Notizie Notizie Italia Preview Eni: cosa attendersi dai risultati di bilancio del primo trimestre. Gli effetti del petrolio

Preview Eni: cosa attendersi dai risultati di bilancio del primo trimestre. Gli effetti del petrolio

23 Aprile 2020 11:46

Grande attesa per i risultati di Eni, il cui titolo è reduce da forti oscillazioni in Borsa nelle ultime sessioni, a causa del trend shock dei prezzi del petrolio. Il cda del colosso del cane a sei zampe si riunirà stasera, mentre i risultati di bilancio saranno diffusi domattina, venerdì 24 aprile.

L’utile operativo adjusted è atteso in calo del 53,3%, dai precedenti 2,35 miliardi di euro del primo trimestre del 2019 a quota 1,10 miliardi euro.

L’utile netto adjusted dovrebbe segnare invece un tonfo del 75,8%, da 990 milioni di euro precedenti a 240 milioni. I numeri risentono ovviamente della caduta dei prezzi del petrolio.

Il prezzo medio del Brent è sceso infatti su base annua del 20,4% a $50,8 al barile, rispetto ai $63,8 al barile dello stesso periodo dello scorso anno.

La Divisione E&P (Exploration And Production, esplorazione e produzione) come sempre darà un contributo decisivo all’andamento dei conti del colosso del Cane a sei zampe. L’utile operativo E&P è atteso in flessione del 54,9% su base annua da 2,31 miliardi a 1,04 miliardi; quello della divisione G&P (Gas and Power) è previsto invece in ribasso del 32,8% da 370 milioni a 250 milioni. Riguardo alla divisione Versalis si prevede un peggioramento del 30% circa da -50 milioni a -60 milioni circa.

Gli analisti si definiscono cauti, in generale, sul settore oil, dopo il recente tracollo dei prezzi. Così Equita SIM in una nota dello scorso 21 aprile:

“Continuiamo ad essere cauti sul settore e rimarremmo sottopeso. I titoli che preferiamo nel segmento sono ENI, Galp che grazie a bilanci solidi e basso livello di breakeven possono sopportare meglio la debolezza del periodo”.

In una nota odierna, gli analisti di Equita SIM parlano poi di Eni in relazione alla notizia della decisione della multinazionale energetica norvegese Equinor di tagliare il dividendo trimestrale del 67% per rafforzare il bilancio”.

“Con le misure messe in atto (tagli capex/opex), Equinor riuscirebbe ad abbassare il breakeven a $20/bbl di Brent fino a fine anno (pre pagamento dividendi) equivalente ad un ipotesi $31/bbl nel 2020”, si legge nella nota, che si riferisce poi a ENI:

“Riteniamo che ENI – con le misure messe in campo legate al taglio di Capex e Opex – possa essere a breakeven a $40/bbl includendo il dividendo e il contributo di CCN. Se volessimo riproporre lo stesso esercizio per ENI di neutralità di cassa con $20/bbl di Brent fino a fine anno – ovvero abbassare il breakeven a circa $30/bbl ma includendo il dividendo – il taglio della cedola da settembre in poi potrebbe essere individuato tra il 50% e il 67%. In questa ipotesi ENI tratterebbe ad un DY del 4%-5% sul 2020. Riteniamo però che il prezzo del Brent a $20/bbl non sia sostenibile nel lungo termine“.

In una nota recente, gli analisti di Banca Akros hanno ricordato che Eni “ridurrà il Capex del 2020 di circa 2 miliardi di euro, per un valore equivalente al 25% del Capex totale preventivato, mentre l’opex (ovvero la spesa operativa) sarà tagliato di 400 milioni di euro circa. Per il 2021 – si legge ancora nel comunicato – Eni stima un taglio del Capex (che sono spese in conto capitale) di 2,5-3 miliardi di euro circa, pari al 30-35% del Capex pianificato per lo stesso anno nel piano industriale”.

Da segnalare che gli analisti di Banca Akros hanno confermato sia il rating sul titolo Eni (che rimane buy), sia il target price (a 11,50 euro).

Una preview sui risultati di Eni è stata diramata anche dagli analisti di Equita SIM, che hanno ridotto “le stime dell’eps dell’anno fiscale 2020 del 2%”.

“Ci attendiamo un primo trimestre 2020 in deciso indebolimento, principalmente dovuto al calo dei prezzi degli idrocarburi – Brent $50/bbl in 1Q20 (-21% su base annua), gas spot Europeo TTF €9.6/MWh (-48% su base annua). Ipotizziamo inoltre un calo della produzione del 1% su base annua – si legge ancora nella nota di Equita – per la discesa dei volumi in Libia, Italia e per la vendita dell’Ecuador. Ci attendiamo inoltre una imposizione fiscale in crescita dato l’indebolimento dei prezzi del greggio e del gas”.