News Notizie Indici e quotazioni Wall Street brinda ai bilanci migliori delle stime delle Big Banks. Niente taper tantrum e l’inflazione oggi fa meno paura

Wall Street brinda ai bilanci migliori delle stime delle Big Banks. Niente taper tantrum e l’inflazione oggi fa meno paura

14 Ottobre 2021 15:56

Wall Street guarda con favore alle notizie che arrivano dalla corporate America, in particolar modo dalle Big Banks, che stanno snocciolando bilanci di tutto rispetto in questa stagione delle trimestrali Usa, appena iniziata. Il Dow Jones brinda con un balzo di quasi 400 punti (+1,10%), a 34.756 punti; lo S&P 500 avanza dell’1,03% a 4.407 punti, il Nasdaq balza dell’1,16% a 14.738 punti.

Bank of America, seconda banca più grande degli Stati Uniti, ha annunciato oggi di aver chiuso il terzo trimestre dell’anno con un bilancio migliore delle attese. L’utile netto si è attestato a $7,7 miliardi, in crescita del 58%, pari a 85 centesimi per azione, meglio dei 71 per azione attesi dagli analisti intervistati da Refinitiv. Il fatturato è salito del 12% a $22,8 miliardi, più alto dei $21,8 miliardi attesi.

La banca ha beneficiato dei solidi risultati delle divisioni di consulenza e di asset management, ma anche del rilascio delle riserve che erano state accantonate per far fronte alle conseguenze della pandemia Covid-19, ovvero all’eventuale balzo dei crediti deteriorati (NPL). Nel suo caso, il rilascio delle riserve è stato pari a $1,1 miliardi.

Anche Wells Fargo ha chiuso il terzo trimestre del 2021 con un bilancio migliore delle attese, grazie – anche in questo caso – all’impatto positivo del rilascio delle riserve, per un valore di $1,7 miliardi. L’utile per azione si è attestato a $1,17, in decisa crescita rispetto ai 70 centesimi per azione dello stesso periodo dell’anno scorso, e a fronte di $1 atteso dal consensus di FactSet. In totale i profitti si sono attestati a $5,12 miliardi. Il fatturato è stato pari a $18,834 miliardi, inferiore ai $19,316 miliardi dell’anno scorso, ma meglio dei $18,273 miliardi attesi.

Ed è toccata oggi anche a Morgan Stanley, che ha reso noto di aver incassato un utile netto di $3,7 miliardi, o $1,98 per azione su base diluted, in rialzo rispetto ai $2,7 miliardi, o $1,66 per azione, dello stesso trimestre dell’anno scorso. La banca americana ha battuto le attese degli analisti, pari a $1,68 per azione. Il fatturato netto si è attestato a $14,8 miliardi, in crescita rispetto agli $11,7 miliardi del terzo trimestre del 2020, e meglio dei $14 miliardi stimati.

Morgan Stanley ha precisato che il paragone tra i risultati di quest’anno rispetto ai periodi precedenti è stato condizionato dalle acquisizioni di E*TRADE Financial Corporation e di Eaton Vance. James P. Gorman, presidente e ceo di Morgan Stanley, ha commentato il bilancio, affermando che la banca “ha riportato un altro trimestre molto forte”.

Bene anche il bilancio di Citigroup, che ha assistito nel terzo trimestre a un balzo degli utili netti pari a +48% a $4,6 miliardi, rispetto ai $3,1 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso. L’utile per azione si è attestato a $2,15, decisamente meglio degli $1,65 per azione attesi dal consensus. Il fatturato è stato di $17,15 miliardi, superiore ai $16,97 miliardi stimati dagli analisti. Il bilancio del colosso bancario è stato sostenuto dagli ottimi risultati delle divisioni di trading di reddito fisso e dell’azionario, con i rispettivi fatturati che si sono confermati superiori alle attese. Ha inciso positivamente sul anche il rilascio delle riserve, per un valore di $1,1 miliardi.

Ieri erano stati resi noti i risultati di JP Morgan, prima grande banca Usa a riportare gli utili del terzo trimestre.

Il colosso gestito da Jamie Dimon ha battuto le attese sfornando utili per 9,6 miliardi di dollari con EPS di 3,03 $. Considerando il rilascio della riserva netta di 2,1 mld di dollari e 566 milioni di agevolazioni fiscali, l’eps è salito a 3,74 dollari per azione contro i 3 dollari per azione stimati dagli analisti (consensus Refinitiv). I ricavi sono aumentati dell’1% a 29,65 miliardi di dollari nel trimestre.

Le banche americane non hanno deluso dunque le attese degli analisti, facendo tutte meglio delle attese: e basta questo a dare un assist al sentiment degli operatori di mercato, in questi ultimi giorni concentrati più sui timori di stagflazione che sulle notizie societarie. A tal proposito, dalle minute della Federal Reserve di Jerome Powell pubblicate nella giornata di ieri, è emerso che la banca centrale americana è pronta a staccare la spina, sebbene in modo graduale, al bazooka monetario che ha lanciato nel 2020 per blindare l’economia americana e proteggerla dalle conseguenze economiche del Covid-19. Il tapering, riduzione degli acquisti di asset che la banca centrale Usa effettua ogni mese per un valore di $120 miliardi (di cui $80 miliardi destinati all’acquisto di Treasuries e $40 all’acquisto di asset garantiti dai mutui), partirà alla metà di novembre, oppure alla metà di dicembre, per concludersi alla metà del 2022.

Nel documento si legge che, “in generale, i partecipanti hanno ritenuto che, ferma restando la necessità che la ripresa economica rimanga ampiamente sulla buona strada, un processo graduale di tapering che si concludesse verso la metà dell’anno prossimo sarebbe appropriato”.

Dalle minute emerge inoltre che le stime dei membri (del Fomc) sono “in linea con un tapering graduale degli acquisti netti, che verrebbe completato nel luglio del prossimo anno”.

Dal fronte macroeconomico sono stati pubblicati due dati che hanno risollevato ulteriormente l’umore degli investitori. Da un lato, il report relativo alle richieste iniziali sussidi disoccupazione della settimana terminata lo scorso 9 ottobre ha messo in evidenza che, per la prima volta dall’inizio della pandemia Covid-19, il numero dei lavoratori Usa che hanno presentato per la prima volta domanda per ricevere i sussidi di disoccupazione è sceso al di sotto delle 300.000 unità. Dall’altro, l’inflazione Usa misurata dall’indice dei prezzi alla produzione ha confermato sì la fiammata delle pressioni sui prezzi, ma a livelli meno sostenuti rispetto a quelli attesi.

Per la precisione, nel mese di settembre, l’inflazione degli Stati Uniti misurata dall’indice dei prezzi alla produzione è salita dell’8,6%, meno del +8,7% atteso dal consensus, anche se in accelerazione rispetto al +8,3% atteso dagli analisti, attestandosi al valore più alto dal 2010. Su base mensile, il rialzo è stato pari a +0,5%. L’inflazione core, escluse le componenti più volatili rappresentate dai prezzi dei beni alimentari ed energetici, è avanzata invece del 6,8% su base annua, meno del +7,1% previsto. Su base mensile, il rialzo è stato pari ad appena +0,2%, al minimo del 2021.

Tra i titoli attivi a Wall Street, va segnalato il balzo di quelli legati alla fase di reopening post Covid-19 dell’economia, come Carnival e MGM Resorts. Bene anche i titoli energetici come Diamondback Energy e Occidental Petroleum.

UPS anche è in rialzo dopo un upgrade sul rating da Stifel, che ha citato l’arrivo della stagione di shopping festivo sottolineando di intravedere per il titolo un margine di rialzo superiore al 20%.