Hong Kong difende il peg con dollaro a caro prezzo. Ora bolla mercato immobiliare rischia di esplodere
Il rischio che il dollaro di Hong Kong sfondasse la parte più bassa della banda di oscillazione del peg con il dollaro era presente da tempo. La Hong Kong Monetary Authority si è dunque attivata in modo frenetico nelle ultime sessioni, spendendo qualcosa come l’equivalente di 6,5-7 miliardi di dollari americani in pochi giorni, pur di difendere il peg.
Il risultato è stato un lieve rialzo, nelle ultime ore, della valuta, comunque il più forte in tre mesi. A incidere sono state anche le dichiarazioni dell’autorità monetaria, che ha reso noto di non intravedere grandi posizioni short contro la moneta ma, piuttosto, attività di arbitraggio.
Norman Chan, numero uno della Hong Kong Monetary Authority, aveva più volte rassicurato i residenti, spesso senza risultato tanto che, agli inizi di marzo, il dollaro HK era precipitato fino al minimo in ben 33 anni, complici le operazioni di carry trade e anche a causa della Fed.
Da segnalare che, in base alla normativa vigente, la HKMA ha il mandato di vendere dollari Usa in corrispondenza di un valore del cambio a HK$7,85, quando necessario, al fine di proteggere il peg. Ed è quanto ha fatto, acquistando dollari locali per un valore complessivo di 51,3 miliardi di dollari di Hong Kong, da quando la valuta ha testato la parte più bassa della banda di trading, la scorsa settimana, per la prima volta dal 2005.
C’è tuttavia un problema: gli acquisti si sono tradotti in un calo della liquidità di circa il 30%, fattore che ha portato i tassi interbancari a tre mesi al record dal dicembre del 2008: una conseguenza che scatena ora timori sul rischio di una esplosione di quella che viene considerata una bolla del mercato immobiliare.
Nell’ultimo decennio, i prezzi delle case di Hong Kong sono di fatto più che raddoppiati, alimentati dai poderosi flussi in entrata, che hanno tenuto sotto controllo i tassi sui mutui.
Ma ora il calo della liquidità dovuto agli interventi dell’Autorità monetaria potrebbe portare le banche ad alzare i tassi sui mutui.
Per ora, i tassi a tre mesi si confermano in realtà ancora bassi, inferiori ancora di un punto percentuale rispetto agli equivalenti, a tre mesi, degli Stati Uniti. Ma il trend si sta confermando al rialzo.
Così a Bloomberg ha commentato Ngan Kim Man, vice responsabile del dipartimento del Tesoro presso la filiale di Hong Kong della cinese China Everbright Bank:
“La velocità a cui sono avvenuti gli interventi è stata più sostenuta rispetto a quanto ci aspettassimo. I trader temono che una flessione della liquidità di tale portata, all’interno del sistema bancario, possa far schizzare al rialzo i tassi sul dollaro di Hong Kong”.
La tensione è tutta riflessa nel trend del tasso interbancario a tre mesi Hibor, che è salito all’1,34%, quasi il doppio rispetto al minimo dello scorso anno, pari allo 0,75%. Il tasso a 12 anni è balzato inoltre al 2,14%.