Notizie Notizie Italia Dossier Autostrade, CdP pronta a rompere trattative. Atlantia va avanti verso soluzione di mercato

Dossier Autostrade, CdP pronta a rompere trattative. Atlantia va avanti verso soluzione di mercato

24 Settembre 2020 15:40

E ora, dopo mesi di trattative, di discorsi sulla nazionalizzazione di ASPI auspicata dai vari Alessandro Di Battista & Co con tanto di polemiche, dopo gli annunci trionfalistici del M5S sull’uscita di scena della famiglia Benetton messa nero su bianco con l’accordo tra Atlantia e il governo M5S-PD….il cda di Atlantia decide di seguire comunque il percorso che giudica migliore per le sorti dei suoi azionisti, facendo capire bene di poter andare avanti senza Cassa depositi e prestiti. Il titolo Atlantia reagisce bene a Piazza Affari, dopo la nota diramata dal cda, mettendo a segno un rialzo del 2% circa sull’indice Ftse Mib

“Preso atto delle difficoltà emerse nelle interlocuzioni con Cassa Depositi e Prestiti (CDP), fermo restando l’auspicio che queste possano essere quanto prima superate” il cda – si legge nel comunicato – ha approvato un processo ‘dual track’ al fine di pervenire in ogni caso, alla dismissione della partecipazione detenuta in Autostrade per l’Italia (Aspi) da Atlantia, in coerenza con quanto comunicato al Governo italiano in data 14 luglio 2020 e quindi con un processo trasparente e di mercato e nel rispetto di tutti gli stakeholder di Atlantia e di Aspi”.

I vertici di Atlantia hanno deciso inoltre di “avviare parallelamente allo spin-off un processo competitivo, gestito da advisor finanziari indipendenti, per la vendita dell’intera quota dell’88,06% detenuta in Aspi. Tale processo è rivolto sia a Cdp che ad altri investitori istituzionali”.

I potenziali acquirenti, precisa la nota, saranno tenuti ad acquistare anche il restante 12% circa del capitale sociale di Aspi in caso di esercizio del diritto di co-vendita di cui all’art. 17 dello statuto di Aspi da parte degli azionisti di minoranza. Atlantia precisa inoltre che la scissione prevede il conferimento rispettivamente del 55% e il 33% del capitale sociale di Aspi nella neo-costituita Autostrade Concessioni e Costruzioni e la quotazione di quest’ultima con l’uscita di Atlantia dal suo capitale.

Ai fini dell’approvazione del progetto di scissione, il cda ha conferito mandato al presidente ed all’amministratore delegato di convocare l’assemblea straordinaria degli azionisti per il giorno 30 ottobre 2020 (in unica convocazione)”.

Dal comunicato emerge praticamente che CdP non è assolutamente una condizione sine qua non per il completamento dello scorporo e che l’altra opzione della vendita diretta della quota totale dell’88% sarà studiata da advisor finanziari indipendenti. Il che significa che le quote andranno a chi presenta l’offerta più allettante, secondo quella che dovrebbe essere la logica del mercato. Nelle ultime ore, il governo secondo alcune fonti si era mostrato decisamente contrario a uno scorporo che avvenisse prima dell’ingresso di CdP nel capitale di Autostrade.

TRATTATIVE AGITATE FIN DA SUBITO TRA CDP E ATLANTIA

Cosa succederà ora? L’accordo siglato dalle controparti nella notte di luglio si basava su alcuni punti cruciali: Uscita di Atlantia da Aspi entro un anno, ingresso di Cdp nell’azionariato di Aspi e successiva quotazione della società in Borsa.

Quel compromesso è riuscito a evitare che ad ASPI venisse revocata la concessione autostradale come punizione per la strage del crollo del Ponte Morandi. Una punizione, però, secondo i piani del M5S, ci sarebbe dovuta comunque essere, prendendo la forma dell’uscita della famiglia Benetton dall’azionariato di Autostrade.

A quel punto ASPI sarebbe tornata sotto il controllo pubblico, grazie all’ingresso di Cassa depositi e prestiti con l’acquisizione della maggioranza del capitale (51%) e successivo sbarco in Borsa della nuova Autostrade.

Peccato che dopo aver brindato si sono presentati subito i primi intoppi, in primis il valore da assegnare ad ASPI, in vista del divorzio da Atlantia. Una questione non da poco, visto che gli azionisti di Atlantia, nel vendere le loro partecipazioni, di certo non vorrebbero incappare in una perdita a causa dell’investimento precedentemente fatto.

Si era messo in evidenza, a tal proposito, un fondo inglese azionista di Atlantia, in prima linea per evitare la distruzione di valore delle quote in mano ai soci di Atlantia, a causa dell’accordo tra la stessa e il governo. Così scriveva Giovanni Pons su La Repubblica verso la fine di luglio:

“Christopher Hohn, uno dei più noti e influenti gestori anglosassoni che attraverso il fondo inglese TCI gestisce circa 35 miliardi di dollari di investimenti. Una parte di questi soldi li ha investiti tre anni fa in Atlantia raggiungendo una quota del 6% e ora non ci sta a vedere i Benetton messi all’angolo e con la pistola puntata alla testa costretti ad accettare di uscire da Aspi”.  Hohn prospetta diverse opzioni per tutelare gli azionisti dal rischio di una distruzione del valore delle quote che detengono. Una  potrebbe essere quella di procedere “subito con lo spin off di Aspi a tutti gli azionisti di Atlantia, così il prezzo lo determinerà il mercato e solo dopo Cdp potrà lanciare la sua Opa sul quantitativo di azioni che desidera acquistare”, per fare in modo che l’intero processo sia “trasparente, il prezzo ‘fair’ e non distruttivo di valore”. Un’altra soluzione consisterebbe nell’affidare la valutazione di Autostrade a un advisor internazionale indipendente.

Mentre il governo cercava di rassicurare l’Italia sui progressi nelle trattative con Atlantia, in realtà le crepe sembravano allargarsi: e hanno continuato di fatto ad allargarsi fino a diventare vere e proprie voragini. Il governo non aveva affatto gradito l’ipotesi della holding controllata dalla famiglia Benetton appunto Atlantia – di procedere a una scissione senza CdP.

SPIN OFF O VENDITA DIRETTA QUOTA 88%: L’ANNUNCIO DEL CDA A INIZIO SETTEMBRE

La scissione di Autostrade, vale la pena ricordarlo, è stata annunciata ufficialmente dal cda di Atlantia all’inizio di settembre. La holding controllata dai Benetton comunicava di aver deciso per la scissione di ASPI attraverso la costituzione di una newco, ovvero di un veicolo ad hoc, in cui avrebbe dovuto essere convogliata tutta la quota che Atlantia detiene in Autostrade, ovvero l’88%.

Il comunicato precisava tuttavia anche che rimaneva l’opzione della “vendita diretta” dell’intera quota dell’88% detenuta da Atlantia in Aspi come “alternativa” alla scissione, attraverso una gara internazionale: gara internazionale che potrebbe tuttora far finire ASPI anche in mani straniere.

Tra un comunicato e l’altro, i nodi tra CdP e Atlantia rimanevano il prezzo e le garanzie. Reuters riportava quanto era stato rivelato da una fonte vicina al dossier: “Se non si troverà un accordo, a quel punto Atlantia procederà alla scissione di Autostrade senza CDP”. Altro pomo della discordia citato, il desiderio di CDP di un aumento di capitale da parte di Autostrade e non del nuovo veicolo, ovvero la newco, contrariamente a quanto auspicato dagli azionisti di minoranza sia di Autostrade che di Atlantia.

LO STRAPPO NELLE ULTIME ORE

La situazione è degenerata negli ultimi giorni, fino agli ultimi rumor di ieri, che si sono poi intensificati:‘Niente scorporo di Aspi da Atlantia prima che Cassa Depositi e Prestiti entri nel capitale attraverso un aumento di capitale riservato. Insomma, “no alla scissione senza Cdp”.

Una nota di Equita riassumeva stamattina il terremoto che si preparava ad andare in scena nella giornata di oggi con la riunione del cda di Atlantia, con il titolo più che eloquente:

“CDP vicina a rompere le trattative con Atlantia” “Secondo Repubblica le trattative con CDP sarebbero vicine alla rottura – si leggeva nella nota di SIM stamattina – Il problema sarebbe la manleva che Atlantia non è disposta a concedere a CDP. Il governo, che ha vincolato l’approvazione del PEF al passaggio del controllo di ASPI a CDP, non procederebbe con l’approvazione del PEF, lasciando aperta la procedura di revoca della concessione. Un modo per bloccare qualsiasi processo di riassetto di ASPI, perché sarebbe difficile trovare un acquirente, così come procedere con la quotazione in borsa della società. Il ministero delle infrastrutture in una lettera inviata ad ASPI aveva vincolato la cancellazione della procedura di revoca e l’ok al PEF al passaggio del controllo di ASPI a CDP. Dall’altro lato, l’obiettivo del management di Atlantia è che il passaggio del controllo di ASPI avvenga attraverso una soluzione di mercato, che venga votato dai soci di minoranza di Atlantia (e di ASPI). Secondo Il Messaggero, il governo potrebbe inviare a breve una lettera ad Atlantia sul PEF in cui si sottolineano i troppi aggiustamenti apportati da ASPI rispetto al testo del governo. Anche CDP starebbe inviando una lettera ad Atlantia lamentando l’irrigidimento della società sulle garanzie da fornire”.

“La mancanza di un accordo con CDP – concludeva la nota di Atlantia – crea incertezza sul titolo. La riduzione del debito nella holding (5 miliardi) dall’operazione di uscita dal controllo di ASPI, è uno step importante per il miglioramento del rating del rating gruppo”. Ma per ora il titolo Atlantia sale, scommettendo su una soluzione di mercato.