Notizie Notizie Italia Poste e i temi sul tavolo in avvio 2024: mossa Governo su privatizzazioni, conti e nuovo piano

Poste e i temi sul tavolo in avvio 2024: mossa Governo su privatizzazioni, conti e nuovo piano

Pubblicato 15 Febbraio 2024 Aggiornato 16 Febbraio 2024 12:17

Si avvicina anche per Poste Italiane l’appuntamento con risultati finanziari in arrivo a fine febbraio. Dopo l’avvio del 2024 nel segno delle notizie relative al “capitolo privatizzazioni” di una quota del gruppo da parte del governo, le prossime settimane saranno dedicate ai numeri e alle strategie societarie del gruppo guidato da Matteo Del Fante (nella foto).

Prima arriveranno i conti preliminari che il consiglio di amministrazione approverà il prossimo 28 febbraio (il giorno successivo, prima dell’avvio degli scambi verranno comunicati al mercato; con la conference call prevista per le 12), poi il 20 marzo è previsto il Capital Markets Day (CMD) per la presentazione del nuovo piano strategico del gruppo e dei nuovi target finanziari di medio termine.

Preview Poste: cosa si attendono gli analisti

A inizio novembre in occasione dei risultati del terzo trimestre 2023, Poste Italiane avevano presentato al mercato conti lievemente migliori delle attese e aveva annunciato la decisione del management di rivedere al rialzo la guidance. Ma come si appresta a chiude l’intero esercizio e il quarto trimestre?

Stando alle stime del consensus Bloomberg nell’ultimo scorcio del 2023, il gruppo guidato da Matteo Del Fante dovrebbe registrare ricavi per 3,14 miliardi di euro e un utile netto rettificato in flessione a 365,3 milioni. Nel periodo in esame il risultato operativo è invece visto a 509,6 milioni, con un Ebitda di 716,5 milioni.

Allagando lo sguardo a numeri per l’intero esercizio 2023, il consensus raccolto da Bloomberg vede i ricavi oltre quota 12 miliardi di euro e utili netti rettificati a 1,89 miliardi. Quanto all’Ebit e all’Ebitda sono, invece, attesi rispettivamente a quota 2,6 miliardi e 3,47 miliardi.

In occasione della pubblicazione dell’ultima trimestrale, lo scorso 7 novembre, il ceo Matteo Del Fante ha annunciato il miglioramento della guidance da parte del gruppo:

“Grazie al nostro modello di business collaudato che fa leva sulla diversificazione, conseguiamo costantemente risultati finanziari superiori rispetto agli obiettivi, trainati dalla performance commerciale e dalla razionalizzazione dei costi. Sulla base di questi solidi risultati, siamo lieti di rivedere al rialzo la nostra guidance sul risultato operativo (Ebit) per il 2023, dall’obiettivo originario di 2,5 miliardi a 2,6 miliardi”.

Le attese di Equita

Per il quarto trimestre 2023 gli analisti di Equita si attendono ricavi a 3,14 miliardi (+3% a/a, in linea con il consensus), con un Ebit di 502 milioni (+56% a/a) con dei trend coerenti con la guidance di Ebit per il 2023 (2,6 miliardi).

Entrano più nel dettaglio delle varie divisioni e stimano per la voce “servizi di corrispondenza, pacchi e distribuzione”, con ricavi 985 milioni (-2% a/a) con il normale calo nei volumi della corrispondenza in parte mitigato da aumento prezzi mentre parcel dovrebbero mostrare ricavi flattish. A livello di Ebit gli esperti della sim milanese indicano una perdita di 198 milioni nel trimestre (e 44 milioni nell’intero esercizio) che sconta oltre 100 milioni di accantonamenti per le uscite anticipate del personale e la parte residua del bonus one-off annunciato nel terzo trimestre.

Lato “servizi finanziari” i ricavi sono attesi a 1,3 miliardi (+11% a/a), con l’Ebit visto a 200 milioni, mentre per i servizi assicurativi Equita si attende dei numeri in progressione a doppia cifra rispetto al terzo trimestre 2023 (ricavi ed Ebit rispettivamente a 427 e 377 milioni).

Per i “servizi di pagamento e mobile” Equita vede “una solida crescita a doppia cifra del business digital payments mentre il business mobile dovrebbe mostrare una crescita low single digit“. Nel complesso ricavi per 406 milioni (+14% a/a), con Ebit di 123 milioni (+12% a/a).

Privatizzazioni e la mossa del Governo

Sul finire del mese di gennaio è arrivato anche l’annuncio ufficiale dell’esecutivo Meloni sulla quota in Poste Italiane. Nel capitolo privatizzazioni, il consiglio dei ministri ha approvato la cessione di una partecipazione detenuta dal ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) in Poste Italiane, nell’ambito di una strategia più ampia per ridurre il debito pubblico attraverso la vendita di partecipazioni statali.

Nel lungo comunicato, alla voce “partecipazioni statali” si legge: “Il Consiglio dei Ministri ha approvato, in esame preliminare, un provvedimento che regolamenta l’alienazione di una quota della partecipazione detenuta dal Ministero dell’economia e delle finanze nel capitale di Poste Italiane S.p.a., tale da mantenere una partecipazione dello Stato, anche indiretta, che assicuri il controllo pubblico. Le modalità di alienazione tenderanno anche a favorire la tutela dell’azionariato diffuso e la stabilità dell’assetto proprietario”.

Attualmente, il Tesoro ha in mano una quota del 29,26% in Poste mentre Cassa Depositi e Prestiti (CDP) ha una quota del 35%, a sua volta controllata dal Mef, e per la residua parte da investitori istituzionali e retail. Di conseguenza, per il Mef il totale controllo diretto ed indiretto è pari 64,26%.

Secondo alcune indiscrezioni riportate da “Il Sole 24 Ore” dopo la mossa del Mef, l’operazione di privatizzazione, che avverrebbe tramite OPV, dovrebbe partire dopo la presentazione del piano del 20 marzo con un roadshow ad aprile e l’offerta vera e propria a maggio, che durerà un paio di settimane.

Intanto la scorsa settimana, durante il question time al Senato, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha precisato che la vendita della quota “verrà realizzata quando le condizioni di mercato saranno tali da garantire che le cessioni tutelino l’interesse generale. Non è allo stato possibile individuare l’ammontare dei relativi proventi”.