Notizie Notizie Italia Unicredit annaspa sempre più, Credit Suisse taglia tp ma vede tanti punti di forza

Unicredit annaspa sempre più, Credit Suisse taglia tp ma vede tanti punti di forza

16 Aprile 2020 16:21

Anche oggi le banche segnano il passo a Piazza Affari dopo un avvio che aveva fatto sperare in un rimbalzo dopo la debacle della vigilia. Unicredit viaggia in rosso a quota 6,57 euro, avvicinando ulteriormente i minimi storici toccati nel’intraday il 16 marzo a 6,42 euro. Il titolo del gruppo bancario di piazza Gae Aulenti risulta tra i peggiori YTD di tutto il Ftse Mib con -49% circa. 

Su UNicredit oggi si è espressa Credit Suisse che conferma il giudizio positivo (outperform) con prezzo obiettivo sceso da 16 a 12,5 euro.  Valutazione che è quasi il 90% sopra i livelli attuali a cui è scivolato il titolo. “Sebbene ci aspettiamo che le banche italiane ed europee vedano un impatto potenzialmente significativo nell’ambiente attuale – argomenta l’analista di Credit Suisse – vediamo il bilancio diversificato e fortemente capitalizzato di Unicredit con limitati problemi di asset quality e ben collocata in una serie di potenziali scenari di recupero”.

A detta di Credit Suisse il significativo de-risking di Unicredit sia sui prestiti in sofferenza e in bonis sia sulla quota di titoli di Stato dal 2017, insieme a un buffer MDA di 411 pb, gli dà ampio spazio per assorbire potenziali perdite dall’impatto economico di Covid-19. 

Credit Suisse ritiene che il management di Unicredit continuerà a dare la priorità al buyback rispetto all’M&A in un mondo post-Covid-19, dato sia un rischio di esecuzione inferiore che un ROI più elevato. “Calcoliamo un buyback ROI del 16,6% circa contro l’11-18% da uno scenario di fusione teorico, che si basa su una significativa riduzione del 40% dei costi”.

Tra i possibili catalyst futuri c’è un possibile accordo su misure fiscali a livello della zona euro che potrebbe apportare benefici significativi alle banche italiane. Sul fronte rischi, invece, una crisi economica prolungata a seguito della pandemia di Covid-19 che va oltre il 2020, così come un ulteriore abbassamento dei tassi di interesse da parte della BCE senza compensare la stratificazione dei depositi e un peggioramento della situazione politica a livello nazionale o all’interno della zona euro.