Il super euro influirà su inflazione e decisioni Bce, QE avanti fino a fine 2018 (analisti)
Cambio radicale di scenario per l’euro nel giro di 8 mesi. Se a fine 2016 la divisa unica europea viaggiava sui minimi ultra-decennali a 1,03 e diversi analisti vedevano la parità contro il dollaro ormai una questione di tempo, ora ci si interroga su quanto ancora potrà apprezzarsi l’euro che questa settimana si è spinto fino a 1,20 (massimi da gennaio 2015). Da inizio anno l’apprezzamento è di ben il 13%.
Le implicazioni del super euro possono essere molteplici e la prima a doverne tenere conto sarà la Bce. Il significativo apprezzamento dell’euro comporta senza dubbio un rischio al ribasso per l’inflazione, che staziona ancora sotto il target Bce nonostante lo scatto di agosto (+1,5% annuo ad agosto) e tali rischi hanno implicazioni di politica monetaria.
I verbali del meeting di luglio della Bce hanno già menzionato i “rischi derivanti dall’apprezzamento del tasso di cambio”, anche se il presidente Draghi ha smussato i toni rimarcando come le condizioni di finanziamento sono rimaste sostanzialmente favorevoli per garantire un ritorno sostenuto dei tassi di inflazione verso il target del 2%.
L’inflazione si sgonfierà un po’
Ma qual è l’effettivo impatto dell’apprezzamento dell’euro sull’inflazione? Gli analisti di Barclays stimano che il +9% dell’inflazione degli ultimi sei mesi andranno a impattare negativamente dello 0,3% null’inflazione nei prossimi 12 mesi. “Supponendo nessun ulteriore apprezzamento dell’euro, si prevede l’inflazione core al 1,2% medio nel 2018”, rimarca Barclays in un report dedicato proprio agli effetti dell’apprezzamento della divisa unica europea.
La crescita invece si dovrebbe mantenere molto sostenuta al 2% medio nel 2017-18. “La maggior parte della crescita – specifica Barclays – proverrà da componenti della domanda interna e circa un terzo di essa da investimenti. Il contributo delle esportazioni nette sarà significativo quest’anno (+0,5pp), ma minore nel 2018 (+0,2pp)”.
Qe sempre più soft
La risposta della Bce a questo nuovo contesto sarà con ogni probabilità un approccio maggiormente prudente con QE ancora in azione fino a fine 2018. Questo autunno, a detta degli analisti della casa d’affari britannica, la BCE dovrebbe estendere il QE fino a metà 2018 (attualmente la scadenza è prevista per fine anno) riducendo il ritmo degli acquisti a 35-40 mld al mese dai 60 mld attuali. Poi nel 2018 la Bce dovrebbe portare avanti un’ulteriore estensione del QE ad un ritmo di 15-20 mld per tutta la seconda metà dell’anno quando potrebbe decidere anche per un paio di aumenti del tasso sui depositi (+10 punti base a giugno e a dicembre). In sintesi, per tutto 2018 ci ancora QE e tassi negativi.