Notizie Notizie Italia Nuovi Pir alternativi: le ultime nel Decreto Rilancio, ecco cosa cambia

Nuovi Pir alternativi: le ultime nel Decreto Rilancio, ecco cosa cambia

15 Maggio 2020 14:17

Incentivare gli investimenti, sia in capitale di rischio sia in capitale di debito, nell’economia reale e, in particolare, nel mondo delle società non quotate è l’obiettivo dei nuovi PIR introdotti dal recente Decreto Rilancio.

PIR alternativi: la novità nel Decreto Rilancio

Il provvedimento varato dal Governo per fronteggiare le difficoltà economiche derivante dal lockdown ha previsto la possibilità in capo agli investitori, di costituire un secondo Pir con vincoli di investimento più specifici.  Nel dettaglio il Decreto inserisce nell’articolo 13 bis del Dl 124/19 una nuova categoria di Pir che per i due terzi dell’anno investono almeno il 70%, in via diretta o indiretta, in strumenti finanziari – anche non negoziati in mercati regolamentati o in sistemi multilaterali di negoziazione – emessi o stipulati con imprese italiane, Ue o See (ma con stabile organizzazione in Italia) fuori dagli indici Ftse Mib e Ftse Mid Cap della Borsa italiana. 

Tra gli investimenti qualificati, oltre agli strumenti finanziari, sono incluse anche fonti di finanziamento, alternative al canale bancario, quali concessione di prestiti e acquisizione dei crediti delle imprese.

Per questi nuovi PIR il vincolo di concentrazione degli investimenti viene elevato al 20%, restando invece al 10% per i Pir tradizionali e i limiti all’entità degli investimenti è pari a 150.000 euro all’anno e a 1.500.000 euro complessivamente.

Gli intermediari che potranno operare sui nuovi PIR sono:

  • i tradizionali Oicr aperti
  • assicurazioni (rami vita e capitalizzazione)
  • Eltif
  • fondi di private equity, private debt e di credito.

La proposta di Assogestioni

Poco tempo fa in piena emergenza dal Covid-19 era stato il presidente di Assogestioni Tommaso Corcors a lanciare l’idea dei PIR alternativi in un’intervista a Il Sole 24 Ore. I Pir alternativi, ha sostenuto Corcos, sono uno “strumento parallelo e complementare che non intende prendere il posto dei Pir tradizionali ma valorizzarne l’esperienza in ambiti confinanti”, strumenti che hanno come oggetto il segmento delle Pmi che era meno beneficiato dai Pir tradizionali, allargando anche a prestiti e crediti alle imprese.  I PIR alternativi sono dei prodotti di tipo chiuso che si affianchino agli attuali PIR, ma con soglie di investimento più elevate e differenti vincoli di investimento (almeno il 70% del valore complessivo del piano a beneficio di PMI), e con gli stessi incentivi fiscali dei PIR aperti (esenzione fiscale per le somme investite).

Come precisa Corcos, “la possibilità di investire anche in forma indiretta può anche favorire la crescita di operatori specializzati sulle singole asset class, creando un importante effetto cascata, di cui potranno beneficiare tutti: i risparmiatori e le imprese anzitutto, ma anche i gestori e i promotori di ogni singola iniziativa”.

 

(Notizia a cura di Alessandra Capparello)