Mercati: gli emergenti hanno ancora benzina per salire?
Le azioni dei mercati emergenti sono salite del 50% dopo i minimi di inizio 2016, grazie al programma di incentivazione in Cina, alla forte domanda di materie prime e alla maggiore stabilità del dollaro. Ma dopo una ripresa così forte, continueranno la loro salita o hanno forse raggiunto il massimo? Alla domanda rispondono Chris Thomsen e Shaw Wagener, gestori di portafoglio di Capital Group. Secondo i due esperti, c’è ancora spazio ai rialzi, ecco perchè.
Un aspetto favorevole riguarda le valutazioni, che appaiono relativamente interessanti. “Anche dopo il recente rally, i mercati emergenti hanno registrato un rendimento medio del 4,5% negli ultimi cinque anni, contro il 15,4% degli Usa – spiegano i due gestori – Le valutazioni nel complesso restano interessanti rispetto ai mercati sviluppati”. Un esempio? Il Brasile e la Cina sembrano relativamente convenienti, essendo scambiati a meno di 13 volte gli utili attesi l’anno prossimo.
A questo aspetto, si aggiunge anche l’aspettativa di una continua crescita degli utili. “Anche gli utili aziendali sono in ripresa e storicamente ciò è un bene per le quotazioni azionarie”, affermano Thomsen e Wagener. Secondo loro, nel complesso, gli utili delle società nei mercati emergenti dovrebbero salire del 21% nel 2017, la massima crescita dal 2010 se raggiunta. I due prevedono ottimi utili dal settore tecnologico, mentre le società domiciliate in India, Cina e Brasile dovrebbero registrare una crescita stabile fino al 2018 dopo diversi anni di discontinuità.
Quali società potrebbero brillare in questo contesto? I due gestori indicano Tencent e Alibaba, fornitori cinesi di servizi internet innovativi, che potrebbero beneficiare della rapida crescita dell’e-commerce. Ma anche Samsung, Taiwan Semiconductor e Hon Hai Precision, produttori asiatici di componenti elettronici, sostenuti dall’aumento dei contenuti dei dispositivi mobili. E poi le banche private indiane HDFC e Kotak Mahindra, che potrebbero essere favorite dal ritmo della crescita del Paese.
Quando si considerano i motivi per investire nei mercati emergenti, i dividendi non sono tra i primi della lista, ma, secondo gli esperti di Capital Group, dovrebbero esserlo. “Dal 2003 i mercati emergenti hanno offerto una crescita dei dividendi media del 7,6% all’anno, superiore ai mercati sviluppati non Usa e paragonabile agli Stati Uniti – spiegano – Tuttavia, a differenza gli Stati Uniti e degli altri mercati sviluppati, i rapporti di distribuzione dei mercati emergenti sono relativamente bassi, pertanto potrebbe offrire altro margine di crescita a fronte dell’aumento degli utili e del miglioramento dei flussi di cassa”.
I motivi per investire nelle società che distribuiscono dividendi nei mercati emergenti rispecchiano quelli dei mercati sviluppati: i dividendi possono essere indice di una corporate governance efficace e segnalare la presenza di un valido team di gestione che opera nell’interesse degli azionisti. Inoltre, segnalano che una società conta sul proprio bilancio e sulle proprie aspettative di crescita degli utili e dei flussi di cassa per sostenere i pagamenti futuri. Nei mercati in via di sviluppo, l’offerta dei titoli con dividendo è ampia. “Ad esempio, Taiwan Semiconductor – suggeriscono i due esperti – e il distributore africano Shoprite Holdings hanno costantemente incrementato la distribuzione dei dividendi nel corso degli anni”.