Notizie Notizie Mondo Petrolio: da rischi geopolitici shock di prezzo temporanei e imprevedibili

Petrolio: da rischi geopolitici shock di prezzo temporanei e imprevedibili

20 Gennaio 2020 16:43

 Il prezzo del petrolio Brent a seguito della recente impennata dovuta alle tensioni geopolitiche nel Medio Oriente ha corretto a ribasso e non ha raggiunto i livelli dell’aprile scorso ma entrando nel 2020, i principali fattori di depressione della domanda (in particolare l’escalation delle tensioni commerciali e una contrazione dell’attività economica globale) sembrano allontanarsi.

Nonostante ciò, un’impennata del prezzo sembra oggi improbabile, in parte per l’abbondanza di output (con gli Stati Uniti che hanno aumentato l’offerta più del previsto, con) e in parte per le tendenze di medio termine che riguardano la relazione tra l’andamento del Pil e il prezzo del petrolio. Così Giuseppe Zaffiro Puopolo, Portfolio Manager di Moneyfarm nell’Oil Outlook in cui fa il punto sul settore petrolifero.

Petrolio: nel 2020 ampia offerta e domanda debole

Probabilmente, anche il 2020 sarà caratterizzato da ampia offerta di petrolio e domanda debole.  È previsto che la quota di petrolio nel mix globale di carburanti si attesterà intorno al 32% nel 2020. Il mercato delle energie rinnovabili è in crescita: la quota di energie rinnovabili salirà al 14% nel 2040. A tal proposito, la IEA (Agenzia Internazionale per l’Energia) prevede che la crescita dell’offerta non OPEC raggiungerà 2,2 milioni di barili al giorno, più che assorbendo tutta la crescita della domanda (1,2 milioni di barili al giorno). In questo scenario probabilmente i produttori di petrolio convenzionali dell’OPEC taglieranno ulteriormente la produzione per aiutare a bilanciare il mercato, ma difficilmente ciò sarà sufficiente.

In Moneyfarm riteniamo ragionevoli le proiezioni del consensus, afferma Giuseppe Zaffiro Puopolo. “A nostro avviso la domanda e l’offerta globali sono fattori più importanti nel lungo periodo delle tensioni geopolitiche. Tuttavia, non crediamo si debba sottovalutare l’importanza strategica che riveste lo Stretto di Hormuz, vista la quantità di greggio che lo attraversa quotidianamente”.  L’analista di MoneyFarm inoltre prova a tracciare degli scenari da un punto di vista geopolitico, possiamo provare a tracciare degli scenari. Alle condizioni attuali il fabbisogno mondiale di petrolio non ha sufficiente capacità di riserva per sostituire interruzioni potenzialmente significative dal Medio Oriente.

Uno scenario di escalation limitata tra l’Iran e gli Stati Uniti comporterebbe un’influenza minima sulla produzione di petrolio nella regione. Se poi l’escalation portasse a interruzioni dell’approvvigionamento in Iran o Iraq (scenario che comunque per ora non prevediamo), continua l’esperto, potrebbero esserci delle ripercussioni significative. Lo scenario estremo è una diffusione del conflitto nel più ampio Medio Oriente. Ciò potrebbe assumere la forma di un’interruzione dei flussi di greggio nel Golfo o di attacchi agli impianti petroliferi nella regione simili a quelli osservati lo scorso settembre. A rischio sono oltre 20 milioni di barili di produzione giornaliera di petrolio (circa il 20% della fornitura mondiale).  “Probabilmente non è nell’interesse di nessuno che le tensioni raggiungano tali livelli, ma i numeri danno un’idea del potenziale impatto che potremmo avere in caso di un’interruzione dei flussi dallo stretto di Hormuz” conclude.