Notizie Notizie Italia Risk on: “perchè il mercato non sembra muoversi in modo insensato”. I fattori chiave spiegati dall’esperto

Risk on: “perchè il mercato non sembra muoversi in modo insensato”. I fattori chiave spiegati dall’esperto

19 Marzo 2024 10:59

Spia accesa su “risk on” sui mercati, con i radar degli investitori orientati verso gli asset più rischiosi. Una fase di propensione al rischio che ha caratterizzato questo primo scorcio di 2024, con i mercati azionari che hanno registrato nuovi record e il bitcoin in rally. Al contempo si è assistito alla corsa dell’oro che ha registrato un massimo storico oltre quota 2.100 dollari l’oncia. Bene rifugio per eccellenza in cui gli investitori si rifugiano, appunto, nelle fasi di “risk off”, quando si innesca il cosiddetto “flight to qulity” (citando il fenomeno in cui gli investitori preferiscono puntare sugli asset meno rischiosi). I “soliti meccanismi” sui mercati sembrano essersi inceppati, “sale tutto o quasi” in un contesto guidato dal calo dell’inflazione e dall’attesa per l’avvio del ciclo di tagli dei tassi da parte delle principali banche centrali.

In tal senso in settimana si guarda agli Stati Uniti, con un focus sulla riunione del Fomc, il braccio operativo della Federal Reserve (Fed), che si riunirà oggi e domani. Un meeting durante il quale gli investitori cercheranno spunti sulle tempistiche di taglio dei tassi (con le attese che continuano a spostarsi sempre più in là) e scandaglieranno le nuove proiezioni economiche e le indicazioni sui dot plot (grafico a punti, che segnala le intenzioni della Fed sui tassi).

E intanto oggi è arrivata la svolta storica del Giappone, che rappresenta l’eccezione nel panorama delle banche centrali globali che sono ora alle prese con l’avvio del ciclo di tagli dei tassi dopo la fase restrittiva che ha caratterizzato parte del 2022 e del 2023. La Bank of Japan (BoJ) ha, infatti, messo fine ufficialmente all’era dei tassi negativi (primo rialzo dal 2007).

Ma cosa sta succedendo sui mercati? Quali sono le motivazioni principali che stanno sostenendo e alimentando questa fase? Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie d’investimento di SoldiExpert SCF, ha fatto il punto.

“Sale tutto”? Non proprio, quali sono i “vincitori e vinti”

“Non tutte le azioni salgono, e le società tech senza profitto subiscono perdite significative. Il mercato non sembra muoversi così in modo ‘insensato’ come potrebbe apparire e anche a livello di rotazione settoriale nelle ultime settimane stiamo assistendo a diversi cambi di guardia“. È di questo parere avverte Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie d’investimento di SoldiExpert SCF, che avverte:

“È apparentemente facile cadere nell’errore di ritenere che in questo periodo ‘tutto sale’ sul mercato. Tuttavia, una lettura più attenta rivela un quadro molto più sfaccettato. I mercati azionari mostrano in realtà da diversi trimestri vincitori e vinti e andamenti anche contrastanti“. I record dei listini di diversi mercati possono essere attribuiti a diversi fattori, tra cui la speranza di un calo dei tassi di interesse chiave, il boom dell’intelligenza artificiale e risultati finanziari aziendali migliori del previsto.

Sotto la lente sempre i movimenti e performance di quelli di quelli che sono i cosiddetti “Magnifici 7 Usa”. Gaziano segnala, infatti, che “rispetto allo scorso autunno dove solo pochissimi titoli (in particolare i “magnifici 7” statunitensi) trainavano in modo sostanziale il mercato azionario statunitense e di riflesso l’indice Msci Word qualcosa è mutato. Nvidia da sola è ora responsabile di quasi un terzo del rialzo dell’S&P 500 dall’inizio dell’anno, mentre gli altri beneficiari dell’intelligenza artificiale Meta Platforms e Microsoft sono responsabili di quasi la metà. Molto meno di prima”.

Ma c’è un’altra notizia positiva da tenere a mente: gli indicatori sull’ampiezza del mercato mostrano che il mercato rialzista dell’S&P 500 è ora nuovamente sostenuto dalla maggior parte delle aziende. E un segnale incoraggiante è fornito dall’indicatore di quanti singoli titoli dell’S&P 500 vengono scambiati al di sopra della propria media a 200 giorni.

Gaziano si sofferma anche su quei settori e titoli le cui performance non sono state brillanti negli ultimi mesi. “Contrariamente alla percezione comune che “tutto sale” in Borsa, gli azionari tecnologici che non generano utili hanno subito pesanti perdite nel mercato, continuando a calare anche all’inizio del 2024. L’indice delle aziende tecnologiche in perdita elaborato da Goldman Sachs che è crollato di un notevole 18% solo quest’anno,  il peggior trimestre dal 2022″, cita Gaziano indicando anche “come alcuni comparti o megatrend che erano stati impacchettati in fondi ed ETF che da inizio anno (e non solo) stanno prendendosi delle sberle fra il – 10 e il – 20%”.

Il (potenziale) game changer si chiama sempre inflazione

Alla domanda quanto potrebbe durare questo scenario rialzista? Gaziano spiega: “prevedere con certezza quanto potrà durare l’attuale corsa rialzista del mercato è un po’ ambizioso. L’ex presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan, nel 1996 preoccupato per la forte salita dei mercati parlava di ‘esuberanza irrazionale’. Nonostante quel pronostico, i mercati addirittura hanno accelerato fino al 2020 e sono quadruplicati prima del crollo”.

Insomma, bisogna tenere sempre la guardia alta perchè lo scenario potrebbe mutare. Quello che “attualmente potrebbe interrompere lo scenario rialzista dei mercati è un aumento dell’inflazione. “Se l’inflazione dovesse tornare a salire e non fosse controllata, avrebbe delle implicazioni sui tassi di interesse e, di conseguenza, sulle imprese. Potrebbe inoltre influenzare l’andamento dei mercati in generale“, spiega l’esperto rimarcando come “gli utili aziendali siano, infatti, visti in progresso, seppure lo spauracchio che può agitare maggiormente i mercati resta un aumento dell’inflazione”. Certo, se uno sviluppo di questo tipo si verificasse significherebbe che il taglio dei tassi di interesse previsto in Europa come negli Usa potrebbe richiedere molto più tempo e costringerebbe anche molto di più le aziende ad aumentare i salari (in Europa come negli Stati Uniti) per tenere il passo, riducendo i margini.