Notizie Notizie Mondo First Republic: ora fa paura questa banca. Titolo -70%

First Republic: ora fa paura questa banca. Titolo -70%

13 Marzo 2023 16:25

First Republic KO in Borsa post collasso SVB e Signature

First Republic: dopo il collasso, nell’arco di pochi giorni, di ben tre banche – Silvergate, SVB Silicon Valley Bank e Signature Bank – ora l’attenzione degli investitori si concentra su questa banca regionale americana.

Il titolo crolla fin oltre il 70% nonostante le rassicurazioni dell’istituto che, nella giornata di domenica – ieri, 12 marzo 2023 – a seguito del panico corsa agli sportelli che ha certificato la fine dei giochi di #SiliconValleyBank, ha detto di avere a disposizione più di $70 miliardi di liquidità non utilizzata, grazie a iniezioni di fondi arrivate attraverso accordi siglati con la Federal Reserve e con JP Morgan Chase.

First Republic ha aggiunto, anche, che l’ammontare citato, superiore ai 70 miliardi di dollari, “esclude la liquidità aggiuntiva che First Republic ha il diritto di ricevere con il nuovo programma Bank Term Funding Program annunciato oggi (ieri per chi legge) dalla Federal Reserve”.

Ancora, “il capitale e la liquidità di First Republic sono molto solidi, e il capitale rimane ben al di sopra della soglia richiesta dalle autorità di regolamentazione, stabilita per le banche ben capitalizzate”, hanno annunciato il fondatore Jim Herbert e il ceo Mike Roffler in un comunicato congiunto.

Non solo First Republic: tonfo -74% per Western Alliance

Ma il mercato lancia anche oggi l’alert contagio, paventando il peggio per le altre banche regionali, dopo il crac di Silicon Valley Bank e di Signature.

Il titolo First Republic affonda così di oltre il 75%, prima di essere sospeso per eccesso di ribasso.

Tonfo anche per Western Alliance Corp -74%. E soffrono anche le altri banche, ben più solide, le cosiddette Big Banks, con cali decisamente più contenuti.

JP Morgan arretra dell’1% circa, Bank of America peggio con -2,8%, Goldman Sachs -2,2%, Citigroup scivola di oltre il 5%.

LEGGI ANCHE

Silicon Valley Bank (SVB): davvero come Lehman?

Il punto è che la paura di una potenziale crisi bancaria si presenta in un mercato già straziato da troppe incognite: incognite legate alla guerra in Ucraina, all’inflazione, ai tassi di interesse, alla recessione.

Dal canto loro, le autorità federali degli Stati Uniti stanno facendo tutto il possibile per rassicurare i depositanti, per tentare di arginare ulteriori fenomeni di corsa agli sportelli, dunque di bank run.

SVB: fine dei giochi con corsa agli sportelli

A far crollare SVB Silicon Valley Bank è stata di fatto la corsa agli sportelli, che ha visto protagonisti diversi clienti della banca californiana affrettarsi a chiudere i loro conti, dopo gli alert che sono rimbalzati ovunque.

E’ stato questo bank run a condannare a morte la banca delle start up, portando l’autorità di garanzia sui depositi made in Usa, ovvero l’FDIC (Federal Deposit Insurance Corporation) ad assumerne il controllo.

Ieri la stessa autorità FDIC, insieme alla Federal Reserve di Jerome Powell e al Tesoro Usa guidato da Janet Yellen, ha annunciato la decisione di chiudere la banca Signature Bank, per prevenire il contagio della crisi innescata con il crac di SVB, citando la presenza di un rischio sistemico (per Signature).

Ma la Federal Reserve ha annunciato anche la creazione di un nuovo strumento a sostegno della liquidità delle banche, un piano Bank Term Funding Program (BTFP) volto a blindare i depositanti, ovvero i titolari dei conti correnti presso le banche colpite dalla crisi, SVB e Signature.

Lo strumento, hanno precisato le autorità, offrirà prestiti fino alla durata di un anno a banche e altre istituzioni finanziarie.

“Questa mossa è volta ad assicurare che il sistema bancario americano continui a svolgere le sue funzioni vitali, al fine di proteggere i depositi e per fornire accesso al credito alle famiglie e alle imprese in un modo che sostenga una crescita economica sostenibile e solida”.

Ma gli investitori, dopo una reazione inizialmente anche molto positiva, sono tornati a paventare il rischio contagio, sulla scia in particolare della chiusura improvvisa anche di Signature Bank.

E ora l’attenzione si sposta sulle altre banche regionali Usa, in primis su First Republic.

In questo mercato rischio e paura sono molto vivi – ha commentato a Yahoo Finance Live David Ellison di Hennessy Large Cap Financial – La natura elettronica del sistema bancario permette agli investitori di ritirare soldi molto rapidamente”.

E qui, ha continuato Ellison, “non si tratta di persone che si mettono in fila per prelevare 20 dollari. Questa è gente che va su Internet e ritira milioni di dollari molto velocemente. Si tratta di un problema di liquidità più grande di quanto la Fed potesse prevedere”.

Tornando a First Republic, la banca ha riportato alla fine del 2022 asset per un valore di $213 miliardi.

Sebbene non abbia un business concentrato come quello di Silicon Valley Bank su un unico settore (SVB erogava prestiti soprattutto a società healthcare e hi-tech), la banca tende a fare credito ad aziende e individui che tendono ad avere sui conti grandi somme non garantite.

La paura di un nuovo evento in stile Lehman Brothers, e la consapevolezza che quello di SVB è stato il fallimento della banca americana più grande dal crac di Washington Mutual del 2008, hanno innescato forti vendite a Wall Street.

Oggi la borsa Usa, almeno nelle prime ore della sessione a Wall Street riesce a riprendersi.