Notizie Notizie Italia Rumor aumento cedola BTP Italia scatena boom ordini. Tensione spread? Cinque motivi per scegliere bond italiani

Rumor aumento cedola BTP Italia scatena boom ordini. Tensione spread? Cinque motivi per scegliere bond italiani

17 Maggio 2018 13:02

A dispetto degli scossoni dello spread e della borsa, i risparmiatori italiani non mollano la presa sul BTP Italia. Idem fanno gli investitori istituzionali, che si scatenano anzi con nuovi ordini dopo alcune indiscrezioni trapelate da Reuters, secondo cui una fonte del Tesoro avrebbe detto che la cedola minima sarà alzata dallo 0,40%, comunicata venerdì scorso, fino allo 0,55%.

Il rialzo, previsto dal meccanismo BTP Italia, ha come obiettivo quello di riallineare il titolo ai livelli del mercato, dopo le forti variazioni che hanno interessato i prezzi nelle ultime sessioni.

E così, già alle 10 ora italiana,  Reuters riporta che gli ordini degli istituzionali viaggiano attorno a 1,8 miliardi di euro, mentre solo un quarto d’ora prima non arrivavano a 600 milioni.

Un’altra notizia positiva per il BTP Italia con scadenza a otto anni arriva con la diffusione dei risultati dell’offerta riservata ai piccoli risparmiatori, che si è chiusa nella giornata di ieri, per un valore di 4,057 miliardi di euro (BTP Italia sottoscritti dai retail tra lunedì 14 e mercoledì 16 maggio).

Nel collocamento riservato agli istituzionali vengono collocati, alla fine, 3,653 miliardi di euro, il che significa, sommando entrambi i risultati, che l’ammontare complessivo del nuovo BTP Italia è stato di 7,710 miliardi.

Nonostante il risultato venga considerato soddisfacente, la tensione, sul mercato secondario, rimane.

Lo spread torna a volare fino a 159 punti base dopo il monito del vice presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis.

Eppure, al di là delle oscillazioni quotidiane, un articolo di Reuters conferma come i BTP rimangano ben comprati, a dispetto di chi paventa un loro imminente collasso.

I gestori intervistati danno una spiegazione a quello che è diventato un caso, soprattutto per le divisioni di ricerca di banche come Goldman Sachs, che fino all’altro giorno ammettevano di non capacitarsi degli acquisti sui bond italiani. Per l’esattezza, i motivi della resistenza dei BTP al rischio politico sono, per i gestori, cinque.

  1.  Lo scudo BTP, ovvero gli acquisti di bond italiani da parte della Bce che vanno tuttora avanti. A tal proposito, viene messo in evidenza come l’ammontare di debito italiano detenuto dalla banca centrale in base alla regola del capital key – secondo cui la Bce acquista titoli di stati in base alla dimensione dell’economia – è tra i più alti dell’Eurozona.
  2. Tassi appetibili. I BTP presentano rendimenti tra i più alti di quelli dei bond europei valutati investment-grade, pari al 2% nella scadenza a 10 anni. I bond portoghesi e spagnoli, invece, rendono rispettivamente l’1,73% e l’1,35%. Il fatto che i tassi italiani siano relativamente alti in un contesto generale di bassa volatilità sui mercati finanziari rende i bond più attraenti, agli occhi di di diversi investitori.  A tal proposito, UBS ha reso noto che l’indice VIX è sceso negli ultimi giorni al di sotto della media mobile in quattro mesi per la prima volta dallo scorso gennaio, e che i parametri che misurano la volatilità dei bond e del forex rimangono vicini ai minimi storici testati alla fine del 2017.
  3.  I BTP sono presenti non solo – ampiamente- nel portafoglio della Bce, ma anche in quello dei risparmiatori domestici, che detengono il 69% circa del debito italiano in circolazione. Si tratta di una percentuale che, fa notare Nomura, è ben più alta di quella che caratterizza altri paesi come Spagna e Germania, in cui gli investitori domestici detengono quote rispettivamente del 59% e del 47%.
  4. In media, la maturity del debito italiano è superiore a sette anni, rispetto alla maturity residua attorno ai sei anni del debito tedesco e sui 5 anni e mezzo dei Treasuries Usa. Ciò significa, in un contesto in cui i tassi dei bond stanno salendo, che è necessario molto più tempo affinché i movimenti dei mercati condizionino il costo complessivo che l’Italia deve sostenere per rifinanziare il suo debito. A tal proposito, qualche mese fa era stato lo stesso Peter Praet, membro del Consiglio direttivo della Bce, ad aver dato rassicurazioni sui bond italiani, a dispetto del rischio politico. In un discorso proferito lo scorso 9 febbraio a Francoforte, dunque prima delle elezioni politiche dello scorso 4 marzo, Praet aveva parlato di una “analisi stilata sulla sostenibilità del debito, che aveva incluso lo scenario di uno shock in Italia.  Da tale studio erano emerse cifre che dimostravano che il debito italiano era relativamente sostenibile, relativamente resiliente, in quanto caratterizzato da una “duration piuttosto lunga“. Praet aveva di conseguenza concluso che la sensibilità a uno shock dei tassi di interesse, in realtà, non fosse poi così alta in Italia”. E alcuni dati riportati da Bloomberg parlano chiaro: la maturity media del debito italiano in circolazione è salita da un arco temporale inferiore a 4 anni nel periodo compreso tra il 1990 e il 1998, appena poco prima dell’introduzione dell’euro, a 6,9 anni nel 2017.
  5. Calo del rischio di break-up. Reuters fa notare che il rischio di una rottura dell’euro, che raggiunse il picco durante la crisi dei debiti sovrani del 2011-2012, è sceso in modo notevole, e che i cds sul debito italiano, anche se in rialzo ai livelli di fine marzo, rimangono ben contenuti rispetto a quegli anni in cui a essere messa in discussione fu la stessa sopravvivenza dell’euro.

In sintesi, la prospettiva di un esecutivo M5S-Lega, che ha provocato un forte scossone nella giornata di ieri a causa delle rivelazioni sul contenuto del contratto di governo M5S-Lega, non necessariamente implica una fuga dagli asset italiani.

Lo fa capire chiaro e tondo, tra gli analisti intervistati da Reuters, Paul O’Connor, responsabile della divisione multi-asset investing di Janus Henderson, i cui fondi gestiscono 5 miliardi di sterline.

“Se siamo preoccupati che i mercati finanziari si disperino per una Italia che passa da un governo non convincente a un altro? La risposta è breve: no”.