Notizie Notizie Italia Moody’s avverte governo Meloni minacciando il rating ‘junk’. Senza riforme il downgrade arriverà

Moody’s avverte governo Meloni minacciando il rating ‘junk’. Senza riforme il downgrade arriverà

5 Ottobre 2022 15:54

Moody’s non indora la pillola: in assenza di attuazione delle riforme da parte del governo Meloni, l’agenzia taglierebbe il rating dell’Italia.

Il monito-minaccia, rivolto chiaramente all’imminente esecutivo, è arrivato a metà giornata: il colosso americano, a seguito dell’esito delle elezioni politiche italiane che hanno certificato la vittoria del centrodestra FdI-Lega-Forza Italia aveva lasciato invariato il suo giudizio sul debito italiano che, in realà, è già pessimo.

Moody’s ha infatti un rating sul debito pubblico made in Italy superiore al livello “junk” (spazzatura) di appena un gradino. Il rating è pari a Baa3 e in più l’outlook è negativo.

Tanto che, prima dell’annuncio dell’agenzia di rating, si era parlato proprio del rischio di un downgrade. In realtà nessuno ci aveva creduto, per le ripercussioni che si sarebbero abbattute sul mercato dei titoli di stato: si confidava anche nella speranza che l’agenzia di rating non si spingesse troppo in là prima della formazione del governo Meloni.

Di fatto, il downgrade non c’è stato e non c’è neanche oggi. Ma la minaccia c’è.

Probabilmente declasseremmo i rating dell’Italia se dovessimo assistere a un significativo indebolimento delle prospettive di crescita di medio termine del Paese, a causa della mancata attuazione delle riforme a favore della crescita, comprese quelle delineate nel Pnrr, si legge in un report di aggiornamento appena diffuso, firmato Moody’s.

La reazione, in un mercato dove il sentiment non è sicuramente dei migliori, è veloce: lo spread BTP-Bund balza a quota 242, ovvero ai massimi di giornata, ben in rialzo rispetto ai 230 punti base dell’avvio della sessione.

I tassi sui BTP decennali salgono al 4,37%.

Moody’s non nasconde lo scetticismo che nutre nei confronti del governo imminente guidato da Giorgia Meloni. Il rischio citato è che il “contesto politico ostacoli la realizzazione delle riforme strutturali; che le limitate forniture di energia indeboliscano le prospettive economiche; e che la solidità fiscale si indebolisca”.

Si teme quanto aveva detto d’altronde in campagna elettorale la stessa leader di Fratelli d’Italia, che non aveva escluso di apportare eventuali modifiche al Pnrr, in caso di vittoria. Una ipotesi bocciata in toto da Moody’s, che ha spiegato che, in questo caso, le trattative ritarderebbero l’attuazione del piano stilato dal governo Draghi, “esercitando una pressione al ribasso sulla spesa per gli investimenti, in una situazione in cui l’inflazione elevata e i rischi per l’approvvigionamento di energia stanno già pesando sull’attività economica”. 

In generale, sottolinea Moody’s, “le condizioni di finanziamento più restrittive, l’inflazione elevata, i rischi per le forniture di energia dalla Russia e un contesto politico più complesso stanno pesando sulle prospettive di crescita dell’Italia e sulla dinamica del debito”.

E’ dunque essenziale che l’Italia si porti avanti con le riforme necessarie per continuare a beneficiare dei finanziamenti Ue, assicurati con il piano Ue noto come Next Generation EU, raggiungendo quei target incisi nel piano PNRR dell’esecutivo Draghi.

L’agenzia di rating confida comunque nell’azione salvifica dell’Europa.

I paesi centrali dell’area dell’euro saranno inclini a sostenere l’Italia in caso di necessità, un’opinione che è stata confermato dal recente annuncio del piano anti spread della Bce”.

Moody’s ha un rating Baa3 negativo sull’Italia, il che significa che un downgrade porterebbe la valutazione a scivolare subito al di sotto del rating “investment grade”, facendo piombare il merito dei BTP & Co nella categoria junk: praticamente, spazzatura.

Qualche giorno dopo l’esito delle elezioni politiche italiane dello scorso 25 settembre, che hanno certificato la vittoria del centrodestra, un avvertimento all’Italia è arrivato dall’altra sorella delle tre agenzie di rating, ovvero da Standard & Poor’s.

S&P ha parlato di “scelte difficili” per il nuovo governo italiano, in un contesto di recessione in Europa e sulla scia di un debito pubblico del paese elevato.

L’agenzia ha messo in evidenza i limiti dell’Italia, che dispone, ha rimarcato, di uno spazio di manovra di bilancio “limitato”, in vista della legge di bilancio che dovrà essere varata nell’arco delle prossime settimane, dopo la formazione dell’esecutivo.

Cruciale per la ripresa economica (e di conseguenza, in modo indiretto, per le casse dello Stato) del 2023 e del 2024 sarà se il nuovo governo realizzerà le riforme del Pnrr che consentiranno” l’erogazione di altri fondi europei, aveva sottolineato S&P Global ratings, che tuttavia non aveva diramato un vero allarme in quanto scriveva anche di non anticipare “imminenti rischi di bilancio dalla transizione al nuovo governo” e di prevedere per il Pil dell’Italia una “recessione lieve” nel 2023 con un Pil in flessione dello 0,1%.

L’importanza del PNRR era stata comunque ben ricordata, così come era stato ricordato l’atteggiamento della leader di Fratelli d’Italia nei confronti del piano di riforme messo a punto dal presidente del Consiglio uscente, Mario Draghi:

Durante la campagna elettorale la leader di Fratelli d’Italia (Giorgia Meloni) ha indicato un interesse nella revisione degli impegni. Dal nostro punto di vista ogni riapertura causerebbe un ritardo” nello stanziamento dei fondi Ue e “aumenterebbe l’incertezza sulle prospettive economiche”.

Rispetto alla sorella S&P Global Ratings, Moody’s ha invece utilizzato toni decisamente più forti, minacciando proprio un downgrade che, nel suo caso, porterebbe l’Italia a livello spazzatura.

Ammissioni sui punti di forza dell’Italia sono state fatte: l’agenzia ha ricordato che l’Italia può vantare “una elevata ricchezza delle famiglie, un basso indebitamento del settore privato e una diversificazione economica”. I nei ribaditi sono quelli ben noti in tutto il mondo: basso potenziale di crescita del Pil e un debito pubblico elevato.

L’annuncio di Moody’s sul rating dell’Italia era atteso per venerdì scorso, 30 settembre. Dall’agenzia non era arrivato tuttavia alcun comunicato: e questa era stata un’indicazione di come il rating sull’Italia fosse stato lasciato invariato. Ma Moody’s oggi chiarisce meglio la sua posizione. L’ultima mossa dell’agenzia risale al 5 agosto scorso quando, a seguito della crisi del governo Draghi che ha portato alle dimissioni del presidente del Consiglio e al via libera alle elezioni anticipate, l’outlook sull’Italia è stato peggiorato da stabile a negativo.