Notizie Notizie Mondo First Republic blindata da banche Usa. Ma ansia depositi rimane

First Republic blindata da banche Usa. Ma ansia depositi rimane

17 Marzo 2023 12:57

First Republic blindata da 11 banche Usa. Ci sono anche JP Morgan e Goldman

Dopo il crac di Silicon Valley Bank (SVB) e mentre è tuttora in corso il dramma di Credit Suisse, arriva la notizia delle undici banche che, insieme, blindano First Republic.

Firt Republic Bank è l’altra banca regionale americana attaccata dai sell off per il timore  esploso sui mercati che potesse fare la stessa fine di Svb e Signature Bank. Ancora prima, dell’altra crypto bank rivale di Signature, ovvero Silvergate.

Di conseguenza, come segnale di fiducia nei confronti dell’istituto, sono state ben 11 le banche americane, inclusi i grandi colossi di Wall Street, a intervenire.

Bank of America, Wells Fargo, Citigroup e JPMorgan Chase inietteranno ciascuna 5 miliardi di dollari, mentre Goldman Sachs e Morgan Stanley depositeranno presso First Republic $2,5 miliardi.

Truist, PNC, U.S. Bancorp, State Street e Bank of New York Mellon contribuiranno ciascuna al salvataggio della banca regionale, alle prese con una crisi di fiducia successiva al crac di Silicon Valley Bank, con 1 miliardo di dollari.

In totale, 30 miliardi di dollari di depositi che, si spera, possano allontanare i timori sulla solidità di questa banca regionale.

First Republic: salvagente da JP Morgan, Goldman Sachs & Co

Nel comunicato congiunto che vede come firmatarie, per l’appunto, anche le Big Bank Goldman Sachs, JP Morgan e Citigroup, si legge:

“Questo intervento da parte delle principali banche americane riflette la loro fiducia nei confronti di First Republic e delle banche di ogni dimensione, e dimostra l’impegno complessivo ad aiutare le banche a servire i loro clienti e le loro comunità”.

I depositi, stando a quanto annunciato dalla stessa First Republic, dovranno rimanere nelle sue casse per almeno 120 giorni.

L’annuncio del piano salva-First Republic è arrivato dopo una nuova ondata di smobilizzi che ha colpito il titolo della banca regionale nella sessione di ieri.

Le azioni, che appena lo scorso 8 marzo avevano chiuso la sessione a quota 115 dollari, sono crollate ieri fino a sotto la soglia di 20 dollari.

Ripetute le sospensioni al ribasso del titolo, che ha poi chiuso in rialzo di quasi il 10%, a quota $34.27.

Per ora First Republic ringrazia le undici banche accorse per salvarla.

In un comunicato diramato per annunciare la notizia, il presidente esecutivo Jim Herbert e il ceo Mike Roffler hanno parlato di “un profondo apprezzamento” per la mossa lanciata dalle undici banche.

First Republic SOS anche dopo 70 mld Fed e JP Morgan

La scorsa domenica, dopo il crac ufficiale di Silicon Valley Bank – che aveva riportato sui mercati, lo scorso fine settimana, l’incubo di un evento Lehman Brothers – First Republic aveva comunicato di aver ricevuto una liquidità di oltre 70 miliardi di dollari dalla Federal Reserve e da JP Morgan .

Quell’annuncio, inizialmente, non aveva avuto grandi effetti sul titolo, all’inizio delle contrattazioni di Wall Street di questa settimana, nonostante il comunicato delle stesse autorità federali Usa che, sempre domenica scorsa, avevano annunciato l’intenzione di blindare tutti i depositanti di Silicon Valley Bank e di Signature Bank, lanciando al contempo un nuovo strumento Bank Term Funding Program (BTFP) volto a fornire aiuti al settore bancario.

“Il capitale e la liquidità di First Republic sono molto solidi, e il suo capitale rimane ben al di sopra della soglia richiesta dalle autorità di regolamentazione, stabilita per le banche ben capitalizzate”, avevano scritto il fondatore Jim Herbert e il ceo Mike Roffler in un comunicato congiunto.

Nei giorni successivi, tuttavia, l’alert Credit Suisse, ha contagiato anche le banche americane.

First Republic ha assistito alla debacle del titolo, affondato di quasi -70% nell’arco di appena cinque sedute: il tonfo ha portato la capitalizzazione della banca regionale americana a crollare da quota $21 miliardi dello scorso 8 marzo, giorno in cui è scattato l’alert Silicon Valley Bank ( SVB), a meno di 5 miliardi di dollari.

Nella giornata di ieri, First Republic ha reso noto di avere avuto a disposizione in data 15 marzo 34 miliardi di dollari in contanti, senza contare il prestito da 30 miliardi ricevuto dalle 11 banche.

La banca ha annunciato anche la sospensione dei dividendi.

Si apprende nel frattempo dal Wall Street Jourmal che i dirigenti dell’istituto avrebbero venduto milioni di dollari di azioni di Fist Republic nei due mesi precedenti il collasso delle azioni. In tutto, gli insider avrebbero venduto azioni del valore di $11,8 milioni dall’inizio del 2023.

Proprio qualche giorno fa, era circolata la notizia dello shopping dei titoli che gli stessi insider delle banche regionali, ma anche del colosso Charles Schwab.

Depositi: Svb e Signature eccezioni? La frase di Janet Yellen

Nel frattempo, il segretario del Tesoro Usa e l’ex presidente della Federal Reserve Janet Yellen ha messo in guardia le banche americane e i depositanti, avendo cura di precisare che, dopo i crac di Silicon Valley Bank e di Signature Bank, non tutti i depositanti saranno salvati in caso di eventuali crisi future.

Il nostro sistema bancario rimane solido e gli americani possono continuare ad aver fiducia sul fatto che i loro depositi sarnno disponibili in caso di bisogno”, ha detto il segretario al Tesoro Usa, nella sua audizione al Senato degli Stati Uniti.

Yellen ha tuttavia ammesso che non tutti i depositanti saranno protetti al di là della somma di 250.000 dollari garantita dall’Autorità federale di garanzia sui depositi FDIC, Federal Deposit Insurance Corporation.

LEGGI ANCHE

Credit Suisse: e ora la Bce accende fari su banche

Bce e tassi post Svb: se Lagarde non arretra

Silicon Valley Bank (SVB): davvero come Lehman?

Crollo SVB: “niente cigno nero, ma turbolenze in arrivo per start up e banche regionali USA”, l’analisi di Global X

Crac Svb: Kairos spiega l’impatto su bond e azioni

SVB: caso isolato o no? Algebris risponde

HSBC compra SVB UK per 1 sterlina con mediazione Bank of England e governo Sunak

La nota di Azimut sul caso SVB

Sul finire della scorsa settimana sono emerse preoccupazioni sul rischio di credito della Silicon Valley Bank (SVB); il timore si è rapidamente diffuso ad altre banche, in particolare a quelle regionali.

Questa ondata è arrivata sulla scia di timori causati principalmente dalla chiusura volontaria della Silvergate Bank, gestita dalla Silvergate Capital Bank (SI), che aveva una forte leva finanziaria sul mercato delle criptovalute.

L’aumento dei tassi di interesse sembra ora avere un impatto su un’area selezionata del sistema finanziario.

Dobbiamo sottolineare che le principali banche commerciali sono fortemente regolamentate e monitorate e sono tenute a disporre di una solida base di capitale che soddisfi gli stress test della Federal Reserve.

Queste banche hanno anche un mix di attività più diversificato (a differenza di SVB e Silvergate).

Ma i titoli di queste banche sono stati colpiti giovedì e venerdì scorsi in modo generalizzato.

Le banche regionali hanno subito un crollo tecnico, il che indica la probabilità che questi titoli rimangano ancora sotto pressione.

Anche le grandi banche sono e restano sotto pressione, ma non quanto le regionali.

Il lato positivo dell’azione della scorsa settimana è stata la diversificazione positiva creata dalla fuga verso la sicurezza, in quanto il mercato dei Treasury ha visto scendere i tassi sia a breve che a lungo termine.

Nel weekend, la Fed ha garantito i depositi dei correntisti di SVB e questo è certamente un aspetto positivo da considerare.

Silicon Valley: cosa è successo

Ma cosa è successo davvero a SVB? La scorsa settimana abbiamo assistito a una corsa agli sportelli in vecchio stile.

Alcuni la chiamano corsa digitale, perché tutto è iniziato con un tweet.

Venerdì scorso è fallita la SVB Financial Group (SIVB), società madre della Silicon Valley Bank, nota per essere un finanziatore di start-up per aziende del settore tecnologico e sanitario.

Si tratta della più grande banca fallita dalla crisi finanziaria del 2008, quando fallì la Washington Mutual.

Il crollo della SVB, che segue la chiusura della Silvergate Bank da parte della Silvergate Capital (SI), ha lasciato a piedi miliardi di dollari appartenenti ad aziende e investitori.

La FDIC (Federal Deposit Insurance Corporation) ha dichiarato che i depositi non assicurati riceveranno un dividendo entro una settimana, che coprirà un importo non determinato del loro denaro e un “certificato di amministrazione controllata per l’importo rimanente dei loro fondi non assicurati” (nota: i depositi fino a 250.000 dollari sono assicurati dalla FDIC).

Man mano che la FDIC venderà le attività della Silicon Valley Bank, i futuri pagamenti dei dividendi potranno essere effettuati ai depositanti non assicurati, ha dichiarato l’autorità di regolamentazione.

Il ripristino della fiducia è fondamentale per i mercati finanziari.

Cosa ha scatenato la corsa allo sportello?

È importante notare che SVB aveva una concentrazione insolita di depositi provenienti da una base di clienti specifica. SVB aveva una concentrazione di start-up nei settori della tecnologia e della sanità.

Giovedì scorso Peter Thiel di Founders Fund, una società di venture capital con sede a San Francisco che investe in aziende che costruiscono tecnologie rivoluzionarie, ha “consigliato” alle società in portafoglio della sua società di ritirare il denaro da SVB per precauzione, scatenando il panico e la corsa alla banca.

Nel 2021 le società statunitensi sostenute da venture capital hanno raccolto 330 miliardi di dollari, quasi il doppio rispetto all’anno precedente.

La SVB ha raccolto decine di miliardi di dollari dai suoi clienti e li ha parcheggiati in Treasury a più lunga scadenza.

Con l’aumento dei tassi d’interesse più forte della storia, il portafoglio di Treasury di SVB ha iniziato a registrare perdite.

Con l’esaurirsi dei prestiti di liquidità, molti dei clienti di SVB hanno iniziato a ritirare i depositi a causa della maggiore richiesta di liquidità.

Secondo Bloomberg, “le gravi perdite sulle obbligazioni a lungo termine acquistate durante la rapida crescita dei depositi hanno comportato perdite mark-to-market superiori a 15 miliardi di dollari alla fine del 2022 per i titoli detenuti fino alla scadenza, quasi equivalenti al suo patrimonio netto di 16,2 miliardi di dollari”.

Mercoledì scorso SVB ha anche annunciato un aumento di capitale di 2,25 miliardi di dollari, scatenando il panico.

Nonostante questi sforzi, Moody’s ha comunque declassato l’azienda di un notch, così come l’agenzia S&P.

Le rassicurazioni di SVB non sono state sufficienti a fermare la ‘Bank Run’, l’aumento di capitale è stato annullato e la banca ha cercato un acquirente, una strategia che però è fallita.

I depositanti hanno ritirato più di 42 miliardi di dollari alla fine della giornata di giovedì scorso, dando vita al secondo più grande fallimento bancario nella storia degli Stati Uniti.

Dopo aver ricevuto una raccomandazione dai consigli di amministrazione della FDIC e della Federal Reserve e dopo essersi consultata con il Presidente, il Segretario Yellen ha approvato le azioni che consentono alla FDIC di completare la risoluzione della Silicon Valley Bank di Santa Clara, California, in modo da proteggere pienamente tutti i depositanti.

I depositanti avranno accesso a tutto il loro denaro a partire da lunedì 13 marzo. Nessuna perdita associata alla risoluzione della Silicon Valley Bank sarà sostenuta dai contribuenti.

A tutto ciò si aggiunge un’analoga eccezione per rischio sistemico per la Signature Bank di New York, che è stata chiusa 14 marzo dall’autorità statale che l’ha istituita.

Tutti i depositanti di questo istituto saranno risarciti.

Come per la risoluzione della Silicon Valley Bank, nessuna perdita sarà sostenuta dal contribuente.

Fed: tra presente e futuro

Il sistema bancario statunitense è ancora resistente e poggia su solide fondamenta, in gran parte grazie alle riforme attuate dopo la crisi finanziaria che hanno garantito una maggiore tutela del settore bancario.

Queste riforme, combinate con le azioni recenti, dimostrano l’impegno ad adottare le misure necessarie per garantire che i risparmi dei depositanti rimangano al sicuro.

La Fed ha anche annunciato un nuovo “Programma di finanziamento a termine per le banche” che offrirà prestiti di un anno alle banche a condizioni più favorevoli rispetto a quelle normalmente previste. Sono disponibili 25 miliardi di dollari.

La banca centrale ha anche allentato le condizioni per i prestiti attraverso lo sportello di sconto, il suo principale strumento di prestito diretto.

Bloomberg ha riferito che “nell’ambito del nuovo programma statunitense, che prevede prestiti fino a un anno, le garanzie saranno valutate alla pari, ovvero 100 centesimi di dollaro.  Ciò significa che le banche possono ottenere prestiti più cosistenti del solito per le obbligazioni, riducendo la pressione a generare liquidità vendendo titoli i cui prezzi sono crollati”.

Le grandi banche hanno anche un modello di business molto diversificato e non sono concentrate come la Silicon Valley Bank o Silvergate.

Ricordiamo: il ruolo della Banca Centrale è quello di prestatore di ultima istanza.

Date le attuali preoccupazioni per l’inflazione, la Fed probabilmente tenterà tutte le misure di assistenza; il 13 marzo mattina, i mercati scommettevano addirittura su una riduzione dei tassi da parte della Fed, con il mmercato dei futures sui Fed Funds che prevede un picco di tassi in calo dal 5,69% di mercoledì scorso al 4,82%, ovvero un calo di 87 punti base

Nei prossimi giorni, la Fed dovrà pronunciarsi sui tassi ufficiali e sulla forward guidance e questo sarà un bel banco di prova…il mercato attende sviluppi.