Notizie Dati Macroeconomici Pmi eurozona: inflazione servizi un problema per la Bce

Pmi eurozona: inflazione servizi un problema per la Bce

23 Maggio 2023 12:17

L’attività economica dell’eurozona ha registrato un parziale rallentamento a maggio, il primo da ottobre 2022, pur continuando a segnalare una crescita complessiva. La divergenza fra il settore manifatturiero e quello terziario si fa sempre più evidente, fornendo un motivo di preoccupazione per la Bce che monitora con attenzione l’inflazione nel comparto dei servizi.

Pmi manifatturiero in calo, servizi ancora solidi

La lettura flash di maggio relativa all’indice HCOB Pmi manifatturiero dell’eurozona ha fatto segnare un valore di 44,6 punti, a fronte dei 45,8 di aprile e i 46,0 previsti dagli analisti. Per l’indicatore si tratta del valore più basso da tre anni a questa parte.

Per quanto riguarda il terziario, invece, il Pmi servizi si è attestato a 55,9 punti, continuano a segnalare una solida espansione. Ricordiamo, infatti, che un valore sopra i 50 punti indica una crescita dell’attività economica in questione, mentre un dato sotto tale soglia corrisponde ad una contrazione. Il Pmi servizi è risultato lievemente inferiore ai 56,2 punti di aprile, ma superiore ai 55,5 punti mediamente previsti dagli analisti.

Il Pmi composito, infine, si è attestato a 53,3 punti, lievemente al di sotto del consensus (53,5 punti) e in rallentamento dai 54,1 di aprile. Si tratta del quinto mese consecutivo sopra i 50 punti, ma del primo rallentamento da ottobre.

Il quadro generale dell’eurozona

La crescita economica al momento rimane robusta nel secondo trimestre, ma il tasso di espansione si è moderato, con una ripresa sempre più disomogenea, come evidenziato da S&P Global. La sovraperformance dei servizi rispetto al settore manifatturiero è stata infatti la più ampia dal gennaio 2009.

Anche le tendenze dell’inflazione variano a seconda del settore. La ripresa della domanda post-pandemica ha sostenuto il potere di determinazione dei prezzi nel settore dei servizi, consentendo il trasferimento sui clienti dei costi più elevati, in particolare dei maggiori salari, con una conseguente accelerazione dei prezzi di vendita dei servizi. Nel manifatturiero, invece, la domanda debole e i prezzi delle materie prime più bassi, legati al surplus di offerta, hanno fatto scendere i prezzi di vendita per la prima volta da settembre 2020.

Nel frattempo, la fiducia delle imprese è scesa al minimo di cinque mesi, portandosi ulteriormente al di sotto della media di lungo periodo a causa delle crescenti preoccupazioni per le prospettive economiche, pur mantenendosi al di sopra dei minimi dello scorso anno. Il sentiment è particolarmente debole nel settore manifatturiero, ma si è raffreddato anche nel settore dei servizi.

Ordinativi e occupazione

La divergenza settoriale è stata ancora più marcata per i nuovi ordini. L’afflusso di nuovi ordinativi nel settore dei servizi è aumentato per il quinto mese consecutivo, anche se al ritmo più lento degli ultimi tre mesi, mentre nel settore manifatturiero sono diminuiti ad un ritmo sempre più rapido, sottoperformando il terziario in una misura che non si registrava dal 2008.

Anche nel mercato del lavoro le differenze sono evidenti. Mentre l’occupazione manifatturiera è aumentata solo leggermente, con il tasso di creazione di posti di lavoro sui minimi da 28 mesi, la crescita nel settore dei servizi è stata la seconda più forte registrata nell’ultimo anno.

Le tendenze nazionali

Per quanto riguarda le principali economie all’interno dell’eurozona, l’espansione di maggio è stata trainata dalla Germania, dove la produzione è cresciuta al tasso più forte da 13 mesi, anche se limitatamente ai servizi. La più forte espansione della produzione del settore dei servizi (57,8 punti) dall’agosto 2021 è stata infatti controbilanciata dal maggior calo della produzione di beni tedesca in sei mesi (42,9 punti).

Nel frattempo, la crescita in Francia è scivolata ai minimi dell’attuale trend di espansione in corso da quattro mesi, con un indebolimento della crescita nei servizi (51,4 punti)1 accompagnato da un ulteriore marcato calo della produzione di beni (46,1 punti).

Il parere del capo economista di HCOB

Commentando i dati Flash PMI, Cyrus de la Rubia, capo economista presso la Hamburg Commercial Bank, ha dichiarato:

“È probabile che il PIL dell’Eurozona sia cresciuto nel secondo trimestre grazie allo stato di salute del settore dei servizi. Tuttavia, il settore manifatturiero rappresenta un potente freno allo slancio dell’economia nel suo complesso”.

“Nel complesso, le aziende del settore manifatturiero sono meno ottimiste sulla loro produzione nei prossimi dodici mesi. Secondo Eurostat, però, la situazione degli ordini non è affatto catastrofica, poiché nel secondo trimestre, nei principali paesi dell’euro, sono ben al di sopra della media di lungo periodo”.

La Bce avrà il mal di testa dopo questi dati, poiché i prezzi di vendita nel settore dei servizi sono effettivamente aumentati in misura maggiore rispetto al mese precedente. È proprio l’andamento dei prezzi in questo settore che la Bce sta osservando con attenzione e questo movimento rialzista allontana una pausa nel ciclo di rialzi dei tassi”.

Per contro, “uno sviluppo positivo per la popolazione dell’eurozona è che le società continuano ad assumere lavoratori. Malgrado l’indebolimento del settore industriale, l’occupazione sta crescendo e il rischio di una spirale recessiva rimane piuttosto contenuto”.

La view di ING sui dati Pmi dell’eurozona

Sulla stessa lunghezza d’onda anche gli analisti di ING, che hanno commentato così i dati odierni:

“La pubblicazione dei PMI di maggio conferma che i timori per l’elevata inflazione core dovrebbero incentrarsi sui servizi, mentre l’inflazione dei beni è destinata ad attenuarsi nettamente da qui in poi. L’economia continua in una fase di ‘confusione’, in quanto la stagnazione vista verso la fine dell’anno non ha ceduto il passo a una forte ripresa. La forte performance dei servizi e le conseguenti pressioni inflazionistiche manterranno probabilmente la BCE all’erta in vista dell’estate, con focus sull’evoluzione di qualsiasi impatto sull’inflazione complessiva.”