Euro accelera verso $1,20 dopo Pil Eurozona. Ma pende da labbra Draghi: possibile sia forte rally che brusco sell-off
Euro in rialzo in attesa della Bce, sostenuto anche dalle buone notizie arrivate dal fronte macroeconomico europeo. L’Eurostat ha confermato che il Pil dell’Eurozona è salito nel secondo trimestre del 2017 dello 0,6%, alzando contestualmente l’outlook sulla crescita nel terzo trimestre del 2016 da +0,4% a +0,5%, fattore che indica come l’accelerazione dell’economia sia avvenuta prima di quanto reso noto fino a oggi.
Su base annua, nel trimestre terminato a giugno di quest’anno, il prodotto interno lordo è salito del 2,3%, al ritmo più forte dai primi tre mesi del 2011.
Un apporto positivo alla crescita dei fondamentali economici dell’area è arrivato dall’aumento delle spese per consumi che è stato dello 0,5%, ma anche dagli investimenti, cresciuti dello 0,9%. Le esportazioni sono salite dell’1,1% , mentre le importazioni hanno fatto +0,9%.
L’euro accelera al rialzo, e alle 12 ora italiana avanza verso quota $1,20, salendo di oltre mezzo punto percentuale, a $1,1980. Sullo yen segna un aumento dello 0,22%, a JPY 130,44, e sulla sterlina fa +0,31% a GBP 0,9166.
Tra i paesi che hanno fatto meglio nell’intera Unione europea, in primis la Repubblica Ceca con un +2,5%, seguita dal +1,7% della Svezia.
Le performance poeggiori sono state riportate dal Regno Unito e dal Portogallo, che hanno assistito entrambi a un incremento del Pil di appena +0,3% nel periodo compreso tra aprile e giugno.
In Italia il PIl è salito nello stesso arco temporale dello 0,4%, come nel primo trimestre. Su base annua, il rialzo è stato dell’1,5%, rispetto al +1,2% del primo trimestre.
Euro solido ben oltre la soglia di $1,19, e verso $1,20, beneficia anche della debolezza del dollaro legata ai timori sul futuro della Fed, dopo i rumor sulla possibilità che Donald Trump decida di non nominare più Gary Cohn presidente della Fed alla scadenza del mandato di Janet Yellen, e a seguito dell’annuncio delle dimissioni del vicepresidente della Fed, Stanley Fischer.
Tuttavia l’euro è ostaggioì della Bce e chi opera sul forex ma non solo è in trepidazione, nel mentre attende il verdetto sui tassi (alle 13.45 ora italiana) e le dichiarazioni di Mario Draghi (nella conferenza stampa che inizia alle 14.30).
Dichiarazioni che potrebbero lasciar prevedere un annuncio del tanto discusso tapering del QE nel meeting di ottobre – in questo caso Draghi accoglierebbe i vari appelli arrivati soprattutto dal fronte dei banchieri e politici tedeschi – oppure che potrebbero confermare il timore dell’effetto dell’euro forte sulle esportazioni europee.
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In una situazione in cui Draghi sembra essere in trappola, Matt Simpson, senior analista di mercato per Faraday Research, avverte che l’euro potrebbe scivolare nel caso in cui il banchiere centrale manifestasse una maggiore cautela sulla necessità o meno di lanciare il tapering del Quantitative easing, nella giornata di oggi.
“Oggi sarebbe sufficiente che ci fossero anche una piccola modifica delle proiezioni sull’inflazione, un riferimento casuale alla forza dell’euro o l’ammissione che il processo di normalizzazione del QE è iniziato per dare una sferzata ai mercati scatenando una reazione di euforia. Ma se la Bce dovesse invece rivedere al ribasso le proiezioni di crescita, allora verrebbe confermato il dubbio di Draghi sulla capacità delle forze reflazionistiche dell’area di autosostenersi. I mercati potrebbero interpretare la situazione scommettendo sul rinvio della normalizzazione del QE al 2018 e l’euro potrebbe cadere vittima di una forte pressione ribassista“.