Tim accelera su dossier Open Fiber, possibile coinvolgimento KKR piace al mercato
Il dossier Open Fiber torna a scaldare il mercato. Telecom Italia, stando al rumor rilanciato questa notte da Bloomberg, sarebbe vicina a scegliere il colosso del private equity KKR come partner di supporto per l’operazione Open Fiber e come partner di minoranza per la propria rete.
Il titolo Telecom segna a Piazza Affari un balzo di oltre il 3% e si è spinto fino a quota 0,5247 euro. Lo scorso mese Telecom era stata tra i peggiori di tutto il Ftse Mib complice proprio il timore di una frenata sul fronte rete unica.
L’indiscrezione rimarca come dallo scorso anno, l’amministratore delegato di Telecom Italia, Luigi Gubitosi, ha preso in considerazione la possibilità di arruolare fondi internazionali per contribuire a finanziare un potenziale accordo di rete con Open Fiber e starebbe anche cercando di aumentare la domanda di servizi premium, collaborare con concorrenti sugli investimenti di rete per ridurre i costi e scartare asset non core.
KKR agirebbe da fondo infrastrutturale partner per l’offerta su Open Fiber al fine di costituire una rete unica nazionale, progetto che troverebbe il supporto del governo italiano guidato dal premier Giuseppe Conte. KKR sarebbe inoltre interessata ad acquisire una quota nella rete di TIM valutata tra 7 e 7,5 miliardi di euro.
Indicazioni che sono viste come un importante passo avanti dagli analisti. Equita sottolinea come il possibile coinvolgimento di KKR porta ben quattro spunti interessanti e positivi. KKR è uno degli operatori più attivi sugli asset infrastrutturali, come segnalato anche dalle recenti operazioni in Germania e Portogallo; inoltre la selezione di KKR suggerisce che l’opzione Open Fiber rimane plausibile, nonostante le posizioni contrarie (forse tattiche) del ceo di ENEL, Francesco Starace, e l’assenza di dichiarazioni politiche. Altro elemento positivo è che il governo sarebbe di supporto all’operazione. Quarto e ultimo elemento, l’investimento di KKR nella rete di TIM darebbe visibilità al valore dell’asset e sosterrebbe gli investimenti (potrebbe essere fatto in aumento di capitale).
“Gli ostacoli al deal con OF sarebbero ancora diversi (regolamentari, negoziali) – prosegue Equita – ma il dossier avrebbe un’inattesa accelerazione e l’ingresso di KKR costituirebbe un passaggio intermedio comunque positivo, in quanto potrebbe fare emergere un ulteriore asset (oltre a Inwit e ai data centers) su cui c’è disallineamento tra multipli del gruppo (5x EV/EBITDA) e multipli degli asset controllati”. Una valutazione dell’asset rete a 10x EV/EBITDA farebbe emergere circa 3,5 mld di extra valore per il gruppo, oltre ad aprire a ipotesi di consolidamento che consentirebbero sinergie di capex.