Notizie Notizie Mondo Cina risponde a dazi Trump con bazooka monetario, People’s Bank of China taglia ancora ratio riserve banche

Cina risponde a dazi Trump con bazooka monetario, People’s Bank of China taglia ancora ratio riserve banche

25 Giugno 2018 11:37

Nuova misura di politica monetaria espansiva da parte della People’s Bank of China, la banca centrale della Cina. L’istituto, in un paese sempre più assediato dai dazi doganali dell’amministrazione Trump, ha tagliato il ratio sulle riserve obbligatorie che le banche devono detenere presso di esso, il cosiddetto Reserve requirement ratio (RRR), con una manovra che assicurerà al sistema finanziario del paese una liquidità aggiuntiva di 700 miliardi di yuan.

In quella che è stata la terza riduzione del ratio RRR da inizio anno, la banca centrale ha assicurato una liquidità superiore a quella attesa dai mercati.

Le aspettative sull’arrivo imminente di un nuovo assist alle banche del paese erano montate dopo che mercoledì scorso il Consiglio di Stato aveva parlato dell’intenzione di ricorrere agli strumenti di politica monetaria, incluso il taglio delle riserve obbligatorie, per rafforzare i flussi di credito a favore delle piccole imprese e mantenere così l’economia in un percorso ragionevole di crescita.

Il taglio, che è stato per alcune banche pari allo 0,5%, entrerà in vigore il prossimo 5 luglio, alla vigilia del giorno in cui i dazi doganali imposti da Trump potrebbero diventare effettivi.

La PBOC ha precisato che, con l’adozione delle misure, una liquidità pari a 500 miliardi di yuan sarà liberata a favore delle cinque principali banche statali e di altre 12 banche commerciali e che finanziamenti per un valore di 200 miliardi di yuan andranno a confluire nelle banche di piccola e media dimensione.

Al momento, come ricorda Reuters, il ratio delle riserve obbligatorie è pari al 16% per le banche grandi e del 14% per le banche più piccole.

Gli economisti non escludono altri tagli alle riserve nel resto dell’anno, visto il rialzo dei costi di finanziamento del debito, che salgono in risposta alle misure con cui Pechino sta frenando il leverage presente nel sistema finanziario, da tre anni circa.

“L’intensità della manovra eccede le attese del mercato”, sottolinea, intervistato da Reuters, Wang Jun, responsabile economista presso Shongyuan Bank a Pechino. “Questa mossa aiuterà a sostenere l’economia reale e a rendere più stabili i mercati finanziari. Abbiamo assistito a un aumento dei default sui debiti e alle difficoltà contro cui le piccole aziende si sono imbattute nell’accesso ai finanziamenti, così come a un forte aggiustamento nei mercati dei capitali”.

L’annuncio del taglio del ratio delle riserve ha fatto seguito alla peggiore settimana della borsa di Shanghai dall’inizio di febbraio, causa i timori sulla guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti. A perdere terreno anche lo yuan, che venerdì scorso è capitolato al minimo contro il dollaro in più di cinque mesi, anche se è rimasto solido nei confronti di un basket di valute dei suoi partner commerciali.

A proposito di guerra commerciale, il Wall Street Journal ha riportato inoltre nelle ultime ore nuove indiscrezioni, secondo cui il presidente Usa Donald Trump starebbe pianificando un nuovo schiaffo contro la Cina.

Trump starebbe di fatto valutando l’opzione di  imporre “nuove restrizioni agli investimenti cinesi e alle esportazioni di tecnologia in Cina”. Citando fonti vicine ai piani dell’amministrazione Usa, il quotidiano finanziario americano ha sottolineato che la nuova mossa tutta protezionistica di Trump dovrebbe essere annunciata entro la fine di questa settimana.

Si tratta di misure “concepite per impedire a Pechino di andare avanti nei piani illustrati nel rapporto “Made in China 2025”, la cui realizzazione è considerata strumentale per trasformare la Cina in un leader globale in 10 tra i settori della tecnologia più importanti, inclusi quello dell’Information Technology, aerospaziale, delle auto elettriche e della biotecnologia.

Nell’ambito di questo obiettivo, il National Security Council e il dipartimento del Commercio Usa stanno creando piani per lanciare controlli “rafforzati” sulle esportazioni, impedendo così che tali tecnologie vengano consegnate nel paese.

Ancora, il dipartimento del Tesoro starebbe stilando regole che vieterebbero a tutte le società partecipate da aziende cinesi per almeno il 25% di acquistare gruppi attivi “nel campo della tecnologia a utilizzo industriale”.

A tal proposito Reuters, che ha confermato quest’altra misura, citando un funzionario dell’amministrazione Trump informato sulla questione, precisa che la quota del 25% potrebbe essere soggetta a cambiamenti prima dell’annuncio delle nuove restrizioni, atteso per la giornata di venerdì, 22 giugno.

A lanciare l’allarme sul pericoli di una guerra commerciale Usa-Cina e del protezionismo, è stato nelle ultime ore il nuovo numero uno della BRI Agustin Carstens, intervistato da Reuters:

Stiamo entrando in una dinamica pericolosa, in cui questo tipo di questioni (protezionistiche) sta iniziando a produrre effetti collaterali sui mercati valutari e sui flussi finanziari”.

“Potremmo dare il via a una spirale molto pericolosa – ha avvertito Carstens – che, a un certo punto, davvero finirebbe per influenzare la crescita dell’economia globale e la stabilità finanziaria.

Carsten ha rivelato anche che, comunque, secondo lo scenario di base della BRI l’escalation delle tensioni commerciali sarà evitata, e l’economia globale continuerà a migliorare. Tanto da avallare il percorso di normalizzazione dei tassi da parte delle banche centrali.

“La Federal Reserve continuerà ad alzare i tassi di interesse Usa, e altre banche centrali importanti, come la Bce, ridurranno i programmi di stimoli.  Anche se è importante, ha invitato a fare, che “la normalizzazione proceda gradualmente”.