Notizie Notizie Mondo Economia made in Russia: le conseguenze delle sanzioni Usa e Ue. Il rapporto Top Secret sulla verità negata da Putin

Economia made in Russia: le conseguenze delle sanzioni Usa e Ue. Il rapporto Top Secret sulla verità negata da Putin

6 Settembre 2022 15:40

Economia made in Russia in tempi di guerra, con Mosca colpita dalle sanzioni Usa e Ue diventata paria globale dei mercati, dopo la decisione del presidente Vladimir Putin di invadere l’Ucraina.

Si fa un gran parlare delle conseguenze che la guerra tra la Russia e l’Ucraina e la conseguente crisi energetica stanno avendo sull’economia mondiale, in particolare su quella dell’Europa affamata di petrolio e gas, che sta cercando disperatamente di tagliare la dipendenza dal gas di Putin. Ora aiutata, si fa per dire, dalla decisione di Gazprom – leggi Cremlino – di non riaprire il gasdotto Nord Stream 1  dopo uno stop di tre giorni deciso per apparenti lavori di manutenzione.

I rubinetti di Nord Stream 1 rimangono chiusi, il che significa stop al gas che arriva dalla Russia all’Europa attraverso il gasdotto. Gli effetti sui mercati si sono ben visti, con l’impennata dei prezzi del gas (ieri fino a +35%), e il tonfo dell’euro, che ha bucato quota $0,99 per la prima volta dal 2002. L’Europa di certo non se la passa bene e paga indubbiamente le conseguenze delle sanzioni imposte alla Russia, in primis con il #caroenergia e il #carobollette.

Detto questo, la domanda è: in che condizioni versa l’economia della Russia?

Russia: la verità sull’economia del rapporto Top Secret

La risposta arriva da un articolo di Bloomberg, che cita un rapporto interno che è stato preparato per il Cremlino.

Un rapporto riservato, di certo non pubblico. Ogni guerra si basa d’altronde su una macchina della propaganda tesa a far vedere che, alla fine, le cose vanno bene, l’economia resiste, anzi, va anche meglio. Nel caso del paese di Putin il bavaglio alla verità non è di certo una eccezione. Figuriamoci in tempi di guerra. Abbondano le bocche cucite.

Ma grazie a Bloomberg News questo rapporto privato Top Secret  non è più Top Secret:

Russia Privately Warns of Deep and Prolonged Economic Damage”, ovvero “In privato la Russia lancia l’avvertimento su danni all’economia profondi e duraturi”.

Bloomberg News si concentra su diverse informazioni che emergono dal rapporto, tra cui in primis le perdite associate alla mancata esportazione di gas ai paesi dell’Occidente, in particolare all’Europa:

Un taglio totale delle forniture di gas (russo) all’Europa, che è il principale mercato per le esportazioni della Russia, potrebbe costare fino a 400 miliardi di rubli (l’equivalente di 6,6 miliardi di dollari) l’anno in termini di mancate entrate fiscali, stando al rapporto“.

E non sarebbe “possibile compensare a pieno le vendite (di gas) mancate ricorrendo a nuovi mercati per le esportazioni, neanche nel medio termine”.

Il rapporto Top Secret, viene spiegato, “è il risultato di mesi di lavoro da parte di funzionari ed esperti che stanno cercando di calcolare il reale impatto dell’isolamento economico della Russia, provocato dall’invasione dell’Ucraina da parte del presidente Vladimir Putin”.

Il documento “presenta un quadro decisamente più fosco di quello che i funzionari di solito descrivono con i loro discorsi pubblici improntati all’ottimismo. Bloomberg ha potuto visionare una copia del rapporto, stilato in vista di una riunione a porte chiuse tra i funzionari top (del Cremlino) in calendario lo scorso 30 agosto. E fonti vicine a quanto è stato discusso hanno confermato la sua autenticità”.

Russia e rapporto Top Secret: Pil, gli scenari di inerzia e di stress

Dal rapporto emerge che “la Russia potrebbe far fronte a una recessione più duratura e più profonda, pagando l’impatto dell’allargamento delle sanzioni americane ed europee, che stanno mutilando settori su cui il paese ha fatto affidamento per anni, al fine di far crescere la sua economia (…) Due dei tre scenari presentati mostrano un’accelerazione della contrazione l’anno prossimo, e una economia che dovrebbe tornare ai livelli precedenti la guerra solo alla fine del decennio o più tardi. Lo scenario di ‘inerzia’ vede l’economia toccare il fondo l’anno prossimo, con un calo del Pil dell’8,3% rispetto ai livelli del 2021. Lo scenario di ‘stress’ vede invece l’economia toccare il fondo nel 2024, con una contrazione pari a -11,9% rispetto al livello dello scorso anno”.

Tutti gli scenari – si legge nell’articolo di Bloomberg – intravedono un’intensificazione della pressione proveniente dalle sanzioni, visto che altri paesi dovrebbero unirsi (a quelli che le hanno già imposte).  Il netto voltafaccia dell’Europa dal petrolio e dal gas russi potrebbe colpire anche la capacità del Cremlino di rifornire il proprio mercato. Al di là delle stesse restrizioni (sanzioni), che si riferiscono a un quarto circa delle importazioni e delle esportazioni, il rapporto fornisce dettagli su come la Russia faccia fronte al momento a un ‘blocco’ (riferimento ai vari tipi di embargo inflitti al paese) che ‘ha colpito praticamente tutte le forme di trasporto’, isolando ulteriormente l’economia del paesi. La pressione è aumentata anche a causa delle restrizioni finanziarie e tecnologiche”.

“Il rapporto stima che fino a 200.000 esperti di IT (Information Technology) potrebbero lasciare la Russia entro il 2025, e questa è la prima stima ufficiale del fenomeno in crescita della fuga dei cervelli. In pubblico, i funzionari riferiscono che l’impatto delle sanzioni è stato inferiore a quanto temuto, e che la contrazione potrebbe essere inferiore al -3% quest’anno e anche minore nel 2023. Anche gli economisti esterni hanno rivisto i loro outlook per quest’anno, allontanandosi dalle stime ufficiali di una profonda recessione, visto che l’economia ha fatto meglio di quanto atteso”.

Ma a quanto pare è la stessa Russia che paventa il peggio, al di là della sua macchina della propaganda.

Il problema della Russia non  riguarda solo le esportazioni. Riguarda anche le importazioni, i materiali di cui l’economia russa ha bisogno per produrre e crescere. E dall’analisi emerge che, ‘semplicemente, non ci sono fornitori alternativi, per quanto concerne alcune importazioni cruciali’.

Bloomberg News scrive:

Perfino nel settore agricolo, dove il Cremlino si sta sforzando di sostituire le forniture estere, la dipendenza da alcune componenti chiave potrebbe costringere i russi a ridurre i loro consumi di cibo, a causa del calo dell’offerta, stando al rapporto”. E le restrizioni sull’accesso della tecnologia occidentale potrebbero portare la Russia indietro di una o due generazioni rispetto agli standard attuali, visto che il paese dovrà fare affidamendo sulle alternative meno avanzate provenienti dalla Cina e dal Sud est asiatico. Il report avverte che le sanzioni costringeranno anche il governo a rivedere diversi target che Putin si era prefissato di raggiungere prima della guerra, inclusi quelli volti ad aumentare la crescita democrafica e le aspettative di vita. A livello settoriale, il rapporto spiega in dettaglio la portata delle conseguenze delle sanzioni”.

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Russia rischia di non riuscire a rifornire di gas neanche i russi

Tornando alle ripercussioni sull’industria energetica che, prima dell’invasione dell’Ucraina e delle sanzioni imposte dall’Occidente era il mercato che vedeva la Russia tra i pesi massimi del mondo, l’incapacità di Mosca di accedere ad attrezzature e macchinari chiave si tradurrà necessariamente in una riduzione della produzione, minacciando gli obiettivi del Cremlino, volti a espandere le forniture di gas alla stessa popolazione russa. “L’assenza della tecnologia necessaria per la creazione di impianti di gas naturale liquefatto è inoltre ‘cruciale’ e potrebbe ostacolare gli sforzi volti a costruire nuovi siti”.

Ancora, “i piani dell’Europa volti a fermare le importazioni di prodotti petroliferi russi – il 55% circa delle esportazioni di questi prodotti è arrivato in Europa lo scorso anno – potrebbero scatenare imponenti tagli alla produzione lasciando il mercato domestico (stesso) a corto di carburante’. Ancora, i produttori di metalli stanno perdendo 5,7 miliardi di dollari l’anno a causa delle sanzioni”.

Russia: con sanzioni a corto di materie prime vitali

Qualche esempio illustrato nel rapporto riportato da Bloomberg:

  • Nel settore agricolo il 99% della produzione di pollame dipende dalle importazioni.
  • Nel settore dell’aviazione il 95% deil volume dei passeggeri viaggia su aerei prodotti all’estero. Con le sanzioni l’impossibilità di accedere alle componenti necessarie potrebbe tradursi in una riduzione della flotta di aerei, causa l’impossibilità di sostituirli o, per l’assenza del materiale necessario, anche solo per provvedere alla loro manutenzione.
  • Nel settore farmaceutico l’80% circa della produzione domestica dipende da componenti importate.
  • Solo il 30% degli strumenti delle macchine utensili è fabbricato in Russia, in un contesto in cui l’industria locale non dispone della capacità sufficiente a coprire l’aumento della domanda.
  • Nel comparto dei trasporti, le restrizioni imposte dall’Unione europea hanno triplicato i costi delle consegne su strada.
  • Nei settori comunicazioni e IT, le limitazioni imposte potrebbero lasciare la Russia senza SIM Card entro il 2025, mentre il settore delle tlc potrebbe rimanere indietro di cinque anni rispetto al mercato delle tlc dei leader mondiali, già quest’anno”.

Così commenta Alexander Isakov, economista per la Russia di Bloomberg News:

“Con il minore accesso alle tecnologie occidentali, l’ondata di disinvestimenti da parte delle aziende e le sfide demografiche in vista, la crescita potenziale del paese è destinata a contrarsi al ritmo pari a +0,5%/+1% nel corso del prossimo decennio. Successivamente, la crescita soffrirà una contrazione ulteriore, fino ad essere appena al di sopra dello zero entro il 2050. La Russia diventerà inoltre anche più vulnerabile al calo dei prezzi delle materie prime globali, visto che le riserve estere non riusciranno più a fornirle un cuscinetto”.

D’altronde dallo stesso rapporto emerge che, nell’arco del prossimo anno o due, si assisterà in Russia a una “riduzione dei volumi di produzione in diversi settori orientati alle esportazioni”, a partire da quelli del petrolio e del gas, fino ai comparti dei metalli, dei prodotti chimici e del legname. Sebbene sia possibile una ripresa, “questi settori smetteranno di essere i fattori trainanti dell’economia”.