Eurozona: Pmi deludono attese. Bce non avrà fretta per far partire il tapering. Euro/Dollaro si mantiene sopra 1,16
Archiviata la riunione della Banca centrale europea (Bce) della scorsa settimana, i mercati si soffermano oggi sulle nuove previsioni rilasciate dal Fondo monetario internazionale (approfondisci la notizia) e sulle nuove indicazioni in arrivo dall’attività manifatturiera e servizi della zona euro. L’aggiornamento è arrivato stamattina con la pubblicazione da parte di Ihs Markit degli indici relativi al mese di luglio. Se l’indice legato ai servizi è rimasto stabile rispetto al mese di giugno, quello relativo alla manifattura è risultato inferiore alle attese, pur mantenendosi sopra la soglia dei 50 punti e indicando un’economia in espansione (se inferiore rappresenta una fase di contrazione). E sul mercato valutario il cambio euro/dollaro si mantiene sopra la soglia di 1,16 agganciata la settimana scorsa dopo le dichiarazioni del numero uno della Bce, Mario Draghi.: ora il cross valuta unica/biglietto verde mostra una leggera debolezza in area 1,165 (-0,12%).
In particolare, stando alle indicazioni preliminari l’indice Pmi del manifatturiero nella zona euro si attesta a 56,8 punti contro i 57,4 punti del mese di giugno. Valore minimo in 3 mesi e inferiore alle previsioni degli analisti che pronosticavano un dato pari a 57,2 punti. Rallenta anche il Pmi manifattura della Germania, la locomotiva della zona euro. La stima flsh di luglio segnala un rallentamento a 58,3 punti contro i 59,6 punti di giugno e i 59,2 punti delle stime elaborate dagli analisti interpellati da Bloomberg.
Il calo dei Pmi di luglio “indica come il recente slancio di crescita dell’eurozona, pur rimanendo impressionante, abbia perso vigore. I dati dell’indagine sono rimasti coerenti con la crescita trimestrale del Pil dello 0,6%, in leggero ribasso rispetto al tasso segnalato durante il secondo trimestre di oltre lo 0,7%”, ha commentato Chris Williamson, capo economista presso Ihs Markit.
L’esperto ha posto l’accento sul fatto che “il rallentamento del tasso di crescita economica segnalato dall’indagine e il conseguente indebolimento della pressione sui prezzi, aumenta la convinzione che gli organi decisionali della Bce non avranno fretta ad implementare un ulteriore alleggerimento quantitativo, e considereranno tutte le opzioni sino a quando la banca centrale non vedrà chiari segnali di sostenibilità della ripresa”. Williamson ha tuttavia ammesso che è ancora prematuro per “essere certi che si tratta di un semplice ostacolo temporaneo, oppure che la ripresa stia già iniziando a svanire“. Al momento i dati sembrano confermare la prima ipotesi, con l’economia che si è imbattuta in una strettoia a causa della recente velocità della ripresa.
Per l’esperto, gli indicatori che solitamente anticipano le tendenze, tra i quali l’indice dei nuovi ordini, sta suggerendo come la forte crescita continuerà nei prossimi mesi. Conseguentemente è stata registrata una forte espansione dei livelli occupazionali, in quanto le imprese hanno cercato di espandere la loro capacità in linea con la crescente domanda.
Ad ogni modo, ha concluso l’economista, nonostante l’occupazione sia cresciuta ai ritmi più veloci durante l’ultimo decennio, l’indagine sta mostrando livelli di lavoro inevaso record in quasi sei anni. Anche i tempi medi di consegna dei fornitori, a causa della maggiore domanda rispetto all’offerta per parecchi beni, si sono allungati al tasso maggiore in oltre sei anni. Questi sono segnali che fanno pensare ad una economia in crescita piuttosto che sofferente”.