Notizie Notizie Italia Carige, Cassa Centrale Banca c’è. Rumor sinergie in wealth management con Cesare Ponti

Carige, Cassa Centrale Banca c’è. Rumor sinergie in wealth management con Cesare Ponti

22 Luglio 2019 08:25

-3 giorni a giovedì 25 luglio, data stabilita dalla Bce entro cui risolvere il nodo Carige. In caso contrario, vista l’impossibilità – scoperta tra l’altro da poche settimane – della soluzione ‘ricapitalizzazione precauzionale’ in stile Mps, l’istituto ligure potrebbe finire in liquidazione.

Tra le novità degli ultimi giorni, quelle che riguardano il ‘mistero’ sull’ipotetico cavaliere bianco Cassa Centrale Banca (Ccb). L’istituto è disponibile o no a dare il suo apporto e a partecipare all’operazione di rafforzamento patrimoniale?

Il Secolo XIX venerdì scorso ha segnalato che i vertici di Cassa Centrale Banca hanno fatto pervenire ai sindacati di Carige la disponibilità a un incontro, per illustrare i loro piani per la banca. “La richiesta, che rappresenta un segnale della determinazione della holding trentina delle Bcc, è stata declinata da parte dei sindacati, secondo quanto riferito da fonti a conoscenza della situazione” visto che i sindacati aspetterebbero prima la formalizzazione da parte della Cassa dei propri impegni finanziari su Carige e, anche, vorrebbero “visionare il piano industriale messo a punto per l’istituto ligure.

Rimane l’attesa per la decisione della famiglia Malacalza, primo azionista con il 27,55% del capitale di Carige che, affinché il procedimento di salvataggio possa partire, dovrebbe dare il suo via libera al piano di rafforzamento patrimoniale (700 milioni in azioni e 200 milioni in bord subordinati).

Ma, nel riportare le indiscrezioni su Cassa Centrale Banca, il sito Adige.it ricorda anche lo scherzetto che i Malacalza fecero lo scorso 22 dicembre, quando dissero di no all’aumento di capitale per la banca genovese.

Di Cassa Centrale Banca parla oggi anche l’inserto del Corriere della Sera, l’Economia del Corriere, facendo riferimento a quella stampella finanziaria di 70-90 milioni di euro che il polo trentino potrebbe essere disposto a garantire.

Nell’ottica di un piano che punterebbe all’espansione territoriale visto che in Liguria, “per ragioni storiche, il sistema delle Bbc non si è mai sviluppato (….) Inoltre, secondo indiscrezioni, (Ccb) potrebbe sviluppare sinergie nel wealth management, grazie alla Cesare Ponti (banca private di Carige), e offrire all’istituto ligure il proprio sistema informativo”.

Sempre il sito Adige.it riporta, in un articolo di aggiornamento della situazione di qualche ora fa, che “Fitd, Ccb e commissari di Carige sono al lavoro per definire i dettagli del piano, su cui si respira un crescente ottimismo in ambienti bancari”.

Tuttavia, sempre Adige.it, parla della presenza di diversi ostacoli.

“Fonti a conoscenza del dossier riferiscono che senza questo impegno (dei Malacalza) il Fitd non andrà neanche a Francoforte a presentare il piano di salvataggio alla Bce. Ma non basta. Il fabbisogno complessivo per salvare Carige si attesta sui 900 milioni, 700 in capitale e 200 in obbligazioni subordinate. Il Fitd, oltre a convertire in capitale il bond subordinato da 320 milioni, dovrebbe mettere sul piatto altri 230 milioni, di cui 80-85 destinati a sottoscrivere direttamente l’aumento e fino a 150 per garantire l’eventuale inoptato della parte riservata ai soci. Vedendo così lievitare il suo contributo complessivo a 550 milioni”.

Ed è qui che entra in campo Cassa Centrale Banca che, in base ai rumor degli ultimi giorni, dovrebbe partire da una quota di capitale intorno al 10%, circa 70 milioni, per poi salire.

Ma occorre la garanzia Fitd su tutto l’aumento dei nuovi soci, altrimenti c’è il rischio di rimanere da soli. Salvo arrivare a coprire tutti i 150 milioni, cosa che Ccb di per sé potrebbe fare – il gruppo ha un capitale libero di 3 miliardi – ma vorrebbe dire fare da subito un passo molto grande. Per non parlare del nuovo bond tier 2 da 200 milioni che dovrebbe essere sottoscritto dagli istituti a controllo pubblico Mediocredito Centrale e Credito Sportivo, che finora non hanno convocato il cda, e forse da altri investitori sul mercato. La stessa Cassa Centrale potrebbe valutare di investire nel bond, accanto alla quota in azioni”.