Notizie Valute e materie prime Petrolio: tentativo di recupero dopo il calo della seduta precedente

Petrolio: tentativo di recupero dopo il calo della seduta precedente

9 Gennaio 2024 16:16

Le quotazioni del petrolio recuperano parzialmente terreno dopo il calo della seduta precedente, con il Brent poco sopra i 77 dollari al barile. Tuttavia, le preoccupazioni per la debolezza della domanda e per un eventuale eccesso di offerta, malgrado i tagli dell’Opec+, mantengono i prezzi all’interno del range tra 75 e 80 dollari in cui si trovano da fine 2023.

Petrolio Brent in calo dopo taglio prezzi Arabia Saudita

Ieri il benchmark del petrolio Brent ha perso il 3,4%, annullando tutti i guadagni della settimana precedente e scendendo a 76 dollari al barile, mentre oggi avanza di oltre l’1%. A scatenare le vendite nell’ultima seduta è stata la decisione dell’Arabia Saudita di ridurre i prezzi per i compratori asiatici ai livelli minimi da novembre 2021.

Nel dettaglio, Saudi Aramco ha tagliato il prezzo di vendita ufficiale (OSP) di Arab Light in Asia, riducendo a 1,5 dollari al barile il premio rispetto alle quotazioni del benchmark Oman/Dubai per febbraio.

La riduzione di 2 dollari al barile è stata più marcata del previsto e rappresenta un segnale di debolezza dei mercati fisici, alla luce della domanda cinese più debole e dell’aumento dell’offerta globale. Questo, nonostante i rischi legati agli attacchi alle navi mercantili nel Mar Rosso e all’interruzione dei giacimenti in Libia, che invece supportano le quotazioni.

Le conseguenze del taglio dei prezzi dei sauditi

La decisione di Riyadh di diminuire i prezzi è legata alla volontà di difendere la propria quota di mercato. Secondo alcuni trader, sarebbero soprattutto le raffinerie europee a poter richiedere maggiori volumi all’Arabia Saudita. Saudi Aramco ha tagliato di 2$ il prezzo del barile di Arab Light di febbraio in Europa nordoccidentale.

Viceversa, almeno tre clienti asiatici hanno affermato che è improbabile che il calo dei prezzi porti a richieste più elevate di consegne da parte dei sauditi, poiché sul mercato spot sono ancora disponibili forniture concorrenti più economiche. Il taglio dei prezzi di Aramco è stato imitato da altri importanti produttori del Medio Oriente, come Kuwait e Iraq.

Focus sulla produzione di petrolio negli Usa

Ulteriori spunti sulle prospettive del greggio nei prossimi trimestri potrebbero giungere oggi dallo Short-Term Energy Outlook dell’Energy Information Administration (EIA) statunitense. Le previsioni per la produzione petrolifera Usa saranno tra le principali indicazioni, dopo che l’offerta è aumentata fino a raggiungere un record nel 2023.

L’espansione della produzione non OPEC+, in primis gli Usa, è stato uno dei fattori che l’anno scorso ha determinato la prima perdita annuale dal 2020 (-10,3%), insieme al rallentamento della crescita della domanda, anche da parte del principale importatore mondiale, la Cina. Il possibile indebolimento della crescita globale nel 2024 potrebbe contribuire a frenare ulteriormente il consumo di petrolio.

La debolezza del greggio ha spinto l’Arabia Saudita ad implementare un profondo taglio volontario della produzione, accompagnato da riduzioni complementari da parte di altri membri dell’Opec+. Tra questi la Russia che, secondo i primi dati sulle forniture via mare, ha iniziato il 2024 esattamente in linea con l’impegno a tagliare le esportazioni, nell’ambito del più ampio sforzo del cartello e dei suoi alleati per stabilizzare i mercati petroliferi globali.

Aumentano i costi di trasporto del petrolio via mare

Negli ultimi giorni si è assistito anche ad un aumento delle tariffe delle petroliere, dopo che l’armatore sudcoreano Sinokor Merchant Marine ha aumentato i noleggi riducendo la disponibilità di navi cisterna, anche se non è chiaro il motivo di tale mossa.

Questo ha determinato il maggiore incremento giornaliero da novembre 2022 (oltre 1 milione di dollari al giorno) dei noli per il trasporto di petrolio dagli Stati Uniti alla Cina, con un effetto domino anche sui costi relativi ad altre rotte (come quella dal Medio Oriente alla Cina). Le tariffe elevate possono rendere più difficile l’invio di merci su lunghe distanze.