Notizie Valute e materie prime Petrolio resta in balia dei rischi geopolitici: l’impatto nei prezzi

Petrolio resta in balia dei rischi geopolitici: l’impatto nei prezzi

11 Ottobre 2019 12:15

Scattano gli acquisti sulle quotazioni del petrolio in scia alla notizia dell’esplosione di una petroliera iraniana nel Mar Rosso, vicino al porto saudita di Gedda. A riportare la notizia l’agenzia iraniana Isna secondo la quale l’esplosione avrebbe provocato la fuoriuscita di petrolio in mare. Secondo la National Iranian Tanker Company, si tratterebbe di un atto terroristico. “Il petrolio era comunque salito anche ieri, grazie alle voci sui colloqui USA-Cina”, ricordano gli strategist di Mps Capital Services.

Una notiza che spinge al rialzo i prezzi del greggio, senza tuttavia provocare l’impennata registrata con l’attacco di settembre: in poco prima delle 12 il prezzo del Wti (riferimento americano) avanza di circa l’1,7% a 54,5 dollari al barile, mentre il Brent (riferimento europeo) si muove poco sopra i 60 dollari al barile (+1,6%).

Settore petrolifero ancora ostaggio delle tensioni geopolitiche

“I rischi geopolitici sono qui per restare. Anche se i mercati petroliferi non sono riusciti a prezzarli, ci viene costantemente ricordato che tali rischi esistono”. E’ di questo parere Nitesh Shah, Director Research di WisdomTree. Meno di un mese fa, le strutture saudite per la produzione di petrolio sono state attaccate dai ribelli Houthi dello Yemen. L’attacco, che è stato diffusamente attribuito all’Iran, ha inizialmente spazzato via dal mercato 5,7 milioni di barili di petrolio e ha fatto salire i prezzi del 20%. Tuttavia, tutti i profitti derivanti dai rincari si sono rapidamente dissipati, poiché l’Arabia Saudita per la fine di settembre aveva già riportato la produzione ai livelli precedenti all’attacco.
“È improbabile che gli attacchi di oggi abbiano intaccato di molto l’offerta globale di petrolio – afferma l’esperto di WisdomTree -. Ma non è questo il punto. Ciò che è evidente è che gli attacchi nella regione non sono isolati. Nel corso dei mesi di maggio e giugno, ci sono stati molteplici attacchi contro le navi in movimento all’interno e intorno allo Stretto di Hormuz”. Secondo Nitesh Shah la tensione nella regione non stia diminuendo e per questa ragione e “un maggior premio geopolitico dovrebbe essere prezzato nel petrolio“. E ancora: “I prezzi del petrolio sono diminuiti nell’ultimo mese a causa del ridimensionamento delle previsioni sulla domanda. Ma crediamo che le revisioni su più piccola scala della domanda potrebbero svanire rispetto al rischio di grandi interruzioni dell’offerta se dovessimo continuare ad assistere a escalation di tensioni nella regione”.

Nuova sforbiciata alla domanda mondiale

Sul fronte della domanda è arriva la nuova sforbiciata alle previsioni da parte dell’agenzia Internazionale per l’Energia. Nel rapporto dedicato al mercato petrolifero l’Aie si attende un aumento della domanda mondiale di petrolio pari a 1 milione di barili al giorno nel 2019 e a 1,2 milioni di barili al giorno l’anno prossimo. Si tratta di una riduzione di 100mila barili al giorno rispetto alle indicazioni precedenti. Anche l’Opec ha rivisto al ribasso le previsioni sulla domanda di oro nero per il 2019. Il tutto in attesa della riunione dell’Opec in calendario il prossimo 5 novembre a Vienna.