Notizie Notizie Mondo Curva dei rendimenti invertita: bando agli allarmismi, ecco un’alternativa per diversificare il portafoglio

Curva dei rendimenti invertita: bando agli allarmismi, ecco un’alternativa per diversificare il portafoglio

29 Agosto 2019 16:15

Tiene banco sui mercati l’inversione della curva dei rendimenti, uno degli indicatori di recessione più citati. Ma sebbene ogni recessione americana negli ultimi 50 anni è sempre stata preceduta da un’inversione, non è motivo di immediato allarmismo giura Peter Becker, Investment Director di Capital Group.

L’arco temporale che separa l’inversione dall’inizio di una recessione è significativo. Il dato medio è pari a 16 mesi, durante i quali i mercati azionari continuano il loro rally. Negli ultimi tre cicli, i titoli hanno registrato un rendimento medio del 37% dal punto di inversione fino al successivo picco di mercato. Come si evince dal grafico seguente, i mercati hanno continuato il rally dopo le precedenti inversioni della curva dei rendimenti e i  risultati passati non sono indicativi di quelli futuri.

 

 

L’esperto sottolinea come per gli investitori, una curva dei rendimenti invertita non provoca una recessione, ma è solo un altro segnale di un ciclo economico nelle ultime fasi.  “Pertanto, invece di allarmarsi, continua Becker, gli investitori dovrebbero considerarla come un cortese promemoria affinché verifichino che i loro portafogli siano opportunamente diversificati e che le loro posizioni obbligazionarie core limitino i rischi in eccesso”.

Curva dei rendimenti invertita: riflettori puntati sul debito dei mercati emergenti

E’ in fase di fine ciclo che è particolarmente importante stabilire se il tipo di obbligazioni all’interno del portafoglio fornisce diversificazione nei confronti delle azioni e il giusto livello di equilibrio. Gode in questo senso di una congiuntura favorevole, continua l’analista, il debito dei mercati emergenti, grazie al buon equilibrio tra rendimento e modesta correlazione azionaria, anche tra gli emittenti di più alta qualità. Secondo l’analista i paesi emergenti sono attualmente meno indebitati rispetto al passato e dipendono meno dagli afflussi esteri, crescendo più rapidamente dei mercati sviluppati, mentre l’inflazione è relativamente contenuta. Poi ci sono alcune valute dei mercati emergenti che potrebbero registrare un apprezzamento nei confronti del dollaro USA. “Questa possibilità, conclude l’esperto “insieme a rendimenti più elevati, suggerisce che nei prossimi mesi le obbligazioni in valuta locale dovrebbero continuare ad offrire un terreno fertile per gli investitori selettivi”. “Tuttavia, i mercati emergenti presentano notevoli variazioni e, come evidenziato dai disordini in Venezuela e Argentina, gli sviluppi politici, fiscali e di politica monetaria possono sconvolgere rapidamente i mercati. In quest’ottica, è essenziale concentrarsi sui fondamentali dei singoli paesi”.