della Fed potranno essere tali da causare una certa sofferenza all’economia Usa e al mercato del lavoro.

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Secondo Roach, il momento chiave arriverà con la capitolazione dei consumatori americani di fronte alla piaga della tassa più crudele a cui stanno facendo fronte: quella dell’inflazione. Tale capitolazione scatenerà una riduzione delle spese per consumi, che si riverberà in tutta l’economia Usa, creando per l’appunto sofferenza nel mercato del lavoro.

“Assisteremo a una flessione cumulativa dell’economia (Pil Usa) di circa -1,5%/-2%. E il tasso di disoccupazione dovrà salire come minimo di 1-2 punti percentuali”, profetizza Steven Roach.

“Si tratterà di una recessione diffusa”.

Borsa Usa ha preso un abbaglio? Alert Goldman snobbato

In tutto questo l’impressione è che i mercati finanziari, in particolare l’azionario Usa e mondiale, abbiano preso davvero un grande abbaglio. Un chiaro avvertimento era stato tra l’altro lanciato all’inizio di agosto proprio da Goldman Sachs, che aveva parlato del rischio di una scommessa prematura, che avrebbe avuto un effetto boomerang.

Così è, tanto che, nel commentare la reazione disastrosa di Wall Street al discorso di Powell, Rod von Lipsey, managing director di UBS Private Wealth Management,  si è così espresso in una nota riportata dalla Cnbc:

“Gli investitori stanno realizzando che la Fed è seria nell’obiettivo di ridurre l’inflazione, anche se i dati recenti sembrano suggerire che l’inflazione stia iniziando a scendere. Riteniamo che il rally estivo del mercato sia stato effimero, e continuiamo a raccomandare agli investitori di rimanere selettivi e di focalizzarsi su settori difensivi dell’azionario come l’health care e le azioni che pagano dividendi“.

Fed, Kashkari contento del crollo di WS post Powell

Restando in tema di serietà, il presidente della Fed di Minneapolis ha detto addirittura di essere contento di come la borsa Usa ha reagito al discorso di Powell. Nel corso del podcast Odd Lots di Bloomberg, Neel Kashkari lo ha ammesso: “In realtà sono stato contento di vedere in che modo il discorso del presidente di Powell di Jackson Hole è stato recepito. La gente ora capisce la serietà del nostro impegno a far tornare l’inflazione al 2%”.

Nella sessione di venerdì scorso, tutti e tre gli indici benchmark della borsa Usa – Dow Jones, Nasdaq Composite e S&P 500 – hanno perso più del 3% dopo che, in occasione del simposio annuale di Jackson Hole, Powell ha garantito che la lotta contro l’inflazione continuerà con ulteriori rialzi dei tassi.

Il Fed:”>sell off brutale che si è accanito contro Wall Street ha portato il Dow Jones a crollare di 1.008 punti, poco più del 3%, soffrendo la sessione peggiore dal mese di maggio. Lo S&P 500 e il Nasdaq Composite hanno riportato venerdì scorso tonfi rispettivamente del 3,4% e del 3,9%, concludendo la seduta peggiore dal mese di giugno.

E ieri la borsa Usa è scesa ancora. Oltre a manifestare ‘soddisfazione’ per la reazione del mercato, Kashkari ha detto che la Fed continuerà nel suo percorso di politica monetaria restrittiva “per un po’ di tempo”, al fine di fermare l’impennata dell’inflazione, che viaggia a un ritmo superiore di tre volte rispetto all’obiettivo della banca centrale Usa, pari al 2%.

Kashkari ha ricordato inoltre che, “certamente, non ero stato entusiasta nel vedere che il mercato azionario aveva reagito con un rally dopo il nostro ultimo meeting del Fomc”.

Il riferimento è al rally che Wall Street ha riportato subito dopo l’annuncio della Fed, seguito alla riunione del 26-27 luglio del Fomc, il braccio di politica monetaria della banca centrale Usa.

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In quell’occasione, la stretta monetaria  è stata di 75 punti base per la seconda volta consecutiva, e ha portato i tassi sui fed funds Usa nel nuovo range compreso tra il 2,25% e il 2,5%, al record dalla fine del 2018: insieme, le strette monetarie di giugno e di luglio hanno rappresentato i rialzi consecutivi dei tassi più consistenti, da quando la Fed ha iniziato a utilizzare i tassi overnight alla stregua di principale strumento di politica monetaria, all’inizio degli anni ’90. E potrebbe essere, per l’appunto, solo l’inizio.