Notizie Notizie Italia Mps e lo spettro del bond da 750 milioni. Se non sarà piazzato si rischia nuovo intervento pubblico

Mps e lo spettro del bond da 750 milioni. Se non sarà piazzato si rischia nuovo intervento pubblico

12 Febbraio 2019 10:42

Nuovi timori su Mps sono tornati alla ribalta nelle ultime ore, complice un articolo pubblicato su Affari & Finanza, dal titolo non proprio confortante: “Mps, quel bond che fa paura a Siena e alla maggioranza”. Lo spettro che aleggia sulla banca italiana salvata dallo Stato con una operazione di ricapitalizzazione precauzionale è rappresentato da un bond, in particolare da un prestito di 750 milioni di euro che, se non verrà emesso, porterà l’istituto a rischiare un nuovo intervento pubblico.

La questione, riporta il settimanale, era emersa in tutta la sua gravità la settimana scorsa quando, in occasione della presentazione dei conti del 2018, un analista aveva fatto una domanda precisa al management di Mps:

Se non riusciste a lanciare il subordinato da 750 milioni, c’è la possibilità di un bond tipo quello di Carige sottoscritto dal Fondo tutela depositi?”.

Il numero uno, amministratore delegato Marco Morelli, aveva risposto:

“Lavoriamo su qualcosa di fattibile in accordo con le condizioni di mercato. Chiaramente esploriamo tutte le alternative e bisogna essere pragmatici: se c’è una finestra di mercato utile siate certi che faremo tutto ciò che dobbiamo, come dimostrato di recente con l’emissione del covered bond”.

Affari & Finanza ricorda che “il nodo del subordinato, rimandato al 2019, è paradigma della necessità di rafforzare ulteriormente il capitale senese”, in linea con le richieste ‘Srep’ di viglanza, che implicano “una copertura integrale dei 7,6 miliardi di crediti deteriorati entro il 2026, con un aggravio patrimoniale stimato in un miliardo”.

E se è vero che, come ha rassicurato il management, queste richieste “non avranno significativi impatti fino al 2021”, è altrettanto vero, sottolinea Affari & Finanza, che “tra due anni eccome se li avranno”.

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Mps deve insomma bussare alla porta del mercato, perchè ha bisogno di nuovo capitale, in vista tra l’altro di nuove sfide, se si considera che Bruxelles deve essere informata dalla banca in merito alle stime macro del piano 2017-2021, che sono troppo ottimistiche. E se si considera, anche, che a metà giugno di quest’anno il Tesoro deve redigere “un percorso per riprivatizzare Mps entro il 2021“.

Tutto questo, in una situazione in cui il titolo Mps è ai minimi storici, per una capitalizzazione di mercato da 1,4 miliardi di euro.

Affari & Finanza fa il punto della situazione su quel bond subordinato da 750 milioni, “emesso un anno fa sotto insegne (e garanzie) pubbliche, sotto i 45 sulla pari, prezzo osceno che il mercato non riserva neppure alle banche in dissesto”.

“Basti, per un esempio, il recente bond ibrido At1 di Banco commercial portugues, in rilancio con capitali cinesi e che paga un onesto 9,25%. Finché il subordinato Mps quota dimezzato, il management sa bene che non può convincere nessun investitore, nemmeno pagando un tasso ‘alla Carige’ (16%)”.

Tutto questo, mentre un risparmiatore solleva un altro problema targato Mps, scrivendo una lettera a Repubblica.

LA LETTERA DEL RISPARMIATORE DISPERATO: GOVERNO SI è DIMENTICATO DEL TUTTO DI NOI

“Vi scrivo perché nella finanziaria 2019 il Governo si è dimenticato del tutto di noi possessori retail di obbligazioni subordinate T2 Banca MPS emesse all’estero e cedute a piccoli risparmiatori in Italia – scrive il risparmiatore, che si firma Giacomelli Neri Stefano – Siamo veramente disperati nel vedere il frutto del lavoro e del risparmio, di generazioni andare in fumo, per colpa di un decreto legge che pur riconoscendoci come risparmiatori retail non ci ha né ristorato e né tutelato come invece recita l’art. 47 della Costituzione (la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme”), riservandoci lo stesso trattamento degli investitori istituzionali o dei fondi speculativi. Abbiamo più volte richiesto al Governo di rivedere il decreto legge ampliando i rimborsi a tutti i detentori retail di subordinate T2 MPS, ritirando le azioni convertite. Tutti i  risparmiatori retail come me sono vittime inconsapevoli di questi eventi, e a tutt’oggi molti detengono ancora le azioni MPS frutto della conversione, aspettando un ravvedimento del Governo, con perdite dal 80% al 90% del proprio risparmio. Nel ringraziarvi anticipatamente del vostro interessamento e aspettando un vostro riscontro vi saluto”.

Risponde Aldo Bissi del comitato scientifico di Ridare, portale di Giuffrè Francis Lefebvre che affronta tutte le tematiche in materia di risarcimento del danno e responsabilità civile.

“La risposta alla domanda è che allo stato, per la vicenda che riguarda MPS,  non mi risulta l’esistenza di un provvedimento normativo analogo a quello che istituì un fondo di solidarietà per gli obbligazionisti subordinati delle quattro banche del centro Italia (DM 9.5.2017 n. 83) . Purtroppo, le obbligazioni subordinate sono per definizione le più rischiose, giacché nel caso di insolvenza della società emittente vengono rimborsate per ultime (dopo il rimborso integrale agli obbligazionisti ordinari). Tra gli obbligazionisti di Monte dei Paschi, quelli che hanno avuto la fortuna (si è trattato solo di vera e propria fortuna) di salvare parzialmente il proprio investimento –comunque con perdite- sono stati quelli che avevano acquistato le obbligazioni subordinate Upper T2 emesse nel 2008 con scadenza 2018, che la banca ha riacquistato convertendole in azioni MPS, e queste ultime sono state poi a loro volta, com’è noto, acquistate dallo Stato (che è divenuto il maggior azionista della Banca)”.

“Non conosco il caso specifico del lettore; si tenga però conto che egli stesso riferisce di acquisto di obbligazioni subordinate T2 emesse all’estero, che, per definizione, erano riservate agli investitori “istituzionali”, e non ai piccoli risparmiatori, che ne sono diventati successivi acquirenti dai primi. Rispetto a questa categoria di investimento, ben difficilmente si potrà aspirare ad un provvedimento normativo che tuteli l’acquirente, salvo che il Governo o il Parlamento non prendano atto che la collocazione all’investitore istituzionale e da questi alla platea dei risparmiatori non è stata altro, di fatto, che una schermatura. Ad oggi, non penso che si sia trattato di una “dimenticanza” del Legislatore. Ciò premesso, potrebbe essere quindi anche valutata la sussistenza di un’ipotesi di responsabilità contrattuale (e persino derivante da fatto illecito, se ne ricorressero gli estremi) in capo all’intermediario collocatore (che nella stragrande maggioranza dei casi sarà la stessa banca emittente le obbligazioni). Alcune associazioni di tutela dei consumatori danno notizia, sui loro siti, di successi conseguiti attraverso iniziative promosse avanti all’Arbitro per le Controversie Finanziarie (ACF) o addirittura in sede giudiziaria”.

Da segnalare che i conti di Mps relativi al 2018 e all’ultimo trimestre sono stati resi noti la scorsa settimana.

La banca ha reso noto che per il 2019-21 il programma di funding prevede anche emissioni di bond senior per 1,5-1,75 miliardi, e per ora non contempla un rinnovo del programma Bce di Tltro. A tal proposito, ammonta a 16,5 miliardi di euro la somma che l’istituto senese deve rimborsare entro il 2020. 

Banca Mps ha chiuso il 2018 con un utile a 279 milioni di euro, annunciando contestualmente il taglio dei target per tenere conto del peggioramento del quadro economico italiano, a seguito dei dati Istat che hanno confermato che l’Italia è scivolata in recessione tecnica nella seconda parte del 2018.

L’AD Marco Morelli ha annunciato una ulteriore riduzione degli NPL, crediti deteriorati, per due miliardi nel corso del 2019. CLICCA QUI  per informazioni sul bilancio di Mps.