Notizie Notizie Mondo Dimon, AD JP Morgan: ‘situazione molto grave, Europa già in recessione. Ecco quando arriverà in Usa’

Dimon, AD JP Morgan: ‘situazione molto grave, Europa già in recessione. Ecco quando arriverà in Usa’

11 Ottobre 2022 09:20

La situazione “è molto, molto grave” e le economie americana e globale dovrebbero scivolare in recessione nell’arco dei prossimi 6-9 mesi, entro la metà del 2023. E’ quanto ha detto Jamie Dimon, numero uno di JP Morgan, banca numero uno degli Stati Uniti.

Interpellato dalla CNBC, Dimon ha parlato nel corso della conferenza organizzata dal colosso a Londra, la JPM Teachstars conference. In realtà, ha precisato il ceo, al momento l’economia degli Stati Uniti “sta facendo tuttora bene” ; è inoltre probabile che le condizioni in cui versano i consumatori siano migliori rispetto a quelle che si manifestarono durante la crisi finanziaria globale del 2008. 

Detto questo, “non si può parlare di economia senza parlare di cose che riguardano il futuro..e queste sono cose gravi”, ha detto Dimon alla giornalista Julianna Tatelbaum, ricordando le sfide che l’economia sta fronteggiando: l’impatto dell’inflazione galoppante, il rialzo dei tassi di interesse più forte di quanto atteso, gli effetti ancora sconosciuti del Quantitative Tightening della Fed e dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

Ci sono situazioni molto, molto gravi, che credo porteranno probabilmente gli Stati Uniti – l’Europa è già in recessione – in una sorta di recessione nell’arco dei prossimi 6-9 mesi”, ha detto Jamie Dimon.

In questo contesto Wall Street è destinata a soffrire ancora, con un tonfo dell’indice S&P 500 che potrebbe essere “facilmente del 20%” rispetto ai livelli attuali. Non solo:

“il prossimo calo del 20% potrebbe essere più doloroso del primo”.

La preoccupazione, che Wall Street in primis sta scontando, è che la Fed di Jerome Powell continui ad alzare i tassi di interesse in modo aggressivo, dopo la terza stretta monetaria di 75 punti base, il mese scorso, per la terza volta consecutiva, al range compreso tra il 3% e il 3,25%.

Dimon sulla Fed: ‘ha aspettato troppo e ha fatto troppo poco’

Non è mancato il rimprovero di Dimon a Jerome Powell & Co. A suo avviso, la Federal Reserve “ha aspettato troppo e ha fatto troppo poco”, in un contesto in cui l’inflazione è balzata negli Stati Uniti al record degli ultimi 40 anni. Ora, ha aggiunto l’AD di JP Morgan, la banca centrale america sta “chiaramente cercando di recuperare”.

E a questo punto, “auguriamogli (riferimento a Jerome Powell) di avere successo, e teniamo incrociate le dita, sperando che la Fed riesca a indebolire l’economia in modo tale che, qualunque cosa si manifesti, sia moderata. E questo è possibile”.

E’ anche vero che la recessione “potrebbe essere molto moderata così come molto forte, e molto dipenderà da cosa accadrà con questa guerra. Dunque, dico di tenervi pronti, in quanto fare previsioni è difficile”.

Il monito di Jamie Dimon alla Fed non è certo un caso isolato, visto che affollata è la platea di economisti e strategist che hanno criticato la banca centrale americana per non aver agito prima, e per aver insistito sulla natura a suo avviso transitoria della fiammata dei prezzi.

Tra i più noti critici, Carl Icahn, secondo cui starebbe anche arrivando il peggio.

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Alla fine di settembre, gli analisti di Goldman Sachs hanno commentato l’ultima stretta monetaria anti-inflazione firmata Fed, con cui i tassi sui fed funds sono stati alzati di 75 punti base per la terza volta consecutiva, al nuovo range compreso tra il 3% e il 3,25%, al record dal 2008.

“A nostro avviso, se le strette monetarie riusciranno a risolvere il problema dell’inflazione senza provocare una recessione, il Fomc molto probabilmente aspetterà che qualcosa vada per il verso sbagliato prima di tagliare i tassi, piuttosto che decidere di tagliare solo per riportare i tassi al livello neutrale”.

Gli economisti hanno rivisto al ribasso le stime sul trend dello S&P 500, parlando della presenza di un maggior rischio di una recessione, che ridurrebbe gli utili della Corporate America, allargherebbe lo spread tra i rendimenti e farebbe scivolare Wall Street.